In difesa di chi non vota

Pierluigi Battista in difesa di una scelta "seria e dignitosa", quella di dire "non in mio nome"

Oggi sul Corriere della Sera Pierluigi Battista scrive un articolo in difesa degli astensionisti, sui quali grava “una squalificante nomea”, e che invece usufruiscono semplicemente di uno strumento e di un loro diritto esprimendo così una scelta, come chi va a votare.

Grava sugli astensionisti una squalificante nomea, come fossero dei disertori. La scelta dell’astensionismo è invece seria e dignitosa. È un modo di dire: «Non ci sto». Dicono: ma così favorisci gli altri. E quali sarebbero, «gli altri»?

Perché un elettore dovrebbe sprecare il suo tempo per scegliere nel Lazio tra Zingaretti e Storace se nessuno dei due si impegna ad abrogare la legge regionale, votata con spirito bipartisan, con cui i partiti si sono autoassegnati ingenti risorse pubbliche da scialare in ostriche (Pdl) e regali enologicamente impeccabili (Pd)? È qualunquismo? È antipolitica? Oppure un modo semplice, civile, fermo, consapevole, di dire: «Non in mio nome, continuate pure così, ma non voglio essere contaminato dai vostri deplorevoli comportamenti»?

(continua a leggere sulla rassegna stampa della Camera)

In difesa dell’astensionismo, Luca Sofri, 2008