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  • Venerdì 18 gennaio 2013

Lance Armstrong da Oprah

I video dell'intervista in cui l'ex ciclista statunitense ha ammesso di essersi dopato dicendo che era «come avere aria nelle gomme o acqua nella borraccia»

Come ci si attendeva e come da giorni era stato anticipato, Lance Armstrong ha ammesso di avere fatto uso di sostanze dopanti intervistato da Oprah Winfrey. Armstrong è un ex ciclista statunitense, ha 41 anni e nel corso di una ricca e leggendaria carriera ha vinto sette Tour de France consecutivi dopo essere guarito da un tumore ai testicoli. Lo scorso ottobre l’USADA, l’agenzia anti-doping degli Stati Uniti, aveva affermato in un rapporto che Armstrong e la sua squadra avevano «utilizzato il più sofisticato programma di doping di squadra mai realizzato nella storia dello sport», e per questo il ciclista statunitense aveva perso tutti i titoli. Armstrong si era sempre detto innocente, fino a ieri.

In un’intervista in due parti (la seconda parte sarà trasmessa venerdì sera), Armstrong invece ha ammesso tutto. Questi i due scambi più significativi e diretti.

Oprah: Hai mai preso sostanze vietate per migliorare le tue prestazioni sportive?
Armstrong: Sì.
Oprah: Una di queste sostanze era l’EPO?
Armstrong: Sì.
Oprah: Hai usato altre sostanze vietate?
Armstrong: Sì.

Oprah: Non ti sembrava sbagliato?
Armstrong: No. È pauroso.
Oprah: Ti sentivi in colpa?
Armstrong: No. Ancora più pauroso.
Oprah: Non ti sembrava di stare barando?
Armstrong: No. Questa è la cosa più paurosa di tutte. La definizione di “barare” è “guadagnare un vantaggio su un avversario”. Io non la vedevo così. Io pensavo di equilibrare il campo da gioco. Non capivo quanto fosse grande quello che stavo facendo.

Armstrong ha detto che prendere sostanze dopanti – anche ormone della crescita, testosterone, cortisone – era «parte delle cose da fare per vincere il Tour, come avere aria nelle gomme o acqua nella borraccia» e che non aveva accesso «a niente che gli altri non potevano usare o non usavano già». Ha detto che comunque la responsabilità è interamente sua ma non pensa che il suo doping sia «il più sofisticato della storia dello sport, per esempio più del programma della Germania dell’Est negli anni Settanta e Ottanta». Ha detto di avere sviluppato una mentalità «da vittoria a tutti i costi» dopo essere guarito dal cancro, si è detto pentito per avere attaccato i colleghi che hanno testimoniato contro di lui e pronto per collaborare con l’USADA. «Vedo questa situazione come una grande bugia che ho ripetuto un sacco di volte. Erano errori miei e sono qui per dire che mi dispiace».