“La candela di sego”, la fiaba inedita di Andersen

Ritrovata a ottobre in Danimarca e ieri confermata autentica

A newly found manuscript of a fairy tale by Hans Christian Andersen which has been located in Odense, pictured in the State Archives in Copenhagen, Denmark Wednesday, Dec. 12, 2012. The story of ëThe Tallow Candleí might have been written about 1823, when he was 18 year old. (AP Photo/POLFOTO, Martin Bubandt) DENMARK OUT

A newly found manuscript of a fairy tale by Hans Christian Andersen which has been located in Odense, pictured in the State Archives in Copenhagen, Denmark Wednesday, Dec. 12, 2012. The story of ëThe Tallow Candleí might have been written about 1823, when he was 18 year old. (AP Photo/POLFOTO, Martin Bubandt) DENMARK OUT

Lo scorso ottobre lo storico Esben Brage ha trovato negli archivi privati della famiglia Plum, a Odense, in Danimarca, un manoscritto con una storia inedita dello scrittore Hans Christian Andersen. Brage si trovava nella sala di lettura degli archivi nazionali di Funen, a Odense, quando si è imbattuto in un piccolo pezzo di carta ingiallita nel fondo di una scatola. Gli esperti hanno esaminato il manoscritto e dopo due mesi hanno confermato che si tratta di una storia giovanile – probabilmente la prima in assoluto – dello scrittore danese, autore di favole per bambini tradotte in tutto il mondo. Secondo alcuni si tratterebbe persino della prima opera dello scrittore. Lo studioso Ejnar Stig Askgaard del museo comunale di Odense ha detto al quotidiano danese Politiken – che ha dato oggi la notiziache «è una scoperta sensazionale. In parte perché bisogna considerarla come la prima favola di Andersen, in parte perché dimostra che era interessato alle fiabe già da ragazzo».

Il manoscritto è dedicato a «Mme Bunkeflod, dal suo devoto HC Andersen»; la signora Bunkeflod era probabilmente una vedova che lo scrittore andava a trovare, a cui leggeva e da cui prendeva in prestito libri quand’era bambino. Secondo gli esperti il manoscritto è una copia dell’originale andato perduto. Lo stile molto semplice, lontano dall’eleganza delle opere mature di Andersen, fa supporre che si tratti di un’opera giovanile, scritta tra il 1822 e il 1826. La favola si chiama La candela di sego – il sego era un grasso animale usato fino alla fine dell’Ottocento per fabbricare candele – e racconta la storia di una candela che diventa sporca e viene rifiutata da tutti, finché la sua bellezza interiore è riconosciuta e viene accesa. Quello della bellezza interiore che prevale sulla povertà e la bruttezza è un tema che ricorre spesso nelle favole di Andersen.

Andersen nacque a Odense nel 1805, era il figlio di un calzolaio e una lavandaia. Il suo primo libro di favole fu pubblicato nel 1835 e nel giro di pochi anni divenne molto famoso anche all’estero, particolarmente in Regno Unito. Morì a Copenhagen nel 1875. Le sue opere sono state tradotte in più di cento lingue, tra le più famose ci sono La Sirenetta, I vestiti nuovi dell’imperatore, Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia, La principessa sul pisello e Il soldatino di stagno.

La candela di sego

Sfrigolava e sibilava mentre le fiamme infiammavano il calderone… era la culla della candela di sego, e dalla culla calda venne fuori una candela perfetta. Solida, di bianco splendente, e sottile, era formata in modo che chiunque la vedesse potesse credere nella promessa di un futuro brillante e raggiante, una promessa che chi la guardava avrebbe voluto veramente mantenere e realizzare.

La pecora – una bella pecorella – era la madre della candela, mentre suo padre era il crogiolo. Sua madre le aveva dato un corpo bianco e lucido e una vaga idea della vita, ma suo padre le aveva donato il desiderio del fuoco fiammeggiante che le avrebbe attraversato le ossa e il midollo, e per cui avrebbe brillato tutta la vita.

Così era nata e così era cresciuta. E con le migliori e più brillanti aspettative si era buttata nella vita. Qui incontrò molte, molte strane creature con cui iniziò ad avere a che fare, desiderosa di imparare qualcosa sulla vita e forse trovare il posto dove si sarebbe sistemata meglio. Ma aveva troppa fiducia nel mondo, che si preoccupava soltanto di se stesso e per niente della candela fatta di sego. Un mondo che non aveva compreso il valore della candela e la usava per il suo vantaggio e la teneva nel modo sbagliato; dita nere che lasciavano macchie sempre più grandi sulla sua bianca innocenza, che alla fine scomparve completamente, ricoperta dallo sporco di un mondo circostante che era diventato troppo vicino. Troppo vicino perché la candela potesse sopportarlo, e non era in grado di distinguere la sporcizia dalla purezza, nonostante la candela fosse rimasta pura e incontaminata al suo interno.

Falsi amici scoprirono di non poter raggiungere il suo io interiore e la gettarono via con rabbia, ritenendola inutile. Lo sporco guscio esteriore tenne tutti i buoni a distanza: spaventati com’erano di essere insudiciati dallo sporco e dalle macchie, rimasero lontani.

Così stava la povera candela di sego, solitaria e abbandonata, senza saper cosa fare. Rifiutata dai buoni, capì che era stata solo uno strumento per aiutare i malvagi. Si sentì così incredibilmente infelice perché la sua vita non aveva un lieto fine, di fatto forse aveva macchiato le parti migliori attorno a lei. Non poteva capire perché era stata creata o qual era il suo posto; perché era stata messa in questa terra: forse per finire a rovinare se stessa e gli altri.

Rifletteva sempre di più e sempre più profondamente, ma più pensava a se stessa più si sentiva abbattuta perché non riusciva a trovare niente di buono, nessuna sostanza reale, nessun obiettivo per l’esistenza che le era stata data alla nascita. Come se il mantello di sporcizia le avesse coperto gli occhi.

Ma poi incontrò una piccola fiamma, un acciarino. La conosceva meglio di quanto la candela di sego conoscesse se stessa. Il piccolo acciarino aveva una vista così chiara – dritta attraverso il guscio esteriore – e dentro trovò così tanto di buono. Si avvicinò e c’era una brillante aspettativa nella candela, l’accese e il suo cuore si sciolse.

La fiamma scoppiò, come la torcia trionfante di un matrimonio benedetto. La luce esplose luminosa e chiara tutto intorno, inondando la strada con la luce per quelli che le stavano attorno – i suoi veri amici – che ora erano in grado di vedere la verità nello splendore della candela.

Anche il corpo era abbastanza forte da dare sostegno alle fiere fiamme. Una goccia dopo l’altra, come i semi di una nuova vita, il sego colava giù per la candela rotondo e paffuto, coprendo il vecchio sporco. Non erano solo l’aspetto fisico, ma anche quello spirituale del matrimonio.

E allora la candela di sego trovò il posto giusto nella vita, dimostrando che era una vera candela. Continuò a splendere per molti anni, rendendo felice se stessa e quelli che le stavano intorno.

Foto: Il manoscritto con la favola della Candela di sego, fotografato negli Archivi di stato a Copenhagen, in Danimarca, 12 dicembre 2012 (AP Photo/POLFOTO, Martin Bubandt)