Quelli che sono stati sulla Luna

E ci hanno giocato a golf, contrabbandato francobolli, lanciato giavellotti, deposto statuette, fotografie di famiglia e molto altro

Gli esseri umani che hanno messo piede su un corpo celeste diverso dalla Terra sono solo dodici, e il primo, Neil Armstrong, è morto ieri a 82 anni. Lo hanno fatto in un arco di tempo molto ridotto: tra il 1969 e il 1972, un’epoca in cui il più potente computer non lo era abbastanza da far funzionare il videogioco Tetris.

I 12 sono tutti americani, tra loro non c’è nessuna donna ed erano tutti militari (della marina o dell’aviazione) tranne uno. Undici di loro sono nati tra il 1930 e il 1935, mentre uno soltanto è nato nel 1923 e ha quindi il primato di uomo più vecchio mai atterrato sulla Luna. I 12 astronauti sono arrivati sulla Luna nel corso di sei missioni: due nel 1969, due nel 1971 e due nel 1972. Durante ogni missione il comandante scendeva per primo, seguito dal pilota del modulo lunare, mentre un terzo membro dell’equipaggio restava in orbita, senza scendere sulla Luna.

Neil Armstrong (1930 – 2012) e Buzz Aldrin (1930), Apollo 11
La missione Apollo 11 partì il 16 luglio 1969 dalla Florida e allunò il 20 luglio. Il 21 luglio la missione lasciò l’orbita della Luna. Dopo essere ammarati nell’oceano Pacifico il 24 luglio, gli astronauti vennero chiusi in quarantena fino al 10 agosto, nel timore che sulla Luna fossero stati contaminati da qualche sconosciuto agente patogeno.

Nel 1971, due anni dopo la missione, Armstrong abbandonò la NASA e lavorò per alcuni anni all’università di Cincinnati. Lavorò anche come testimonial di diverse aziende, tra cui Chrysler. Quando gli venne domandato quale fosse il suo atteggiamento religioso, rispose che era deista (cioè credeva in un’intelligenza divina, ma non in alcuna specifica religione o rito religioso).

Edwin “Buzz” Aldrin si è ritirato dalla NASA nel 1973 e ha avuto per quindici anni problemi di alcolismo e depressione. Dopo il suo congedo, Aldrin ha lavorato come promotore dei viaggi spaziali e ha scritto due libri (Ritorno alla Terra e Magnifica desolazione, che furono le sue prime parole appena sceso sulla superficie lunare, subito dopo Armstrong). Nel 2002 Aldrin venne attirato in un albergo di Beverly Hills con la scusa di un’intervista con una TV giapponese per bambini. Quando arrivò venne raggiunto da Bart Sibrel, un cospirazionista che sostiene che la missione Apollo 11 è un falso, e da una troupe cinematografica. Sibrel gli chiese di giurare sulla Bibbia di essere stato davvero sulla Luna e Aldrin lo colpì in faccia con un pugno. La polizia stabilì che Aldrin era stato provocato e il caso fu archiviato.

Charles Conrad (1930 – 1999) e Alan Bean (1932), Apollo 12
La missione Apollo 12 partì il 14 novembre 1969, rimase sulla superficie lunare per 31 ore e ritornò sulla Terra il 24 novembre. Era una missione di tipo H, cioè replicava tempi, mezzi e modi della missione Apollo 11. Il team di riserva, che era composto da piloti dell’aeronautica, fece alcuni scherzi ai membri della missione, tutti piloti della marina. Il migliore fu riuscire a inserire nella “lista di cose fare”, inserita nel polso della tuta dei due astronauti, una serie di fotografie di playboy. Come ad esempio quella di Cynthia Myers, miss dicembre 1968, accompagnata dalla scritta “Non dimenticare – descrivere le protuberanze”.

Il comandante della missione, Charles, detto Pete, Conrad, da piccolo dovette combattere la dislessia e fallì il primo tentativo di entrare nella NASA perché si rifiutò di sottoporsi ai numerosi test medici. Dopo aver dato le dimissioni dalla NASA lavorò per alcuni anni nell’industria aerospaziale. Morì nel 1999 in seguito ad un incidente in motocicletta. Quando fece il primo passo sulla Luna (era il terzo uomo a metterci piede) disse: “Forse per Neil è stato piccolo, ma per me è gigantesco”.

