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  • Venerdì 17 agosto 2012

Di che cosa è accusato Assange?

Perché la Svezia vuole il fondatore di Wikileaks, perché lo vuole il Regno Unito e perché, forse, lo vogliono anche gli Stati Uniti, spiegato bene

Da ieri si è tornati a leggere in giro cose un po’ confuse sul motivo per cui Julian Assange è ricercato in Svezia e perché il Regno Unito vuole arrestarlo. Dal punto di vista giuridico, il suo caso è estremamente complicato, anche dopo la decisione di ieri dell’Ecuador di concedergli asilo diplomatico nella sua ambasciata di Londra.

Perché il Regno Unito vuole Assange
La mattina dell’8 dicembre 2010 Assange si presentò a una stazione di polizia di Londra, dopo che contro di lui venne emesso un mandato di arresto europeo e internazionale da parte dell’Interpol, su richiesta delle autorità svedesi. Dopo una prima udienza il giorno stesso, Assange rimase in carcere fino al 16 dicembre. Quel giorno gli vennero concessi gli arresti domiciliari in attesa del processo, dietro il pagamento di circa 250.000 euro di cauzione. Assange andò a stare nella casa di campagna di un suo amico e sostenitore.

Il processo giudiziario britannico per stabilire se Assange dovesse essere consegnato alla Svezia andò avanti parecchi mesi, con diversi ricorsi da una parte e dall’altra. L’ultimo appello, davanti alla Corte suprema britannica, venne respinto il 14 giugno, e venne stabilito che, a meno di una decisione contraria della Corte europea per i diritti umani, Assange dovesse prendere l’aereo per la Svezia per consegnarsi alle autorità di quel paese entro la mezzanotte del 7 luglio. Il 19 giugno, Assange si è rifugiato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra e ha fatto richiesta di asilo politico, accettata ieri.

Davanti alla porta dell’ambasciata, che sta in un appartamento al piano terra del numero 3 di Hans Crescent, poche centinaia di metri a sud di Hyde Park, si trovano da giorni, 24 ore su 24, agenti della polizia britannica, per eseguire l’arresto non appena Assange mettesse piede sul territorio del Regno Unito.

Perché la Svezia vuole Assange
L’11 agosto 2010 Julian Assange arrivò in Svezia per tenere una conferenza organizzata da una attivista dei socialdemocratici svedesi, chiamata dalla stampa e dalle carte dell’inchiesta della polizia svedese “signorina A”. Assange era ospite a casa sua e la notte successiva alla conferenza – che si tenne il 14 agosto – i due fecero sesso. Secondo diverse ricostruzioni, durante quel rapporto il preservativo si ruppe, e la donna ha accusato Assange di aver usato il peso del suo corpo per tenerla ferma e continuare il rapporto. Pochi giorni dopo, Assange ebbe rapporti sessuali anche con un’altra donna, incontrata alla stessa conferenza e chiamata “signorina W”. Le due donne si conoscevano.

Il 18 agosto Assange fece domanda per un permesso di soggiorno in Svezia, probabilmente con l’intenzione di creare una sede di WikiLeaks nel paese: all’epoca anche i server di Wikileaks erano collocati in Svezia, paese di lunga tradizione liberale e di rispetto nei confronti della stampa (la domanda di Assange venne respinta a metà ottobre). Pochi giorni dopo, la sera di venerdì 20 agosto, le autorità svedesi fecero sapere che era stato emanato un mandato di arresto per Assange con due separati capi d’accusa, sulla base delle denunce di A e W, uno per molestie sessuali e uno per stupro.

Secondo le ricostruzioni, entrambe le donne si sarebbero rivolte alla polizia per sapere se era possibile costringere Assange a fare un test dell’HIV, raccontando come erano andate le cose. Il poliziotto di turno avrebbero concluso, sulla base del loro racconto, che il comportamento di Assange costituiva reato. Parlando con un giornale svedese, la signorina A disse pochi giorni dopo che i rapporti con Assange “erano iniziati con il loro consenso ma in seguito si erano trasformati in rapporti non consenzienti”: sia con l’uso della violenza da parte di Assange che con il rifiuto di indossare un profilattico.

Il primo mandato di arresto venne ritirato quasi subito, il 21 agosto, per una decisione del capo dell’organo dell’accusa a Stoccolma che fece cadere l’accusa di stupro e quindi l’obbligo di arresto, anche se le indagini per l’accusa di molestie proseguivano. Il 31 agosto Assange venne interrogato per un’ora dalla polizia a Stoccolma e gli vennero notificate formalmente le accuse.

