• Italia
  • Mercoledì 28 novembre 2012

I licei occupati spiegati da un insegnante

Concita de Gregorio pubblica la lettera di un professore del Virgilio di Roma, che elogia l'autogestione e critica gli slogan e i rischi dell'occupazione

©Claudio Bernardi/Lapresse
Roma, 24 novembre 2012
Manifestazioni degli studenti a Roma.
nella foto: il liceo Virgilio occupato

©Claudio Bernardi/Lapresse
Roma, 24 novembre 2012
Manifestazioni degli studenti a Roma.
nella foto: il liceo Virgilio occupato

Concita De Gregorio sul suo nuovo blog su Repubblica ha pubblicato la lettera ricevuta da Niccolo Argentieri, un insegnante del liceo Virgilio di Roma che racconta la situazione nella scuola: alcuni studenti stanno occupando la sede centrale dal 20 novembre mentre altri hanno iniziato un’autogestione con gli insegnanti in succursale. Argentieri ricorda che il lavoro dei professori di educare alla complessità si realizza molto bene nell’autogestione, contrariamente a quanto avviene nell’occupazione dove si gridano vuoti slogan e che rischia di trasformarsi in una «grottesca lotta di classe rovesciata».

Mentre il presidente del Consiglio Mario Monti, in tv, accusa gli insegnanti italiani di essere scansafatica e corporativi (non vogliono fare due ore in piu, ha detto tra l’altro. Le ore sono sei, ma capisco sia un dettaglio) ricevo in quanto genitore la lettera di uno dei docenti del liceo Virgilio di Roma. Insegna matematica e fisica, si chiama Niccolo Argentieri. Al Virgilio gli studenti sono 1400. Una parte di loro come forma di protesta ha avviato un’autogestione insieme agli insegnanti, in succursale. Un’altra ha occupato, nella sede centrale. L’eterno scontro tra massimalismo e riformismo in tempi, però, molto mutati come questo insegnante spiega. Allego la lettera di Argentieri e il documento che ha intitolato Occupyvirgilio. Spero che abbia la massima diffusione, spero che arrivi anche a Monti, spero che prima o dopo qualcuno pensi a candidare gli insegnanti della scuola pubblica italiana al Nobel per la Pace. Per l’eroismo della categoria esercitato in condizioni avverse, cosi come si candidano al Nobel le ostetriche di Etiopia.

Ecco la lettera e il testo, di seguito

Gentili genitori del liceo Virgilio,

mi chiamo Niccolò Argentieri, insegno matematica e fisica, ho lavorato con i vostri figli per l’organizzazione dell’autogestione che si sta svolgendo, con discreto successo e molto dispiacere per la separazione avvenuta, nella sede succursale. Con le righe qui sotto e con il testo in allegato vorrei provare a comunicarvi il senso, gli obiettivi e il fondamento del lavoro fatto.

Insegnamento e autogestione.

Considero obiettivo essenziale del mio lavoro l’educazione alla complessità. Questa è, credo, la più urgente attività politica e sociale che si possa svolgere in un momento di crisi per le idee e le visioni del mondo del secolo da poco trascorso. Da sempre, la strategia di controllo messa in atto da chi detiene il controllo della politica e dell’economia è la semplificazione dei messaggi, la banalizzazione dei concetti. Questa strategia è funzionale alla polarizzazione delle posizioni nel dibattito: non ci viene chiesto di pensare, ma di scegliere da che parte stare. Questo lo aveva capito Orwell, questo è stato il meccanismo alla base del consenso berlusconiano.

Io, come insegnante, devo aiutare gli studenti a costruirsi strumenti per non cadere nella trappola dello slogan e del gioco delle parti preparato da altri. Non devo invitare a scegliere tra A e B, ma dare gli strumenti per rifiutare la semplificazione, la banalizzazione e le idee ricevute dal passato. Sono idee non più adeguate alla realtà con cui ci confrontiamo. Non devo dire che il disegno di legge ex-Aprea fa schifo, ma accertarmi che tutti lo abbiano letto. Questo abbiamo fatto per esempio ieri durante l’autogestione, con l’aiuto di alcuni meravigliosi insegnanti portatori di posizioni leggermente ma significativamente diverse su alcuni aspetti del documento. Dopo un’ora e mezza di lavoro e discussione eravamo fermi alla decima riga del testo, perché ogni parola implicava, ci siamo accorti, la non ovvia conoscenza di altre leggi e altre questioni. Nessuno ha perso la pazienza, nessuno ha gridato slogan.

Questo lavoro di conoscenza e riflessione è il lavoro che un evento come l’autogestione permette di svolgere. Insieme, confrontando competenze, esperienze e aspettative. Per questo motivo, per l’emozione che questo lavoro fatto con ragazzi mai neanche incontrati nei corridoi della scuola durante il normale svolgimento dell’anno scolastico (1400 studenti sono molti!), ho lavorato dal 13 settembre alla preparazione di questa settimana e a scongiurare l’occupazione – che è, a mio avviso, l’esatto contrario dell’educazione alla complessità e all’onestà intellettuale. Come cerco di spiegare nelle righe qui sotto.

OCCUPY VIRGILIO

L’immagine più fastidiosa è certamente quella degli ospiti di fama – giornalisti o politici, spesso inflessibili difensori della legalità – che entrano in una scuola occupata senza neanche salutare la dirigente, i docenti e il personale scolastico, tutti illegalmente tenuti fuori dal posto di lavoro.

(Continua a leggere sul blog di Concita de Gregorio)

Foto: Il Virgilio di Roma occupato, 24 novembre 2012