Che cosa succede in RCS

Ci sono grandi cambiamenti nella società che edita il Corriere della Sera: c'entrano Della Valle, i suoi litigi con FIAT e i nuovi patti di sindacato (che cosa sono?)

Questa settimana Diego della Valle, presidente e amministratore delegato di Tod’s, ha annunciato che intende aumentare la sua quota di azioni in RCS Mediagroup, la società che edita il Corriere della Sera. Al momento Della Valle ne possiede l’8,67% delle azioni, acquistate in buona parte da quando ad aprile è uscito dal patto di sindacato, l’alleanza che lega gli azionisti di controllo di RCS e che detiene più del 60% delle azioni.

Intanto un finanziere piuttosto misterioso, ma famoso per le sue operazioni spericolate, Alessandro Proto, ha annunciato di aver acquistato il 2,8% delle azioni della società insieme ad altri quattro azionisti stranieri, fondando con loro un altro patto di sindacato. Proto ha dichiarato di appoggiare l’azione di Della Valle e di schierarsi contro il vecchio patto per portare a un rinnovamento del capitalismo italiano.

Quella che sta attraversando RCS è una delle numerose turbolenze che la società si è trovata ad affrontare nella sua storia, come il tentativo di scalata del “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci e i dissidi dell’anno scorso tra Della Valle e Cesare Geronzi. RCS infatti è considerata uno dei “salotti buoni” della finanza italiana – per comprendere cosa sono i salotti buoni e come funzionano è utile leggere la storia della famiglia Ligresti. Dal consiglio di amministrazione di RCS non solo si controlla il Corriere della Sera, cioè il più importante quotidiano italiano, ma, un tempo, il fatto stesso di avere un posto a quel tavolo significava essere stati accettati come “pari” dai più grandi imprenditori e finanzieri italiani.

RCS, come molte altre grandi aziende italiane, è sempre stata governata da un patto di sindacato, cioè da un gruppo di azionisti che si accordano per prendere una serie di decisioni insieme. Elemento fondamentale dei patti di sindacato è che i contraenti, in caso vogliano vendere le proprie azioni, si impegnano a venderle prima agli altri componenti del patto e, solo se questi non le acquistano tutte, al mercato. Con questo sistema, un gruppo di azionisti di minoranza può allearsi per mantenere il controllo di una società, “blindando” la maggioranza delle azioni e impedendo scalate ostili.

Il principale componente del patto è Mediobanca, l’istituto bancario a sua volta considerato il primo e più importante “salotto buono”. Sempre nel patto sono presenti FIAT, Pirelli, Assicurazioni Generali, la banca Intesa Sanpaolo, la famiglia di cementieri bergamaschi Pesenti, la Fonsai, l’assicurazione fondata da Salvatore Ligresti e ora di proprietà di Unipol. Tra gli azionisti più importanti esterni al patto di sindacato ci sono la famiglia Benetton con il 5% e il finanziere Giuseppe Rotelli – quello che ha rilevato l’ospedale San Raffale di don Verzé – che con il 16% è il primo azionista e che è considerato un alleato del patto.

Fino all’aprile di quest’anno, anche Diego Della Valle faceva parte del patto di sindacato, ma ne è uscito in forte polemica con John Elkann, presidente della FIAT. Della Valle è stato spesso considerato un outsider del salotto buono e irrispettoso delle sue regole paludate. Secondo i giornalisti finanziari, Della Valle ha lasciato il patto perché era suo desiderio contare di più nell’amministrazione del gruppo e in particolare della gestione del Corriere della Sera. Da aprile Della Valle si è più volte esposto per criticare il sistema dei patti di sindacato e dei cosiddetti salotti buoni. Molti sostengono che le sue recenti critiche alla FIAT, una delle colonne portanti del patto di sindacato, siano dovute a questo dissidio.

Altri tre fattori rendono il destino del più grande quotidiano italiano e della sua casa editrice particolarmente complicato. Tra poco più di un anno scadrà il patto di sindacato. Le società che compongono la coalizione che controlla RCS saranno sciolte dagli obblighi reciproci e questo potrebbe portare ad un riassetto della proprietà della società. Della Valle ha più volte dichiarato che il patto è morto, intendendo che, secondo lui, quando il patto scadrà i contraenti non lo rinnoveranno. Per questo motivo, secondo alcuni analisti, sta aumentando le sue quote, in modo da trovarsi in posizione di vantaggio quando il patto scadrà.

Il secondo fattore è la grave crisi nella quale si trova attualmente la casa editrice. Nel secondo trimestre di quest’anno RCS ha registrato una perdita di 400 milioni su un fatturato annuale di circa 2 miliardi. La perdita è dovuta soprattutto a svalutazioni di alcune proprietà dell’azienda che quindi non peseranno sui prossimi trimestri. Il mercato delle inserzioni pubblicitarie è comunque in crisi e questo pesa molto sul bilancio della società. Tanto che i soci dovranno discutere la possibilità di aumento di capitale, che potrebbe avere la forma di un’emissione di nuove azioni.

Il terzo fattore è la comparsa sulla scena di Alessandro Proto, 38 anni, titolare della Proto Organization, una società di consulenza con sede a Londra di cui non si conoscono né conti né bilanci. Proto era già noto alle cronache finanziarie italiane per aver compiuto alcune rapide operazioni in Unicredit, Monte dei Paschi, L’Espresso e Mediaset. Tutte operazioni compiute, secondo Proto, con soldi di persone da lui consigliate a comprare quelle azioni. Proto sostiene anche di aver gestito diverse compravendite di case appartenenti a personaggi famosi, come la vendita di una villa a Cannes di Silvio Berlusconi.

Proto ha comunicato ieri alla CONSOB di aver fondato un nuovo patto di sindacato mettendo insieme il 2,8% delle azioni appartenenti a quattro suoi clienti, due indiani, un americano e un brasiliano. «La nostra – ha dichiarato – è una spinta verso il cambiamento», aggiungendo che con il suo patto intende appoggiare l’azione di Della Valle per scardinare il sistema dell’altro patto, quello di FIAT e del salotto buono. Su cosa pensi dell’alleanza con il misterioso Proto, Della Valle non si è ancora espresso.