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  • Martedì 22 gennaio 2013

Il caso Sandiford

Una donna britannica di 56 anni è stata condannata a morte per traffico di droga in Indonesia, lei dice di essere stata costretta dai trafficanti

Lindsay June Sandiford (R) of Britain reacts inside a holding cell after her trial at a court in Denpasar on the Indonesian resort island of Bali on January 22, 2013. An Indonesian court on January 22 sentenced 56-year-old Sandiford to death for smuggling cocaine into the resort island of Bali. AFP PHOTO / SONNY TUMBELAKA (Photo credit should read SONNY TUMBELAKA/AFP/Getty Images)
Lindsay June Sandiford (R) of Britain reacts inside a holding cell after her trial at a court in Denpasar on the Indonesian resort island of Bali on January 22, 2013. An Indonesian court on January 22 sentenced 56-year-old Sandiford to death for smuggling cocaine into the resort island of Bali. AFP PHOTO / SONNY TUMBELAKA (Photo credit should read SONNY TUMBELAKA/AFP/Getty Images)

Una donna di nazionalità britannica è stata condannata a morte in Indonesia per traffico di droga. Lindsay Sandiford, 56 anni, originaria di Redcar, nel North Yorkshire, era stata arrestata a maggio dello scorso anno all’aeroporto Ngurah Rai di Bali con 4,8 chili di cocaina nascosti nel rivestimento della valigia, durante un controllo di routine alla dogana. Sandiford ha sempre dichiarato di essere stata minacciata e costretta da un gruppo di persone a trasportare la droga sull’isola.

Secondo il tribunale di Bali la donna era invece al centro di un traffico di droga che coinvolgeva altri tre cittadini britannici. Uno di questi, John Ponder è stato arrestato insieme alla sua compagna, Rachel Dougall, e a Paul Beales, che nel frattempo è già stato condannato a quattro anni per possesso di droga. Secondo alcune ricostruzioni, mai ufficialmente confermate, Ponder è stato arrestato grazie alla collaborazione della stessa Sandiford con le forze dell’ordine. Il loro processo è ancora in corso.

L’accusa aveva chiesto una condanna a 15 anni di reclusione per Sandiford, perché priva di precedenti penali e per via della sua età, ma i giudici non le hanno concesso circostanze attenuanti condannandola alla pena di morte, il massimo previsto in Indonesia per i reati legati alla droga. Secondo i giudici la donna avrebbe danneggiato l’immagine di Bali come destinazione turistica e indebolito il programma antidroga del governo. Sui mezzi di comunicazione britannici si parla spesso di Sandiford come “nonna” o “casalinga”, a evidenziare il fatto che non risulta si fosse mai avvicinata ad attività illegali e spaccio di droga.

Sandiford ha sempre detto di essere stata costretta a trasportare la droga sull’isola per difendere i suoi figli, minacciati da alcuni trafficanti. Nella sua testimonianza ha detto: «Vorrei innanzitutto scusarmi con la Repubblica di Indonesia e con il popolo indonesiano per il mio coinvolgimento in questa vicenda. Non avrei mai dovuto essere coinvolta in qualcosa di simile, ma la vita dei miei figli era in pericolo e mi sono sentita in dovere di proteggerli». Durante la detenzione e il processo Sandiford è stata assistita da Reprieve, un’organizzazione per i diritti umani con base in Inghilterra.

La difesa farà ora appello, sperando che la pena venga commutata in un ergastolo. Secondo un rapporto dell’australiano Lowy Institute, dal 1998 a oggi cinque cittadini stranieri sono stati condannati a morte e uccisi in Indonesia, tutti per reati legati alla droga.

foto: SONNY TUMBELAKA/AFP/Getty Images