• Italia
  • Domenica 30 settembre 2012

Breve storia delle primarie in Italia

Esistono solo da sette anni, ma sono state usate molto, con regole e esiti diversi: un ripasso, ora che sono di nuovo di attualità

di Giulia Siviero - @glsiviero

© Mauro Scrobogna / LaPresse
25-10-2009 Roma
Politica
Partito democratico – primarie PD
Nella foto:elettori ai seggi
Primary election for italian Democratic Party to elect the new Secretary General
 voters at polling station

© Mauro Scrobogna / LaPresse
25-10-2009 Roma
Politica
Partito democratico – primarie PD
Nella foto:elettori ai seggi
Primary election for italian Democratic Party to elect the new Secretary General
voters at polling station

Le elezioni primarie – al centro del dibattito politico di questi giorni, almeno a sinistra – sono uno strumento per favorire la partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla scelta dei candidati, che successivamente prenderanno parte alle elezioni e andranno a ricoprire cariche pubbliche: contro un sistema che, con un movimento esattamente contrario, prevede invece la scelta tra candidati stabiliti e imposti dai partiti stessi. Le elezioni primarie, così concepite, sono nate come sistema locale negli Stati Uniti, all’interno dei movimenti progressisti alla fine del 1800. Ne esistono di diverse tipologie e nel tempo si sono svolte in Europa e in molte altre parti del mondo.

In Italia, le elezioni primarie sono state promosse da Arturo Parisi e Romano Prodi in occasione delle regionali del 2005. Ma il primo e il più importante esempio di elezione primaria nazionale si è svolta il 16 ottobre di quello stesso anno, quando l’Unione (nata nel 2005 dalla coalizione dei partiti del centro-sinistra italiano) ha proposto agli elettori di scegliere il candidato alla Presidenza del Consiglio per le elezioni politiche del 2006.

Vinse Romano Prodi, che poi vinse anche le elezioni e formò il secondo governo guidato da lui, in carica fino al 7 maggio 2008. Nell’introduzione al primo documento sulle regole delle primarie, Arturo Parisi diceva:

La “Primaria 2005″ è lo strumento scelto dalle forze politiche aderenti all’UNIONE del centrosinistra italiano per l’individuazione di un candidato comune alla carica di Presidente del Consiglio per la prossima legislatura. La “Primaria 2005″ è una iniziativa assolutamente nuova, destinata a restare nella storia politica del nostro Paese; è la prima volta, infatti, che le scelte fondamentali riguardanti il governo vengono affidate direttamente ai cittadini.

La coalizione di centrodestra in Italia non si è mai affidata alle elezioni primarie per scegliere i propri candidati (se non in qualche elezione amministrativa). All’interno della Casa delle Libertà il ricorso alle primarie fu chiesto per la prima volta da Marco Follini (a quel tempo nell’UdC) nel 2006, ma non ebbe un esito positivo. Il centrosinistra, invece, le ha utilizzate per eleggere quasi ogni carica, dal segretario del partito al candidato sindaco al candidato premier.

Le primarie alle regionali 
Nel 2005, la coalizione dei partiti di centrosinistra riuniti nell’Unione organizzò elezioni primarie per la scelta dei candidati alla presidenza di due Regioni, la Puglia e la Calabria. In Puglia si presentarono il deputato di Rifondazione Comunista Nichi Vendola e Francesco Boccia, della Margherita: votarono 79.296 persone e vinse Vendola con il 50,9 per cento dei voti. Vendola diventò poi presidente, battendo alle elezioni Raffaele Fitto. La sfida tra Vendola e Boccia si ripeté cinque anni dopo, nel 2010, con il medesimo risultato: Vendola fu riconfermato candidato del centrosinistra per la presidenza della Puglia e vinse di nuovo le elezioni.

Nel 2005, in Calabria, vinse le primarie (e venne eletto Presidente della Regione con il 59 per cento dei voti) Agazio Loiero. Il 4 dicembre del 2005 fu Rita Borsellino (prima donna) a rappresentare l’Unione contro il candidato di centro-destra Totò Cuffaro per la presidenza della Regione Sicilia: alle primarie Rita Borsellino ottenne il 66,9 per cento delle preferenze superando Ferdinando Latteri, rettore dell’Università di Catania e candidato proposto dalla Margherita.

La scelta del candidato presidente del Consiglio
Come dicevamo, il 16 ottobre del 2005 si svolsero le elezioni primarie del centrosinistra per la scelta del candidato Presidente del Consiglio. Le regole per le candidature prevedevano che non si potessero presentare «coloro che nel corso dell’attuale legislatura abbiano svolto attività politica a sostegno del centrodestra» e si potevano invece presentare tutti coloro che erano «in possesso dei requisiti per votare e per essere eletti», accompagnando la propria candidatura con:

(…) almeno diecimila e non oltre ventimila sottoscrizioni di cittadini che godano dell’elettorato attivo per le elezioni della Camera dei Deputati e che sottoscrivano il “Progetto” politico dell’Unione. Tali sottoscrizioni devono essere raccolte su appositi moduli in almeno 10 diverse Regioni con almeno 1.000 sottoscrizioni in ciascuna Regione (500 nelle Regioni con meno di un milione di abitanti e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano).

