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  • Martedì 25 settembre 2012

La “tassa” sui cattolici in Germania

I vescovi tedeschi hanno deciso che chi non parteciperà al finanziamento delle attività religiose non potrà avere accesso ai sacramenti

BERLIN, GERMANY – APRIL 27: Nikolaus Schneider (R), Chairman of the Council of the Evangelical Church in Germany (EKD), appoints Margot Kaessmann as the new ambassador of the Lutheran Church, at the Kaiser-Wilhelm Memorial Church on April 27, 2012 in Berlin, Germany. Kaessmann headed the Evangelical Church in Germany (EKD), the country’s federation of Lutheran and Protestant churches and Germany’s main Protestant organization, until she resigned after she was caught drink driving in 2009. (Photo by Carsten Koall/Getty Images)

BERLIN, GERMANY – APRIL 27: Nikolaus Schneider (R), Chairman of the Council of the Evangelical Church in Germany (EKD), appoints Margot Kaessmann as the new ambassador of the Lutheran Church, at the Kaiser-Wilhelm Memorial Church on April 27, 2012 in Berlin, Germany. Kaessmann headed the Evangelical Church in Germany (EKD), the country’s federation of Lutheran and Protestant churches and Germany’s main Protestant organization, until she resigned after she was caught drink driving in 2009. (Photo by Carsten Koall/Getty Images)

La Conferenza episcopale dei vescovi della Germania ha stabilito ieri che i fedeli cattolici dovranno pagare la Kir­chen­steuer, una somma da pagare alla Chiesa se si è iscritti all’anagrafe come cattolici. La “tassa” si paga direttamente alla Chiesa e sarà calcolata in base al proprio reddito annuo. In Germania, tutti i fedeli praticanti appartenenti alle varie religioni possono decidere di registrarsi come cattolici, protestanti o ebrei.

Già oggi i credenti pagano una tassa dell’8-9 per cento in base al proprio reddito annuale ed è una norma introdotta nel diciannovesimo secolo, per compensare la nazionalizzazione delle proprietà religiose. L’addizionale, decisa dalla Conferenza episcopale, varierà tra l’8 per cento e il 9 per cento e si aggiunge alla quota esistente. Chi non la pagherà sarà escluso dal registro dei cattolici nell’anagrafe e dalla comunità: non potrà avere accesso ai sacramenti durante la messa e alle funzioni dei funerali.

I cattolici tedeschi sono circa il 30 per cento della popolazione (24 milioni), ma negli ultimi anni c’è stato un gran numero di abbandoni: nel 2010 sono stati 181 mila e nel 2011 c’è stato il picco con oltre 200 mila autoesclusioni. La media è di 100 mila all’anno. Molti fedeli hanno smesso di essere cattolici praticanti dopo la rivelazione di alcuni scandali di abusi sessuali e pedofilia, in cui sono stati coinvolti i sacerdoti tedeschi. Altri invece si sono cancellati dal registro dell’anagrafe proprio per non pagare la tassa.

La norma contenuta nel decreto è stata approvata anche dal Vaticano: lo scopo è di fermare il crescente rifiuto, da parte dei cattolici tedeschi, di mantenere la Chiesa pagando un contributo o versando periodicamente delle offerte. Il decreto stabilisce, in sostanza, che non sarà più possibile distinguere un’appartenenza spirituale da un’appartenenza civile. In caso di abbandono, saranno i sacerdoti di ogni diocesi a poter contattare i fedeli che decidono di togliersi dall’elenco dell’anagrafe.

Si stima che la tassa potrà portare alla Chiesa 4,3 miliardi di euro, se tutti i cattolici registrati decideranno di pagarla. Se non la si vorrà pagare si potrà fare richiesta all’ufficio dell’anagrafe e si otterrà l’esenzione. I cattolici che non pagheranno la tassa, oltre a non poter ricevere i sacramenti, non potranno neanche lavorare nelle istituzioni cattoliche, nelle scuole di loro proprietà e in alcuni ospedali. E senza un «segno di pentimento prima della morte» a loro potrebbe anche essere rifiutata la sepoltura religiosa, si spiega nel decreto. Inoltre, per questo tipo di questioni i tedeschi non possono rivolgersi alla giustizia civile: per casi simili, in passato, è stato deciso che si tratta di questioni interne alla Chiesa.

Foto: Carsten Koall/Getty Images