• Mondo
  • Lunedì 5 novembre 2012

Obama e Romney stato per stato

Che cosa dicono i sondaggi a un giorno dalle elezioni presidenziali

The shadows of supporters fall on the flag during a rally for presidential hopeful Arizona Senator John McCain at Orlando International Airport 28 January, 2008 in Orlando, Florida. Senator John McCain and former Massachusetts governor Mitt Romney stepped up their mutual attacks on the eve of Tuesday’s key Republican presidential primary that will pit the two in fierce battle. AFP PHOTO/DON EMMERT (Photo credit should read DON EMMERT/AFP/Getty Images)

The shadows of supporters fall on the flag during a rally for presidential hopeful Arizona Senator John McCain at Orlando International Airport 28 January, 2008 in Orlando, Florida. Senator John McCain and former Massachusetts governor Mitt Romney stepped up their mutual attacks on the eve of Tuesday’s key Republican presidential primary that will pit the two in fierce battle. AFP PHOTO/DON EMMERT (Photo credit should read DON EMMERT/AFP/Getty Images)

L’ultimo giorno di campagna elettorale, negli Stati Uniti, è anche l’ultimo giorno di rilevazioni da parte degli istituti che si occupano di fare sondaggi, sia nazionali che stato per stato. Come noto, se quelli nazionali sono preziosi nell’indicare la tendenza generale dell’elettorato – e a questo giro dicono che i due candidati sono praticamente pari, con Obama di pochissimo avanti – quelli stato per stato sono quelli che contano davvero: gli Stati Uniti non eleggono direttamente il presidente bensì un gruppo di cosiddetti “grandi elettori” che scelgono poi il presidente. Sono in tutto 538, quindi ne servono almeno 270 per arrivare alla Casa Bianca.

Allo stato attuale, ci sono quaranta stati che si possono già considerare con ragionevole certezza nelle mani dell’uno o dell’altro candidato. Quelli in cui Barack Obama ha un vantaggio consistente sono 17 più il District of Columbia, e gli permettono di poter contare oggi teoricamente su 217 grandi elettori sicuri. Quelli in cui Mitt Romney ha un vantaggio consistente sono 23 ma meno popolati: gli permettono di poter contare oggi teoricamente su 191 grandi elettori. L’unica novità rispetto al punto di due settimane fa è la Pennsylvania, sulla quale va fatto un discorso un po’ articolato.

Per chi vuole approfondire, sono consigliate la guida di Harry J. Enten sul Guardian e l’archivio dei sondaggi di Real Clear Politics. Nell’elenco di seguito, tra parentesi c’è il numero di grandi elettori assegnati da ogni stato.

Virginia (13)
È uno stato complicato da leggere, dal punto di vista demografico: i neri sono soprattutto a sud, i bianchi del nord sono considerati vicini ai democratici mentre quelli del sud vicini ai repubblicani. Dal 1968 la Virginia ha sempre votato i candidati repubblicani, finché nel 2008 Obama non batté McCain con un distacco di sei punti. Oggi i sondaggi vedono Obama e Romney praticamente pari, col primo in rimonta sul secondo.

Pennsylvania (20)
È lo stato che non dovrebbe stare in questo elenco, visto che fino a due settimane fa era considerato tranquillamente nelle mani di Obama. Poi sono successe due cose: è uscito qualche sondaggio più clemente con Romney e lo stesso candidato repubblicano ci ha investito parecchio, sia in termini di risorse economiche sia in termini di propria presenza fisica nello stato. Secondo i democratici è un tentativo disperato di mostrare fiducia, messo in piedi più che altro per tenere motivati i suoi elettori, finanziatori e volontari (McCain fece qualcosa di simile nel 2008 e poi perse malissimo). I repubblicani invece dicono di avere una possibilità concreta. Secondo i sondaggi Obama ha un vantaggio di tre punti. La Pennsylvania vota per i candidati democratici alla presidenza dal 1992. Un discorso simile a quello della Pennsylvania vale anche per il Michigan: è considerato nelle mani di Obama ma i repubblicani dicono di crederci.