Potevano votare, anche in mancanza di tessera elettorale, gli immigrati residenti da 3 anni in Italia, gli studenti e i lavoratori «domiciliati fuori della provincia di residenza, a condizione che si siano registrati entro il 7 ottobre 2005 in appositi elenchi predisposti dagli Uffici provinciali tecnico-amministrativi», i giovani di diciotto anni e gli italiani all’estero. Per votare, gli elettori dovevano recarsi al seggio con un documento di identità e la tessera elettorale, sottoscrivere il “Progetto” dell’Unione e versare un euro.

Alle primarie dell’ottobre 2005 parteciparono circa 4 milioni e 307 mila persone (circa un decimo dell’elettorato nazionale) e si presentarono sette candidati: Fausto Bertinotti, Antonio Di Pietro, Clemente Mastella, l’indipendente Simona Panzino, Alfonso Pecoraro Scanio, Romano Prodi e Ivan Scalfarotto. I risultati ufficiali furono:

Romano Prodi 3.181.686 voti, pari al 74,17 per cento
Fausto Bertinotti 630.042, pari al 14,69 per cento
Clemente Mastella 195.650, pari al 4,56 per cento
Antonio Di Pietro 140.617, pari al 3,28 per cento
Alfonso Pecoraro Scanio 95.142, pari al 2,22 per cento
Ivan Scalfarotto 26.766, pari allo 0,62 per cento
Simona Panzino 19.605, pari allo 0,46 per cento

Le primarie per la scelta del candidato sindaco
Le primarie per la scelta di un candidato sindaco fecero il loro esordio a Milano il 29 gennaio del 2006, quando l’ex prefetto Bruno Ferrante vinse contro Dario Fo (appoggiato da Rifondazione Comunista), Milly Moratti (sostenuta dai Verdi) e Davide Corritore (indipendente). Da lì in poi, le primarie in vista delle amministrative sono diventate uno strumento molto diffuso, in alcuni casi anche nel centrodestra. Tra le vittorie più recenti ci sono quella di Giuliano Pisapia a Milano nel 2010, di Piero Fassino a Torino (entrambi hanno vinto anche le elezioni), o di Marco Doria a Genova nel 2012. Una storia parecchio intricata, in linea con le tradizioni della politica dell’isola, sono state quelle di Palermo, sempre nel 2012.

(Francesco Piccolo e il prezzo delle primarie)

Le primarie per la scelta del segretario
Il 14 ottobre del 2007, come atto costituente del Partito Democratico venne scelto lo strumento delle primarie per eleggere il segretario nazionale e i segretari regionali: votarono più di 3 milioni e 500 mila persone. Questa elezione (conosciuta con il nome di Primarie del Partito Democratico) non può in realtà essere considerata una vera e propria elezione primaria, perché non portò alla scelta di un candidato che dovesse poi ricoprire una carica pubblica. Nel 2007 vinse Walter Veltroni con 2.667.000 voti (il 75,8 per cento dei consensi), seguito da Rosy Bindi (12,9 per cento) e Enrico Letta (11,1 per cento).

Nel 2009 si votò ancora per eleggere il segretario del partito, dopo le dimissioni di Veltroni a febbraio. Si candidarono Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino. Poteva votare chi aveva almeno 16 anni ed era cittadino italiano, cittadino di un paese europeo con residenza in Italia, oppure cittadino di un altro paese con permesso di soggiorno in Italia. Al seggio bisognava presentare un documento d’identità e la tessera elettorale, e versare due euro. Nel 2009 vinse Bersani con il 53,15 per cento dei voti, seguito da Franceschini (34,31) e Marino (12,54).

Le regole
In Italia le elezioni primarie non sono regolamentate per legge a livello nazionale, come ad esempio negli Stati Uniti. A stabilirne le regole sono state le forze politiche che le hanno promosse e, di volta in volta, hanno subito delle modifiche: le primarie nazionali di ottobre 2005 e quelle regionali in Puglia, ad esempio, ebbero una forma aperta (chiunque poteva andare a votare), quelle in Calabria sempre nel 2005 si svolsero invece in forma diversa, essendo limitate agli iscritti dei partiti della coalizione.

In Toscana esiste però una legge regionale (la numero 70 del 17 dicembre 2004) detta “Norme per la selezione dei candidati e delle candidate alle elezioni per il Consiglio Regionale e alla carica di Presidente della Giunta Regionale”, poi modificata dalla legge regionale numero 16 del 27 gennaio 2005. Questa legge consente formalmente ai partiti di organizzare elezioni primarie per la scelta dei candidati in ambito regionale e nelle circoscrizioni locali, e propone anche un regolamento comune per lo svolgimento.