Perché il tacchino in inglese si chiama Turchia?

E perché in Turchia si chiama "indiano", se in India non ci sono tacchini? Una storia divertente e intricata tra geografia e zoologia

In inglese il nome del tacchino è turkey, la stessa parola che indica anche la Turchia. La storia di come mai un animale e un paese del mondo abbiano lo stesso nome è notevole, anche perché apre un vaso di Pandora di altre lingue in cui, in questo caso, la zoologia e la geografia sono molto vicine. Una premessa: in italiano, ‘tacchino’ è un nome di origine onomatopeica, che viene cioè dal verso dell’animale, dice il vocabolario Treccani. E va bene. Un altro nome con cui veniva chiamato è però ‘gallina d’India’ o ‘pollo d’India’ (‘dindio’, in alcune regioni): entra in gioco un altro paese, e vedrete che tornerà.

Tornando al tacchino e alla Turchia, l’animale si chiama turkey negli Stati Uniti – ed è il motivo per cui ne parliamo oggi – ma naturalmente anche nel Regno Unito. E quindi la ragione del nome va cercata nella storia inglese. La prima domanda da farsi è: è stata la Turchia a essere chiamata come l’animale oppure viceversa?

La risposta è piuttosto facile, in realtà, dato che la Turchia è troppo vicina all’Europa per essere rimasta sconosciuta tanto a lungo: e quindi ‘Turkey’ era una parola che si usava fin dalla fine del Trecento per indicare l’Anatolia. La storia più facile e che ci piacerebbe raccontare è che i mercanti inglesi cominciarono a importare tacchini in Inghilterra dalla Turchia, e quindi l’animale prese il nome dal paese d’origine. Sarebbe una bella storia, ma purtroppo, alla fine del Trecento, in Turchia non c’erano tacchini (e non ci sarebbero stati ancora per un bel po’).

Il tacchino, infatti, è rimasto ignoto agli europei fino alla scoperta dell’America. Era una bestia selvatica – e lo è ancora – distribuita (in due specie diverse) in tutta l’America del nordest, mentre un’altra specie, più rara, era presente anche in America centrale. Gli aztechi lo utilizzavano da più o meno mille anni come animale da cortile – ne parla anche il conquistatore Cortes – e il tacchino aveva una parte importante nella loro mitologia, dato che era una delle manifestazioni di Tezcatlipoca, il dio ingannatore (gli aztechi chiamavano il tacchino maschio huexolotl, da cui il nome con cui l’animale è chiamato oggi in Messico, guajolote). Quindi, insomma, gli inglesi arrivarono nell’America settentrionale, videro il tacchino e lo chiamarono… ‘Turchia’. Qualcosa ancora non torna.

Infatti è più complicata di così. Gli inglesi videro il tacchino per la prima volta forse in Europa, dove gli spagnoli lo portarono verso il 1520, forse direttamente nel Nuovo Mondo, e lo confusero con qualcosa che avevano già visto (come succede spessissimo): la faraona, che in effetti, biologicamente parlando, è un animale piuttosto parente (fanno parte dello stesso ordine, i galliformi, insieme alle galline e alle quaglie). E gli inglesi chiamavano la faraona ‘pollo della Turchia’. Lasciamo da parte perché lo chiamassero così, dato che è un animale diffuso allo stato selvatico soprattutto in Africa (anzi no, diciamolo: la faraona arrivò in Inghilterra dal Madagascar attraverso la Turchia, a metà del Cinquecento) e perché poi abbiano deciso di cambiargli il nome in ‘pollo della Guinea’, dalla zona dell’Africa occidentale.

Un altro elemento di confusione, oltre alla somiglianza, era che dopo essere stato diffusissimo nell’antichità, con la fine dell’Impero Romano l’importazione della faraona in Europa si era praticamente interrotta e anche quell’animale venne reintrodotto tra la fine del Quattrocento e i primi del Cinquecento: faraona e tacchino diventarono relativamente celebri e diffusi quasi insieme, in diverse zone dell’Europa. Molto altro sulle avventure commerciali del tacchino e dei suoi nomi si trova qui, nel blog di un linguista che insegna a Stanford.

Ad ogni modo, quell’animale confuso con la faraona e chiamato Turkey bird, o Turkey cock, o Turkey hen, o semplicemente turkey piacque parecchio agli inglesi: nel 1575 era già diventato il piatto principale del pranzo di Natale, prima di avere ancora maggior fortuna negli Stati Uniti.

Fin qui ci siamo: la cosa bizzarra è che il tacchino sembra essere un animale che, in ogni lingua del mondo, viene sempre da un’altra parte. In Turchia, infatti, come si chiama il tacchino? Hindi, cioè ‘indiano’: esattamente il significato di dinde, il nome del tacchino in francese. In polacco si chiama indyk, nome simile a quello russo. Il nome turco viene probabilmente dal francese, lingua in cui, come in diverse altre lingue europee, il tacchino venne chiamato come il ‘pollo del Nuovo Mondo’, e per il celebre errore di Colombo il Nuovo Mondo erano le Indie orientali. Quindi ‘pollo d’India’.

Ma questo nome rischiò di far entrare in ballo anche l’India vera, che con i tacchini non c’entra nulla. E infatti, cascarono in pieno nella confusione tra India e Nuovo Mondo gli olandesi, che oggi chiamano il tacchino kalkoen, ovvero ‘di Calicut’, dal nome di una città indiana (anche in tedesco c’è un nome simile). A loro discolpa c’è il fatto che nel porto olandese di Anversa, centro di commercio centrale per l’Europa intera, arrivavano nel Cinquecento le navi portoghesi cariche di spezie dall’India o di faraone dall’Africa occidentale o di tacchini dall’America. In tutta quella confusione è facile che gli olandesi abbiano confuso volatili e provenienze.

Mentre i portoghesi furono probabilmente gli unici che non rischiarono di confondere India e Nuovo Mondo da subito, dato che chiamarono il tacchino peru (come il paese sudamericano). Colombo morì nel 1506 ancora fermamente convinto di aver raggiunto le Indie: tra l’altro, nell’agosto 1502 aveva assaggiato gustose gallinas de tierras sulle coste dell’Honduras, come racconta nei suoi diari. Probabilmente tacchini.

È rimasta ancora una curiosità. Come chiamano il tacchino in India? Turkey, anche in lingua hindi. Ma in India non ci sono mai stati tacchini e gli indiani si limitarono a riprendere il nome con cui lo chiamarono i colonizzatori inglesi (sia per l’animale che per il paese europeo). Il tacchino sembra parecchio sfuggente. Infatti in persiano lo chiamano buchalamun, cioè ‘camaleonte’.

Nota. Una versione precedente di questo articolo riportava erroneamente il nome del tacchino in tedesco. Quello corretto è Truthuhn o Pute, entrambi di origine onomatopeica. Per farci perdonare, aggiungiamo che in greco il nome del tacchino significa ‘uccello francese’, e che nessun paese del mondo lo chiama per quello che sarebbe più logico a questo punto, ovvero ‘uccello messicano’. 

Foto: MANDEL NGAN/AFP/Getty Images