C’è qualcosa di grosso su Marte?

Il principale ricercatore della NASA ha detto che hanno per le mani "una scoperta storica" senza dare altri dettagli, in attesa di verifiche: tutti pensano a una sola cosa

di Emanuele Menietti – @emenietti

John Grotzinger è tra i principali ricercatori della missione scientifica di Curiosity, il robot automatico (rover) della NASA che da questa estate si trova su Marte, e ha da poco annunciato di avere tra le mani una scoperta legata al pianeta destinata a entrare “nei libri di storia”. Lo ha confermato nel corso di una intervista sulla National Public Radio (NPR), la radio pubblica statunitense, spingendo esperti e appassionati a formulare diverse ipotesi (anche fantasiose) sulla natura della nuova scoperta compiuta da Curiosity.

(Marte, a colori)

A NPR Grotzinger non se l’è però sentita di fornire molti altri dettagli: hanno ottenuto alcuni nuovi risultati entusiasmanti legati alle ricerche su Marte, ma vogliono essere sicuri al cento per cento della loro scoperta, cosa che richiederà qualche altra settimana di lavoro per eseguire tutte le verifiche necessarie. L’unica cosa nota è che la scoperta è stata effettuata utilizzando SAM (Sample Analysis at Mars), uno strumento costituito da un gascromatografo-spettrometro di massa e da uno spettrometro laser, due parole complicate per indicare alcuni sistemi che servono per analizzare i gas e rilevare l’eventuale presenza di composti organici presenti nei campioni atmosferici e del suolo, in questo caso di Marte.

«Stiamo ricevendo dati da SAM anche in questo momento mentre siamo qui a parlarne, e i dati sembrano essere molto interessanti. I ricercatori li stanno analizzando alacremente man mano che arrivano» ha spiegato Grotzinger a Joe Palca di NPR, che ha avuto la possibilità di visitare qualche giorno fa i laboratori del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California. È il primo punto sulla Terra in cui arrivano i dati di SAM trasmessi da Curiosity da Marte verso il nostro pianeta. Lo strumento funziona come un laboratorio in miniatura: il robot provvede a inserire al suo interno un campione e SAM lo analizza, fornendo dati sulla sua composizione chimica. E da queste informazioni si possono ottenere indizi importanti su come si è evoluto il pianeta e su come potesse essere un tempo, prima di diventare brullo come appare oggi.

(Le foto di Marte in alta definizione di Curiosity)

Di recente Curiosity ha esaminato un campione del suolo marziano e i risultati, stando a cosa ha spiegato Grotzinger, potrebbero essere clamorosi: «Questi dati entreranno nei libri di storia». Il ricercatore della missione scientifica non si è però spinto oltre. È in attesa di altre conferme e vuole evitare la cocente delusione di alcune settimane fa, quando il rover inviò dati che sembravano preludere a una grande scoperta, ma che erano “contaminati”. Sempre utilizzando SAM, Curiosity aveva analizzato un campione di aria che sembrava contenere del metano, gas che almeno qui sulla Terra deriva dalla presenza di materiale organico.

Grotzinger e gli altri ricercatori preferirono non diffondere subito la notizia, perché volevano essere sicuri della loro scoperta. C’era una discreta probabilità che il rover non stesse analizzando aria marziana, ma una bolla d’aria terrestre trasportata da Curiosity sul pianeta. «Sapevamo fin dall’inizio che c’era il rischio di aver trasportato dell’aria dalla Florida. Avevamo bisogno di ridurla e di compiere nuovamente le misurazioni» ha spiegato Grotzinger. L’operazione fu regolarmente svolta e le tracce di metano non furono più rilevate.

(Perché spendere tanto per lo Spazio?)

Per avere conferme sulla notizia “storica” da Marte dovremo quindi attendere ancora alcune settimane, necessarie per eseguire nuovi test e ricontrollare tutti i dati trasmessi da Curiosity legati agli esperimenti con SAM sul suolo marziano. Secondo diversi osservatori, comunque, se Grotzinger si è esposto in questo modo significa che i dati raccolti sono molto incoraggianti e lasciano poche incertezze. Nei prossimi giorni il ricercatore avrà il difficile compito di tenersi alla larga dalle centinaia di domande dei giornalisti e, al tempo stesso, di evitare le forti pressioni che potrebbero arrivare da parte della NASA. L’ente spaziale ha subito negli ultimi anni tagli notevoli per le proprie missioni e una notizia senza precedenti su Marte, realizzata proprio grazie alle sue strumentazioni, potrebbe portare nuova pubblicità e forse qualche fondo federale in più nella discussione del budget per il prossimo anno.

Le anticipazioni di Grotzinger hanno portato a molte ipotesi e speculazioni nelle ultime ore, soprattutto sui siti che si occupano di scienza. C’è chi ipotizza che la scoperta abbia a che fare con alcune tracce di composti basati sul carbonio, i mattoncini necessari per costruire la vita (per come la conosciamo), mentre c’è chi pensa che potrebbero essere informazioni utili per confermare la presenza in precedenza di un flusso d’acqua nella zona in cui ora si sta muovendo Curiosity. Altri ancora pensano che potrebbero esserci novità per quanto riguarda la composizione del suolo marziano, da un punto di vista strettamente geologico, ma la speranza malcelata da buona parte degli osservatori è che SAM consenta di affermare con relativa certezza che Marte ospitasse un tempo la vita sotto qualche forma.

(Le prime foto di Curiosity)

La ricerca di prove a sostegno di questa ipotesi, del resto, va avanti da anni e non solo su Marte. Nel 1984, per esempio, fu recuperata Allans Hills 84001, una meteorite di quasi due chilogrammi caduta in Antartide e che si pensa abbia origini marziane. I ricercatori ipotizzano che il frammento si sia formato su Marte circa 3,6 miliardi di anni fa e che avrebbe lasciato il pianeta, in seguito a un forte impatto, 15 milioni di anni fa arrivando poi sulla Terra, su cui si trova da 13mila anni. Di ALH 84001 si parlò molto nell’estate del 1996 in seguito a una ricerca scientifica, pubblicata da David McKay della NASA, in cui si ipotizzava che il frammento contenesse tracce di vita marziana.

Il ricercatore identificò alcune formazioni fossili, che sembravano essere di batteri con dimensioni molto più piccole di quelle solitamente osservate sulla Terra. La notizia suscitò un enorme interesse, spingendo il presidente degli Stati Uniti di allora, Bill Clinton, a commentare la scoperta con un messaggio televisivo alla nazione. Ricerche successive dimostrarono che le strutture osservate con il microscopio a scansione da McKay erano probabilmente di origine mineraria, formatesi in particolari condizioni di calore e di pressione. Altri studi più recenti, svolti con strumentazioni in grado di dare risultati più accurati, non hanno consentito di risolvere il problema e quindi di escludere del tutto la possibilità che sul frammento marziano vi siano tracce fossili di forme di vita. I ricercatori sperano che ora Curiosity possa risolvere il problema, direttamente da Marte.

(La roccia scoperta su Marte)