Alan Bean si definì il più pauroso di tutti gli astronauti e confermò la sua modestia molti anni dopo la missione dichiarando: “Qualcuno doveva andare ed è successo che scegliessero me”. A differenza dei suoi predecessori, rimase diversi anni nella NASA dopo la missione (fino al 1981). Dopo le dimissioni si dedicò alla pittura: in un certo senso, quindi, è l’unico artista ad essere mai sceso sulla Luna.

Alan Shepard (1923 – 1998) e Edgar Mitchell (1930), Apollo 14
La missione Apollo 14 partì un anno dopo l’Apollo 13 – la missione che fu interrotta da un guasto che impedì l’allunaggio e rese problematico il ritorno, raccontata nell’omonimo film di Ron Howard. Apollo 14 partì il 31 gennaio e tornò sulla Terra il 9 febbraio. Fu l’ultima missione della stessa tipologia delle prima due, con un tempo di permanenza sulla Luna di una trentina di ore circa. La missione è famosa per aver dato luogo alla prima partita di golf nello spazio. Shepard riuscì a portare sul veicolo un set di mazze da golf e due pallini che spedì, sostenne, a miglia e miglia di distanza (secondo alcune stime però non arrivarono oltre i 400 metri).

Alan Shepard era il più vecchio astronauta della NASA e, a 47 anni, è stato l’uomo più anziano ad aver messo piede sulla Luna. Prima della missione lunare, Shepard era stato anche il secondo uomo nello spazio, arrivato in orbita meno di un mese dopo Yuri Gagarin. Dopo quel viaggio gli venne diagnosticata la sindrome di Méniére, una malattia che colpisce l’orecchio interno e danneggia l’equilibrio. Dal 1959 venne radiato dal servizio attivo, ma un’operazione fortunata gli permise di partecipare come comandante alla missione Apollo 14. Nel 1998 morì di leucemia.

Anche Mitchell ha un primato sportivo, perché dopo i lanci di Shepard raccolse un’asta per misurazioni e la lanciò, compiendo così il primo “lancio del giavellotto” nello spazio. Mitchell era molto eccitato per aver raggiunto la superficie lunare e le sue prime parole sulla Luna furono: “Credo che mi abbiano messo dello champagne nell’acqua”. Mitchell è uno dei pochi astronauti a credere negli alieni e dopo il suo ritiro dalla NASA ha aperto un centro di ricerca su fenomeni psichici. Mitchell sostiene che nel 2004 un ragazzo di Vancouver, noto con lo pseudonimo di Adam Dreamhealer, lo ha curato a distanza da un tumore al fegato.

David Scott (1932) e James Irwing (1930 – 1991), Apollo 15
Apollo 15 fu la prima missione di tipo J, cioè che non replicò i tempi e i mezzi della prima missione, l’Apollo 11. Gli astronauti rimasero sulla Luna per tre giorni e per la prima volta portarono sulla Luna un veicolo, il Rover lunare, che poteva trasportare entrambi gli astronauti e il loro equipaggiamento a 12 chilometri all’ora. La missione fu messa in ombra dallo scandalo dei francobolli, di cui fu responsabile il comandante, e dallo scandalo della statuetta, cioè la deposizione sulla Luna di una statuetta non autorizzata, per commemorare gli astronauti morti nell’esplorazione spaziale. Il produttore della statuetta tentò di vendere delle repliche, ma alla fine desistette.

Il comandante David Scott fu il primo uomo a guidare un veicolo su ruote sulla Luna e il primo uomo a venir coinvolto in uno scandalo finanziario che riguardava la Luna. Scott portò durante la missione, di nascosto, 398 francobolli commemorativi che poi firmò e vendette a uno stampatore tedesco. Quando il caso venne alla luce si giustificò dicendo che i proventi erano andati ad una fondazione benefica. Scott dimostrò anche che la teoria di Galileo era esatta, facendo cadere una piuma e un martello sulla superficie lunare e verificando che toccavano il suolo nello stesso istante.

