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  • Sabato 19 gennaio 2013

Finita la crisi degli ostaggi in Algeria

Ma finita male: durante l'attacco dell'esercito algerino di oggi sono stati uccisi 7 ostaggi, 23 da mercoledì

CAPTION CORRECTION, CORRECTS TO THE CITY OF AMENAS, ALGERIA, NOT THE AMENAS GAS FIELD, WHICH IS 45 KM FROM THE CITY AND NOT VISIBLE IN THIS IMAGE - This Oct. 8, 2012 satellite image provided by DigitalGlobe shows the city of Amenas, Algeria. At the Amenas Gas Field, 45 km from the city and not shown in this image, Algerian special forces launched a rescue operation Thursday and freed foreign hostages held by al-Qaida-linked militants, but estimates for the number of dead varied wildly from four to dozens. (AP Photo/DigitalGlobe)
CAPTION CORRECTION, CORRECTS TO THE CITY OF AMENAS, ALGERIA, NOT THE AMENAS GAS FIELD, WHICH IS 45 KM FROM THE CITY AND NOT VISIBLE IN THIS IMAGE - This Oct. 8, 2012 satellite image provided by DigitalGlobe shows the city of Amenas, Algeria. At the Amenas Gas Field, 45 km from the city and not shown in this image, Algerian special forces launched a rescue operation Thursday and freed foreign hostages held by al-Qaida-linked militants, but estimates for the number of dead varied wildly from four to dozens. (AP Photo/DigitalGlobe)

Si è conclusa la crisi degli ostaggi in Algeria: le autorità algerine hanno confermato la fine dell’operazione militare sull’impianto di estrazione del gas di In Amenas. Oggi, durante l’attacco, sono morti tutti gli ostaggi che si trovavano ancora nell’impianto, oltre agli undici militanti islamisti. Dal giorno del sequestro, mercoledì scorso, sono morti 23 ostaggi e 32 sequestratori. Secondo il sito del quotidiano El-Watan, sarebbero stati i sequestratori a uccidere gli ultimi ostaggi.

Bob Dudley, amministratore delegato della British Petroleum, che gestisce una parte dell’impianto, ha detto che 14 operai su 18 si trovano al sicuro: si sarebbero salvati rimanendo nascosti, ma non si sa però che fine abbiano fatto i quattro che non si trovano, riporta Reuters. Inoltre, son sono ancora state definite tutte le nazionalità dei cittadini stranieri che si trovavano in ostaggio e che sono morti.

Nel pomeriggio il primo ministro romeno Victor Ponta ha confermato all’AFP la morte di un connazionale e ieri è stata confermata la morte di un cittadino americano e di un cittadino francese. Altri sedici cittadini stranieri tenuti in ostaggio sarebbero invece stati liberati questa mattina, secondo una fonte locale.

Nonostante l’operazione militare per salvare gli ostaggi sia andata male, il presidente francese François Hollande ha difeso il governo algerino per come ha gestito la situazione, definendo l’approccio «appropriato», in quanto «nessuna trattativa era possibile». Secondo il rapporto delle autorità algerine, in base a quanto riferito da una fonte locale, oggi l’esercito avrebbe deciso di intervenire dopo che nell’impianto è scoppiato un incendio e dopo aver appreso la notizia dell’uccisione degli ostaggi. Questa versione però non è stata ufficializzata da nessuna comunicazione ufficiale.

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17.35 – Sembra esserci qualche certezza in più sul numero degli ostaggi morti: l’Associated Press ha scritto che gli ostaggi morti oggi sono stati sette, mentre in totale, dall’inizio del sequestro, ne sono stati uccisi diciannove.

17.25 – Le autorità algerine hanno confermato che l’operazione militare si è conclusa.

17.15 – Il governo scozzese ha confermato che otto connazionali, tra i cittadini stranieri tenuti in ostaggio che sono riusciti a fuggire ieri sono salvi.  17 – La CNN scrive che l’operazione militare dell’esercito algerino si è conclusa, riportando le parole di alcuni funzionari del Regno Unito e della Norvegia. Leon Panetta ha definito le notizie che arrivano dall’Algeria ancora «superficiali», ma ha confermato che ci sono stati dei morti. Da parte delle autorità algerine non c’è ancora nessun rapporto ufficiale che possa chiarire definitivamente se qualcuno è ancora vivo nell’impianto, né sono state comunicate le nazionalità degli ostaggi morti. 16.45 – Durante la conferenza stampa di poco fa, tenuta insieme al segretario della Difesa americano Leon Panetta, il ministro della Difesa britannico, Philip Hammond, ha detto che l’operazione in Algeria sembra si stia concludendo. 16.20 – Reuters scrive che le forze speciali algerine avrebbero trovato quindici cadaveri carbonizzati nell’impianto di In Amenas. Sarebbe stata aperta un’inchiesta per cercare di identificare i corpi. 16.05 – Non è chiaro se l’operazione militare dell’esercito algerino sull’impianto sia terminata: alcuni siti internet di agenzie locali hanno scritto di sì, ma il presidente francese François Hollande ha detto che l’operazione è «ancora in corso». 15.50 – Reuters ha scritto che il presidente francese François Hollande avrebbe detto che gli ostaggi sono stati uccisi.

15.40 – Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg parlerà tra poco in una conferenza stampa per fare il punto della situazione sui cittadini norvegesi in ostaggio.

15.25 – Tra gli ostaggi stranieri uccisi c’è anche un cittadino romeno: lo ha confermato il primo ministro della Romania Victor Ponta all’AFP. In precedenza, il ministro degli esteri romeno aveva invece detto che altri tre cittadini romeni erano stati liberati.

