• Italia
  • Venerdì 23 novembre 2012

Le lettere sul ragazzo suicida a Roma

Compagni di classe, insegnanti e genitori invitano a evitare conclusioni affrettate, Paola Concia parla di «sentenze azzardate»

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
20-05-2011 Roma
Politica
Manifestazione a sostegno della legge contro l’omofobia
Nella foto: Paola Concia
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
20-05-2011 Roma
Politics
Demonstration to support the bill against homofobia
In the picture: Paola Concia

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
20-05-2011 Roma
Politica
Manifestazione a sostegno della legge contro l’omofobia
Nella foto: Paola Concia
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
20-05-2011 Roma
Politics
Demonstration to support the bill against homofobia
In the picture: Paola Concia

Mercoledì a Roma un ragazzo di 15 anni si è suicidato impiccandosi a casa sua. Durante la serata di mercoledì e tutta la giornata di ieri sono circolate ricostruzioni, confermate anche dal presidente dell’ArciGay, secondo cui il ragazzo si era suicidato per via degli insulti che riceveva dai suoi compagni di scuola, che lo prendevano in giro – anche su Facebook – per il suo atteggiamento effeminato e il modo eccentrico di vestirsi.

In giornata Paola Concia, unica parlamentare omosessuale dichiarata in Italia e promotrice da anni di una legge contro l’omofobia, è andata nel liceo del ragazzo e ha passato due ore con i suoi compagni di scuola, dichiarando dopo che il ragazzo «aveva oggettivamente dei problemi familiari», che aveva «riscontrato un contesto scolastico assolutamente non ostile alla diversità» e che c’erano state delle «sentenze azzardate». Il portale Gay.it ha scritto che “quella che sembrava una vicenda dove tutti gli elementi si incastravano in maniera lineare appare adesso come più complessa di come era emersa questa mattina sul quotidiano La Repubblica“.

La procura di Roma ha aperto un’inchiesta contro ignoti, ieri era circolata l’ipotesi di un’indagine per istigazione al suicidio. In serata compagni di classe, insegnanti e genitori hanno diffuso queste due lettere.

Dai compagni di classe:

Ai direttori dei giornali.

Scriviamo questa lettera di formale protesta per smentire ciò che è stato pubblicato nell’edizione dei quotidiani nel giorno 22/11/2012 riguardo al suicidio di un nostro compagno di classe.

Noi,gli amici,abbiamo sempre rispettato e stimato la personalità e l’originalità che erano il suo punto di forza. Non era omosessuale ,tanto meno dichiarato,innamorato di una ragazza dall’inizio del liceo.

Lo smalto e i vestiti rosa, di cui andava fiero, erano il suo modo di esprimersi.

La pagina facebook ,dove erano pubblicate citazioni di A.,era stata creata per incorniciare momenti felici perché A. era così:portava il sorriso ovunque andasse;peraltro”la pagina aperta contro di lui da chi lo aveva preso di mira”(citazione dal messaggero) è un’accusa non fondata.

I professori hanno sempre rispettato il proprio ruolo e non hanno mai espresso giudizi sulla sua persona.

Il Cavour non è mai stato un liceo omofobo in quanto fino a quando i fondi sono stati sufficienti,alcune classi hanno preso parte ad un progetto sulla sessualità organizzato dalla ASL e approvato dal collegio docenti.

Inoltre non si sono verificati episodi manifesti di bullismo nell’istituto negli ultimi anni.

Esprimiamo rammarico per la diffusione di notizie false e desideriamo che non si speculi sul nostro dolore.

Da “alcuni insegnanti, genitori e compagni di classe”:

Noi insegnanti, amici, compagni di classe e genitori che hanno conosciuto e voluto bene ad A., vogliamo dire che, all’irreparabile dolore per la sua morte tragica, si unisce un ulteriore motivo di sofferenza, legato al modo in cui la tragedia viene ricostruita, stravolgendo l’immagine di A.

A. era un ragazzo molto più complesso e sfaccettato del profilo che ne viene dipinto: era ironico e autoironico, quindi capace di dare le giuste dimensioni anche alle prese in giro alle quali lo esponeva il suo carattere estroso e originale (e anche il suo gusto per il paradosso e il travestimento, che nelle ricostruzioni
giornalistiche è stato confuso con una inesistente omosessualità); era curioso e comunicativo, pieno di vita e creativo, apprezzato a scuola dagli insegnanti; soprattutto era molto amato da tantissimi amici e compagni. Probabilmente nascondeva dietro un’immagine allegra e scanzonata una sofferenza complicata e un profondo e non banale “male di vivere”.

Per questo crediamo che il modo migliore e più rispettoso per ricordarlo e continuare a volergli bene sia quello di lasciare la sua morte al silenzio, alla riflessione e all’affetto di chi gli è stato vicino.

Firmato
Alcuni insegnanti, genitori e compagni di classe

foto: Paola Concia a una manifestazione contro l’omofobia. (Mauro Scrobogna /LaPresse)