James Irwing fu uno degli autori dello scherzo di Playboy agli astronauti dell’Apollo 12, ma il viaggio sulla Luna cambiò queste sue abitudini. Lasciata la superficie lunare, sulla via del ritorno, ebbe un leggero attacco cardiaco, seguito da uno più forte a circa due mesi dalla fine delle missione. A quel punto dichiarò che aveva percepito Dio mentre si trovava sulla Luna, abbandonò la NASA e creò la fondazione religiosa High Flight, il cui motto è “Gesù che cammina sulla Terra è più importante dell’uomo che cammina sulla Luna”. Negli ultimi vent’anni della sua vita, Irwing si recò più volte sul monte Ararat in Turchia alla ricerca dell’arca di Noè. Nel 1991 morì a causa di un attacco di cuore.

John Youg (1930) e Charles M. Duke (1935), Apollo 16
La missione Apollo 16 fu la penultima missione con personale umano sulla Luna. Fu una missione di tipo J, quindi molto simile a quella dell’Apollo 15 (francobolli a parte). Gli astronauti rimasero sulla superficie lunare per qualche ora in meno rispetto all’Apollo 15 e percorsero con il nuovo rover 26 chilometri, raccogliendo poco meno di cento chili di rocce.

John Young fu l’uomo con il battito cardiaco più lento dell’intera storia del programma Apollo: nel momento del lancio aveva appena 70 battiti al minuto (cioè il numero di battiti medi di un uomo seduto e a riposo). Young era tranquillo probabilmente perché era il veterano con la carriera più lunga nella NASA, con all’attivo 42 anni di attività e 6 voli spaziali. Si è ritirato dalla NASA soltanto nel 2004.

Charles Duke arrivò sulla Luna quando aveva 37 anni e questo ha fatto di lui l’uomo più giovane ad aver mai camminato sul nostro satellite. Duke ha abbandonato sulla Luna una fotografia incorniciata con sua moglie e i suoi due figli. Anche Duke ha scoperto la religione dopo il suo viaggio, ma non si è interessato all’arca di Noè preferendo il volontariato e portando conforto religioso ai carcerati.

Eugene Cernan (1934) e Harrison Schmitt (1935), Apollo 17
L’ultima missione sulla Luna fu simile alle due che l’avevano preceduta, differendo principalmente per la quantità di esperimenti che vennero portati avanti. Come, per esempio, l’esperimento sui misteriosi granelli di luce che gli astronauti del programma Apollo avevano riportato di aver visto anche con le palpebre chiuse: l’esperimento provò che si trattava di “raggi cosmici”, cioè particelle subatomiche cariche elettricamente che colpivano la retina anche ad occhi chiusi.

Eugene Cernan è, fino ad ora, l’ultimo uomo sulla Luna, visto che fu lui a rientrare per ultimo nel modulo lunare: per essere precisi, l’ultimo ad averci messo piede fu il suo compagno di missione Schmitt, che scese dopo di lui dal modulo. Le ultime parole di Cernan, che sono tutt’ora le ultime parole dette da un uomo sulla superficie lunare, furono: “Ce ne andiamo come siamo arrivati e come, a Dio piacendo, torneremo: in pace e portando speranza per tutto il genere umano. Che Dio protegga il viaggio dell’Apollo 17”. Anche Cernan, come quasi tutti gli uomini che visitarono la Luna, lasciò molto presto la NASA e nel 1976 si mise in affari.

Schmitt fu il primo e unico geologo e l’unico non militare a raggiungere la Luna ed è anche l’autore della fotografia più riprodotta della Terra vista dalla Luna, la cosidetta “Blue Marble“. Anche lui, pochi anni dopo il suo viaggio, si ritirò dalla NASA e per un mandato fu senatore del New Mexico al Congresso degli Stati Uniti, con il partito repubblicano. La sua visione conservatrice del mondo è stata riassunta in un’intervista del 2009 in cui ha spiegato come, secondo lui, il movimento ambientalista sia l’erede naturale del comunismo sovietico.