15.20 – L’agenzia di stampa Reuetrs ha detto che l’esercito algerino ha disinnescato una serie di mine posizionate dai sequestratori intorno all’impianto di In Amenas.

15.05 – È ripresa l’operazione militare dell’esercito algerino: l’agenzia di stampa statale algerina APS ha detto che nell’assalto sarebbero morti undici militanti e sette ostaggi, uccisi dai rapitori, mentre i soldati stavano cercando di liberarli. Non è ancora nota però la loro nazionalità. La notizia è stata confermata anche dall’Agence France Presse. Altri sedici cittadini stranieri tenuti in ostaggio sarebbero invece stati liberati questa mattina, secondo una fonte locale.

Aggiornamento delle 13.20 – Il quotidiano francese Libération ha scritto che ci sono sette persone tenute ancora in ostaggio: tre cittadini belgi, due cittadini statunitensi, uno del Giappone e uno della Gran Bretagna. Scrive il Guardian che secondo quanto riporta Peter Beaumont dell’Observer, il gruppo di militanti islamici sarebbe guidato da Abdul Rahman al Nigeri, un arabo del Niger e stretto collaboratore di Mokhtar Belmokhtar, ex leader del gruppo di Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM) e ora a capo di un proprio gruppo di militanti. Un’agenzia di stampa della Mauritania ha detto che Abdul Rahman al Nigeri avrebbe attaccato l’impianto insieme a una quarantina di militanti. Avrebbero fatto sapere di volere, in cambio del rilascio degli ostaggi, la liberazione di Omar Abdel Rahman, un egiziano incarcerato negli Stati Uniti e di Aafia Siddiqui, un neuroscienziato  pakistano di origini statunitensi condannato a 86 anni di carcere.

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Ieri a In Amenas, nell’impianto per l’estrazione del gas naturale nel sud dell’Algeria dove un gruppo di uomini armati ha preso in ostaggio centinaia di dipendenti, c’è stata la seconda operazione militare da parte dell’esercito algerino: un piccolo gruppo di militanti islamisti, sette secondo Radio France, terrebbe ancora in ostaggio circa sessanta dipendenti stranieri. Ieri, il governo algerino ha fatto sapere di aver ucciso diciotto sequestratori. Gli altri, un numero non ancora chiaro, si sarebbero comunque ormai ritirati in una parte limitata dell’impianto e in base ai racconti degli ostaggi liberati, avrebbero con sé gran quantità di esplosivi.

Secondo il Guardian, dei 130 dipendenti stranieri coinvolti nel rapimento, ne sarebbero stati liberati circa cento, oltre ai 570 dipendenti algerini che sono riusciti a fuggire. L’agenzia di stampa statale algerina APS ha scritto invece che i dipendenti algerini liberati sarebbero 650. A due giorni dalla prima operazione militare, le cui dinamiche continuano a essere molto confuse e incomplete, ci sono state alcune conferme sul numero e sulla nazionalità dei cittadini stranieri morti durante l’assalto e quelli che sono ancora tenuti in ostaggio: l’Associated Press ha detto che uno dei cittadini americani sequestrati è morto durante l’attacco dell’esercito, come hanno poi confermato alcuni funzionari americani.

Leon Panetta, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha detto ieri che in tutto i cittadini americani tenuti in ostaggio dovrebbero essere sette. Il governo giapponese ha confermato che tre giapponesi sono riusciti a mettersi in salvo, mentre altri dieci sarebbero ancora nell’impianto. Il governo norvegese ha fatto sapere che un proprio cittadino è riuscito a fuggire ed è ricoverato in ospedale e ha ammesso di non sapere nulla sugli altri otto tenuti in ostaggio.

Ieri pomeriggio, il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, ha confermato invece la morte di un cittadino francese. Non ha dato invece conferme David Cameron, il primo ministro britannico, che ieri ha detto che i cittadini britannici tenuti in ostaggio sarebbero meno di trenta, una decina secondo il Guardian.

Inoltre, la Gran Bretagna ha offerto aiuto al governo algerino, tramite l’invio di forze speciali: sembra comunque che il primo ministro Abdelmalek Sellal non abbia intenzione di ordinare un altro attacco militare, senza consultare prima gli altri paesi coinvolti nella vicenda. Cameron ha ripetuto, con una certa irritazione, che avrebbe preferito avere informazioni dal governo algerino prima dell’avvio dell’operazione militare, ricordando che il governo dell’Algeria non aveva risorse sufficienti per affrontare la risoluzione, pacifica o con un intervento militare, del sequestro.

Alcune autorità governative hanno confermato che i sequestratori si troverebbero nella zona dell’impianto, dove ci sono le macchine e non più nella parte dove ci sono le pompe del gas, che sono state comunque disattivate. L’agenzia di stampa ANI Mauritania, che è in contatto con i sequestratori, ha riferito che non hanno intenzione di lasciare l’impianto e che hanno minacciato nuovi attacchi terroristici contro altri impianti petroliferi e del gas, in altre zone dell’Algeria.

Ieri, le forze di sicurezza algerine, riporta il Washington Post, avrebbero tentato di negoziare con i sequestratori, anche se la linea pubblica del governo algerino è dall’inizio quella di non voler trattare. Alcuni sopravvissuti hanno raccontato che un certo numero di ostaggi stranieri sono stati uccisi direttamente dai militanti islamici e confermato la morte di alcuni sequestratori.

Foto: un’immagine dell’impianto di In Amenas dal satellite (AP Photo/DigitalGlobe)