Il nuovo “decreto crescita” in 20 punti

Le cose da sapere sulle decisioni del governo per l'innovazione, dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione alle startup

Alle 16:30 di ieri, giovedì 4 ottobre, i membri del governo Monti si sono riuniti per un lungo Consiglio dei ministri, terminato in serata con la presentazione di alcuni nuovi provvedimenti tra i quali una serie di “misure urgenti per l’innovazione e la crescita: agenzia digitale e startup”. Si tratta del secondo decreto sulla crescita approvato dal Consiglio e punta a incentivare la nascita di imprese nel campo delle nuove tecnologie, con agevolazioni e strumenti fiscali e soluzioni per favorire l’arrivo di investimenti dall’estero. Oltre al secondo “Decreto Crescita”, ieri il governo ha anche presentato una serie di provvedimenti per aumentare la trasparenza nelle amministrazioni locali ed evitare che si ripetano casi come quelli del Lazio, dove le spese del Consiglio regionale sono risultate fuori controllo.

Il governo ha anche approvato nuove soluzioni per le aree in cui si è verificato il terremoto del maggio scorso, a partire dall’Emilia: la cosiddetta “spending review” non sarà applicata fino alla fine del 2013, non ci saranno sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità 2011 da parte dei Comuni ed è stato formalizzato un protocollo di intesa per la messa a disposizione dei fondi per la ricostruzione. Tra le altre cose, il Consiglio dei ministri ha anche approvato un primo regolamento per ridurre gli organici delle Forze armate, che dovranno passare dalle attuali 190mila a 170mila unità entro il 2016.

Il provvedimento più esteso e con diverse novità riguarda comunque il nuovo “Decreto Crescita”. Abbiamo riassunto le cose più importanti da sapere per farsi un’idea sulle decisioni assunte ieri da Mario Monti e dagli altri ministri, a partire da quello dello Sviluppo, Corrado Passera.

1. Sono stati introdotti nel nostro ordinamento i principi dell’Agenda digitale europea, iniziativa dell’Unione che mira da tempo a incentivare l’innovazione tecnologica come strumento per rilanciare crescita e sviluppo.

2. Un unico documento elettronico potrà sostituire carta di identità e tessera sanitaria, servirà per l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione (PA).

3. Gli indici dell’anagrafe nazionale e dei residenti all’estero saranno sostituiti da un centro unico di gestione dati che si chiamerò Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente.

4. Dal 2013 ognuno di noi potrà scegliere di comunicare con la PA solo con un indirizzo di posta elettronica certificata, che diventerà il proprio “domicilio digitale” e sarà inserito nella nuova Anagrafe.

5. Dati e informazioni della PA saranno pubblicati in formato aperto (“open data“), per consentire un loro utilizzo in diverse banche dati e per avere più trasparenza.

6. Il trasporto pubblico dovrà promuovere l’uso dei biglietti elettronici, riducendo i costi per l’emissione dei classici biglietti di carta. L’informatizzazione dovrà riguardare anche le attività di monitoraggio e informazione sul traffico.

7. Gli acquisti della PA saranno svolti solo per via telematica, la stessa sarà obbligata a comunicare con i propri uffici e con i cittadini online.

8. Dall’anno accademico 2013-2014, nelle università ci sarà il fascicolo elettronico dello studente, per gestire in formato digitale la carriera universitaria di ogni iscritto.

9. Dall’anno scolastico 2013-2014, nelle scuole si potranno adottare libri di testo esclusivamente in versione digitale, o con versioni cartacee di supporto.

10. Inizia l’attivazione del cosiddetto “fascicolo sanitario elettronico” (FSE), che conterrà tutti i dati in formato digitale dei pazienti, raccogliendone tutta la storia clinica. Le strutture sanitarie pubbliche e private dovranno adottare il nuovo sistema, abbandonando progressivamente quello classico con le cartelle cartacee.

11. Sul tema del divario digitale, il governo si impegna a un suo azzeramento portando connessioni ad almeno 2 mbps nelle aree non ancora coperte. Ai 600 milioni di euro già stanziati in materia per il sud, se ne aggiungono 150 per il centro-nord. Sono previste semplificazioni per favorire la diffusione della banda ultralarga, anche senza fili.

12. La PA dovrà accettare i pagamenti anche in formato elettronico, a prescindere dagli importi.

13. A partire dal 2014, per chi vende e fornisce beni/servizi ci saranno obblighi (di diverso tipo a seconda dei casi) per l’utilizzo dei pagamenti elettronici.

14. Tutte le comunicazioni dei processi civili dovranno essere effettuate per via telematica, se i soggetti coinvolti risulteranno in possesso di un indirizzo PEC.

15. Sempre con la PEC sarà possibile effettuare le principali comunicazioni legate alle procedure fallimentari.

16. Per favorire la costruzione di nuove infrastrutture, è stato introdotto un credito di imposta come contributo pubblico per realizzare opere strategiche e con costi superiori ai 500 milioni di euro. Il credito potrà arrivare fino al limite massimo del 50 per cento a valere sull’IRES e sull’IRAP.

17. Le startup (le imprese innovative in fase di avviamento) avranno a disposizione incentivi e fondi per 200 milioni di euro. L’impegno economico sarà poi di 110 milioni di euro ogni anno. I privati potranno investire nelle startup ottenendo detrazioni sul loro reddito imponibile.

18. Sono introdotte per la prima volta definizioni e riferimenti specifici alle startup nel nostro ordinamento. Avranno un’apposita sezione nel Registro delle imprese, così da rendere anche più trasparente il sistema degli incentivi pubblici.

19. Le startup potranno avviare rapporti lavorativi subordinati ad alta flessibilità operativa, nella loro fase di avvio, con contratti di lavoro a tempo determinato con durata variabile tra 6 e 36 mesi. Dopo il tempo massimo di 48 mesi il rapporto di lavoro diventa indeterminato.

20. Saranno avviate campagne di sensibilizzazione sulle opportunità offerte per le startup e il ministro dello Sviluppo economico dovrà presentare ogni anno una relazione sull’andamento dell’iniziativa.

Il decreto sanità in 15 punti, brevi
La spending review in 22 punti, brevi

foto: Mauro Scrobogna / LaPresse