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  • Martedì 18 dicembre 2012

Il fratello sbagliato

Come è successo che una serie di errori frettolosi - fatti da persone, non da social network - abbia accusato della strage di Newtown uno che non c'entrava

Poche ore dopo la strage nella scuola elementare di Newtown, Connecticut, di venerdì 14 dicembre, in cui sono stati uccisi 20 bambini e 6 donne, i media statunitensi hanno diffuso la notizia che a sparare era stato un ragazzo che viveva nella zona e che si chiamava Ryan Lanza. L’informazione è stata ripresa in pochi minuti da tutte le principali emittenti televisive e dalle principali agenzie di stampa internazionali. Solo due ore circa dopo le prime voci, si è scoperto che la notizia era sbagliata e che a compiere la strage non era stato Ryan Lanza, bensì il suo fratello più giovane Adam.

Tra i primi a diffondere la notizia iniziale che l’identità del ragazzo potesse essere quella di Ryan Lanza sono CNN e l’agenzia di stampa Associated Press. La rete televisiva dà la notizia alle 14:11 (le 20:11 in Italia) anche nel proprio liveblog con un breve aggiornamento:

Susan Candiotti ci ha appena riferito che un agente di polizia le ha rivelato che il sospettato si chiama Ryan Lanza e che è sulla ventina.

Pochi minuti dopo, un secondo aggiornamento sempre di CNN spiega che la casa del sospettato è stata circondata. Associated Press riceve la medesima informazione, non è chiaro se dallo stesso agente che in forma anonima ha informato CNN, e la diffonde favorendo in pochi minuti la sua circolazione in buona parte delle redazioni che stanno seguendo la storia (anche il Post pubblica un aggiornamento nel proprio liveblog dando conto delle voci non ufficiali sull’identità dell’autore della strage).

Con una simile informazione a disposizione, migliaia di semplici curiosi e decine di giornalisti si mettono alla ricerca di qualche dettaglio in più su Lanza. E fanno la cosa più scontata per scoprire qualcosa sulla sua identità: cercare il suo nome e cognome su Google.

Dopo una breve ricerca, molti trovano il profilo di un Ryan Lanza su Facebook che ha cose in comune con il sospettato. Le poche informazioni pubbliche del profilo indicano come provenienza del ragazzo Newtown nel Connecticut e come abitazione Hoboken, una città di 50mila abitanti nel New Jersey, a meno di dieci chilometri di distanza da New York. Attraverso il profilo sono accessibili anche alcune fotografie, che sono rapidamente condivise sui social network e da alcuni siti.

Tra i più solerti a mostrare le foto del Ryan Lanza trovato su Facebook ci sono quelli del sito BuzzFeed, che pubblicano una sua fotografia con il titolo “Prima possibile foto del sospettato che ha sparato a Sandy Hook”. Anche un altro popolare sito americano, Gawker, pubblica la foto con il titolo “È questo il Ryan Lanza che ha sparato nella scuola del Connecticut?”.

La foto del ragazzo con berretto e occhiali da sole presa da Facebook viene ripresa da diverse emittenti televisive, che ne mostrano anche un’altra in cui Lanza era stato fotografato con occhiali da vista, lo stesso berretto e una sciarpa a righe. Per ore i media degli Stati Uniti e di mezzo mondo mostrano quelle fotografie, indicando il ragazzo come l’autore della strage di Newtown. Anche in Italia diversi siti di giornali pubblicano le foto tratte dal profilo Facebook. Libero, tra gli altri, mostra un rimando in homepage a una galleria fotografica con tre immagini del ragazzo con il titolo “Ecco chi è Ryan Lanza. GUARDA LE FOTO” (la pagina è stata cancellata il giorno dopo).

Le notizie sono ancora molto confuse e tra le altre cose si parla anche di un fratello trovato morto nella casa di Hoboken nel New Jersey. L’informazione è inesatta e viene smentita poco dopo le cinque del pomeriggio (le undici di sera in Italia): a Hoboken la polizia non ha trovato nessun cadavere, ma il fratello dell’autore della strage fermato dagli agenti per interrogarlo. In quel momento non ci sono immagini del fermo della polizia e i media non si rendono conto del possibile scambio di persona.

In quelle ore in cui circola di tutto e anche il contrario di tutto, Ryan Lanza – titolare della pagina su Facebook – è in realtà vivo, estraneo alla strage, e ignaro che sia avvenuta e che l’autore sia suo fratello Adam, come si scoprirà tra poco. Quando si rende conto di cosa sta succedendo, pubblica diversi aggiornamenti sul proprio profilo per smentire la notizia data dai media e per rispondere agli insulti e agli attacchi che sta ricevendo online. In un aggiornamento scrive “Chiudete quella cazzo di bocca, non sono stato io” (“Everyone shut the fuck up it wasn’t me”), in un altro “NON SONO STATO IO ERO AL LAVORO NON SONO STATO IO” (“IT WASN’T ME I WAS AT WORK IT WASN’T ME”), mentre in un altro spiega di essere sull’autobus diretto verso casa. Tutti i messaggi vengono inviati da un dispositivo mobile.