Con una decisione inusuale, il primo settembre 2010 un membro di più alto grado dell’Åklagarmyndigheten, l’organo della pubblica accusa in Svezia, Marianne Ny, a capo del dipartimento sui crimini sessuali, decise di riaprire le indagini con l’ipotesi di reato di stupro contro Assange, ma senza richiedere subito l’arresto. Questo venne invece richiesto di nuovo, per stupro, molestie sessuali e coercizione illegittima, il 18 novembre, quando Assange si era già spostato a Londra nella sua vita fatta di brevi soggiorni in diversi paesi del mondo.

Due giorni dopo, il 20 novembre 2010, le autorità svedesi ottennero dall’Interpol un mandato di arresto internazionale contro Assange, mandato che, come specifica oggi l’homepage del sito dell’Interpol, è ancora valido da allora nonostante l’accoglimento della richiesta di asilo da parte dell’Ecuador.

Le autorità svedesi hanno emesso contro Assange un mandato di arresto europeo, strumento utilizzato con discreta frequenza (diverse migliaia di casi ogni anno) e che ha immediato valore in tutti i paesi dell’Unione Europea. È in vigore dal 2004 e sostituisce, in tutta l’UE, l’estradizione. Non è quindi corretto, a voler fare i precisi, dire che Assange deve essere “estradato” in Svezia: tutti i paesi dell’UE, una volta che viene emesso un mandato di arresto europeo, sono tenuti a “riconoscere, ipso facto, e dopo controlli minimi, la domanda di consegna di una persona formulata dall’autorità giudiziaria di un altro Stato membro”.

Il mandato di arresto europeo può essere utilizzato solo quando si deve celebrare il processo, quando bisogna eseguire un’ordinanza di custodia, oppure quando l’interessato deve scontare una pena carceraria. Non è quindi corretto dire che le autorità svedesi vogliono Assange solo per interrogarlo, dato che è certo che contro di lui si aprirà un processo con le tre accuse già ricordate di stupro, molestie sessuali e una sorta di “coercizione illegittima”, un reato più generale che significa aver fatto pressioni fisiche e/o psicologiche per obbligare qualcuno a fare qualcosa.

Ci si può chiedere perché il processo contro Assange non possa andare avanti senza di lui, ma questo non è possibile dato l’ordinamento giuridico svedese, che prevede che l’imputato debba necessariamente essere presente alla prima udienza, chiamata häktningsförhandling. Come accade per molti paesi che seguono il diritto consuetudinario – come il Regno Unito, e in parte anche la Svezia – non è possibile cominciare un processo contro una persona in sua assenza.

E gli Stati Uniti?
Assange ha richiesto asilo nell’ambasciata dell’Ecuador sulla base dei timori di essere estradato negli Stati Uniti, una volta messo sotto processo in Svezia, per la rivelazione di enormi quantità di documenti riservati statunitensi negli scorsi anni, all’interno del progetto WikiLeaks. Lui e i suoi legali hanno fatto riferimento spesso alle pesanti condanne a cui potrebbe andare incontro negli Stati Uniti e persino alla pena di morte, anche se la Corte europea per i diritti umani impedisce l’estradizione all’estero se esiste il rischio di una condanna a morte (invocata, nel caso di Assange, da tutta una serie di personaggi statunitensi noti per essere molto conservatori, dall’ex candidato presidenziale Mike Huckabee al commentatore Bill Kristol).

Negli ultimi mesi ci sono state voci piuttosto frequenti, ma mai confermate, che negli Stati Uniti sia già stata emessa o sia in corso di valutazione un’accusa per spionaggio contro Assange, mossa direttamente dal Dipartimento della Giustizia statunitense. Secondo quanto disse uno degli avvocati di Assange, si sarebbe tenuta un’udienza segreta di un grand jury ad Alexandria, in Virginia. Il grand jury è un collegio di una ventina di membri, usato quasi solo negli Stati Uniti per valutare atti d’accusa in casi molto particolari. Svolge i suoi procedimenti in segreto, può svolgere indagini e sentire testimoni, non è presieduto da un giudice e non richiede la presenza degli avvocati della difesa. Il ministro della Giustizia statunitense, Eric Holder, disse a dicembre 2010 di avere autorizzato azioni “significative” a proposito di un’indagine su WikiLeaks, la vicenda per cui è detenuto da oltre due anni il soldato statunitense Bradley Manning.

Oltre a questi sospetti mai confermati, alcune email rese pubbliche dalla stessa WikiLeaks e provenienti dalla Stratfor, una grande società specializzata in intelligence con sede a Austin, Texas, contengono anche un passaggio in cui il vicepresidente della società dice di essere in possesso di un “atto di accusa sigillato” contro Assange, pronto a essere reso pubblico quando i procedimenti legali in Svezia e Regno Unito saranno arrivati a una conclusione.