Ohio (18)
È lo stato da seguire martedì notte: vista la situazione nel resto del paese, è molto probabile – ma non certo – che chi tra Obama e Romney vincerà in Ohio sarà presidente. E d’altra parte l’Ohio ha una lunga storia di incertezza e centralità elettorale: dal 1944 a oggi soltanto una volta l’Ohio è stato vinto dal candidato che poi ha perso le elezioni. È uno degli stati in cui la rinascita dell’industria dell’auto favorisce Obama, mentre gli evangelici nelle aree rurali a sud e a ovest stanno con Romney. I sondaggi nelle ultime settimane hanno sempre visto Obama avanti, sebbene di un margine all’interno dell’errore statistico (un paio di punti percentuali).

North Carolina (15)
Si può fare il discorso fatto per Obama e la Pennsylvania, ma per Romney. Dal 1968 a oggi i democratici hanno vinto solo due volte: nel 1976 con Jimmy Carter e nel 2008 con Barack Obama. Ma nel 2008 Obama vinse di pochissimo, di 0,3 punti percentuali: per questo salvo sorprese questo stato dovrebbe essere vinto da Romney, che i sondaggi vedono avanti di almeno 3,5 punti.

Florida (29)
Insieme all’Ohio, è uno stato che deciderà moltissimo domani notte. È lo stato che nel 2000 fu vinto per poche centinaia di contestatissimi voti da George W. Bush, e che gli diede la presidenza dopo una decisione della Corte Suprema. Ci sono molti latinoamericani, prevalentemente favorevoli a Obama, e gli immigrati cubani nella zona di Miami che invece sono considerati prevalentemente pro-Romney. I repubblicani hanno tenuto qui la loro convention estiva, a Tampa, e secondo i sondaggi Romney è avanti di un punto percentuale. Nel 2008 Obama vinse di tre punti.

(35 manifesti elettorali americani)

Nevada (6)
Un tempo solidamente repubblicano, negli ultimi vent’anni l’aumento della popolazione – soprattutto latinoamericana – ha riequilibrato la situazione. Nel 2008 Obama vinse in Nevada di otto punti percentuali, nel 2010 il capo dei democratici al Senato, Harry Reid, conservò a sorpresa il suo seggio battendo un’agguerrita candidata dei Tea Party. Secondo i sondaggi Obama è avanti di almeno 2,5 punti percentuali.

New Hampshire (4)
Altro stato complicato da leggere. È circondato da stati solidamente democratici, è stato l’unico stato a votare per Bush nel 2000 e per Kerry nel 2004. Obama ha stravinto nel 2008, i repubblicani hanno stravinto nel 2010. Gli abitanti sono quasi tutti bianchi, vanno relativamente forte i libertari. Secondo i sondaggi Obama è avanti di un pelo, 1,5 punti percentuali.

Colorado (9)
Come il Nevada, era uno stato solidamente repubblicano finché non sono arrivati gli immigrati latinoamericani a dare manforte ai democratici di Denver, tradizionalmente maggioranza in città. Soltanto due democratici hanno vinto in Nevada, dal 1968: Bill Clinton nel 1992 e Barack Obama nel 2008, addirittura di nove punti. Secondo i sondaggi Obama e Romney sono praticamente pari.

Wisconsin (10)
I democratici alle presidenziali vincono in Wisconsin dal 1988, sebbene nel 2000 e nel 2004 soltanto per un pelo. Ma il Wisconsin è lo stato che ha eletto nel 2010 uno dei governatori più di destra degli Stati Uniti, Scott Walker, ed è lo stato di casa di Paul Ryan, candidato vicepresidente con Romney. A Milwakeee ci sono molti neri, che voteranno in maggioranza Obama, ma anche alcune tra le contee più a destra degli Stati Uniti. Secondo i sondaggi Obama ha un vantaggio di 4 punti.

Iowa (6)
È lo stato dove la campagna elettorale inizia, dato che è il primo in cui si tengono le primarie, ed è spesso anche quello in cui la campagna elettorale finisce, dato che è uno stato in bilico ed è anche uno degli ultimi a chiudere i seggi e contare le schede. Obama chiuderà la sua campagna in Iowa e secondo i sondaggi è avanti di tre punti.

E quindi?
Quindi, come avevamo già visto, la partita è aperta ed equilibrata ma Obama sembra avere qualche soluzione in più per arrivare a 270 grandi elettori. A meno che Romney non riesca davvero a mettere in discussione il vantaggio di Obama in Pennsylvania e/o in Michigan: a quel punto sarà una lunga notte.

foto: DON EMMERT/AFP/Getty Images