Alcuni suoi amici su Facebook cercano di dargli una mano, spiegando che il loro amico non c’entra nulla. Brett Christopher Wilshe scrive un aggiornamento pubblico sul social network per chiarire la cosa: “Chi ha sparato non era Ryan Lanza, ripeto, NON È RYAN LANZA”.

Su Facebook inizia una conversazione in cui diversi contatti di Wilshe gli dicono di avere visto le foto in televisione e gli chiedono come faccia a essere certo che non sia stato Ryan. Wilshe dice di essere suo amico e successivamente aggiunge che l’autore della strage non è stato Ryan, ma il fratello. Intervistato successivamente da Associated Press, Wilshe ha poi spiegato di avere avuto uno scambio di messaggi su Facebook con Lanza che gli ha risposto: “È stato mio fratello. Credo che mia madre sia morta. Dio mio”.

Il profilo di Ryan Lanza, intanto, diventa irraggiungibile su Facebook e non è chiaro se per una scelta del ragazzo, o per una decisione dei responsabili del social network sentite le autorità. In molti su internet hanno capito che c’è stato un errore e che il Ryan Lanza di Facebook non è il Ryan Lanza indicato come l’autore della strage: e si sono quindi convinti che sia un omonimo innocente. I media assumono poco alla volta questa versione cominciano a fare marcia indietro sull’associazione dei presunti due Ryan Lanza.

Ma dopo le quattro del pomeriggio (le dieci di sera in Italia), agenzie di stampa e media iniziano a smentire anche la notizia principale che avevano dato circa due ore prima: il presunto autore della strage non è Ryan Lanza di 24 anni, ma il suo fratello minore Adam di 20 anni. Più tardi le immagini infine diffuse sull’arresto di Ryan confermano l’equivoco: il ragazzo portato via dalla polizia assomiglia a quello delle foto del profilo Facebook, ha anche la stessa sciarpa di una delle immagini.

Non è ancora del tutto chiaro che cosa abbia causato lo scambio tra i due fratelli nelle prime concitate ore dopo la strage: la polizia è stata straordinariamente cauta nel diffondere ogni informazione raccolta dall’inizio delle indagini. Sembra che Adam Lanza avesse con sé un documento del fratello Ryan. Dopo essersi ucciso nella scuola, gli sarebbe stato trovato addosso il documento del fratello e qualche agente sarebbe arrivato alla conclusione affrettata che si trattasse di Ryan. Avrebbe poi dato la notizia ad alcuni giornalisti e in pochi minuti il Lanza sbagliato è finito sulle homepage e nei notiziari di mezzo mondo. Ma dell’errore sono rimaste ampie tracce ancora nei quotidiani del giorno dopo: che oltre a ospitare ulteriori informazioni errate (vi si diceva che Lanza aveva ucciso fratello e padre) riferivano di un viaggio in macchina da Hoboken a Newtown, per mettere in relazione la residenza di Ryan con la strage compiuta da Adam.

Ryan Lanza – il fratello innocente – su Facebook era anche amico del vignettista Matt Bors, che pubblica su diversi giornali statunitensi e quest’anno è stato selezionato tra i finalisti del Premio Pulitzer per le sue vignette a tema politico. Sul suo blog Bors ha spiegato che non conosce di persona Ryan Lanza, che probabilmente è un appassionato del suo lavoro. Nelle ore in cui i media dicevano che Ryan Lanza era il presunto autore della strage, Bors ha diffuso alcuni screenshot dal profilo di Lanza per fare un po’ di chiarezza, spiegare che il ragazzo era ancora vivo e che diceva di non essere stato lui a compiere il massacro. In quelle ore è stato contattato da decine di giornalisti, come è successo a Wilshe, e dall’intera vicenda ha tratto una lucida riflessione, con cui risponde a chi accusa “la rete” o “i social media” di aver generato l’errore, o di averlo corretto.

I “social media” non ci hanno azzeccato e non hanno sbagliato. Sono i giornalisti che hanno fatto un errore – chi ha scelto di pubblicare cosa e come titolarlo – e passano per stupidi per essersi comportati così. Altrimenti dovremmo dare merito ai telefoni e alle macchine da scrivere per tutto ciò che di corretto è stato pubblicato prima del 1999. Io ho diffuso le informazioni in mio possesso il più accuratamente possibile e altre persone ne hanno dato notizia. Il fatto che Lanza abbia pubblicato delle cose per sostenere la sua innocenza, e il fatto che io le abbia viste e diffuse, si può considerare un successo dei “social media” solo se non si mette in discussione la necessità di prendere il profilo di Facebook di un presunto sospetto e metterlo sotto i riflettori sapendo che sarà definito come uno che massacra i bambini. Al di là di questo, twittare è un divertimento. I “social media” sono semplicemente uno strumento, e da cosa ho visto ieri, non sono uno strumento di quelli che mostrano qualcosa di particolarmente “sociale” in noi.