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  • Giovedì 9 agosto 2012

Che cos’è l’EPO

La sostanza che ha portato alla squalifica di Schwazer è un farmaco scoperto da pochi anni, che ha cambiato il doping tra gli sportivi

L’atleta italiano Alex Schwazer, 27 anni, è stato escluso dalle Olimpiadi per doping lo scorso 6 agosto. Schwazer ha 27 anni, è di Vipiteno ed è il campione olimpico in carica nella 50 km di marcia: ai Giochi di Pechino, oltre a vincere la medaglia d’oro, aveva ottenuto il record olimpico marciando in 3 ore, 37 minuti e 9 secondi. Schwazer, in un’intervista e in una conferenza stampa successive, ha ammesso di aver fatto uso di EPO, la sostanza vietata che ha causato la sua squalifica, che si sarebbe procurato da solo con un viaggio ad Antalya, in Turchia. L’EPO è una delle sostanze dopanti diventate più famose negli ultimi anni, soprattutto per una serie di casi celebri di doping nel ciclismo.

Che cos’è l’EPO e come funziona
L’eritropoietina, spesso abbreviata in EPO, è un ormone che controlla la produzione di globuli rossi nel sangue. È una proteina composta da circa 200 aminoacidi. Viene prodotta nei reni (nei neonati e nei feti, nel fegato) ma agisce soprattutto sulle cellule “progenitrici” dei globuli rossi, che si trovano nel midollo osseo. È stato scoperto che la sua azione è regolata attraverso un gene che si trova nel cromosoma numero 7 dell’uomo.

Senza l’eritropoietina non si avrebbe la produzione di globuli rossi, ma l’EPO opera anche in alcune altre funzioni biologiche, come i meccanismi del corpo per guarire le ferite.

L’EPO e il doping
Dal 1989 l’EPO è disponibile come farmaco, prodotta grazie a tecniche di ingegneria genetica. La molecola prodotta artificialmente si chiama eritropoietina ricombinante umana ed è indicata con la sigla rHuEPO. È un farmaco molto costoso, che viene assunto con iniezioni solitamente una volta ogni due o tre giorni, per poche settimane. Insieme all’EPO bisogna assumere anche del ferro.

(Dieci clamorosi casi di doping)

In medicina, l’EPO si usa per i pazienti che hanno un’insufficienza renale cronica e soffrono quindi di anemia (ovvero riduzioni dei globuli rossi). L’anemia è causata anche da altre gravi malattie e da alcune cure per il cancro, come la chemioterapia e la radioterapia. Il costo dei farmaci che contengono EPO, che sono di diversi tipi e vengono commercializzati in Italia principalmente col nome di Eprex o NeoRecormon, è di diverse centinaia di euro a confezione.

Dato che i globuli rossi servono a trasportare l’ossigeno ai tessuti corporei, in alcuni sport in cui è richiesta una grande resistenza, come il ciclismo, la corsa su lunghe distanze o lo sci di fondo, l’EPO è utilizzata fin dagli anni Novanta come sostanza dopante. Il suo utilizzo ha cambiato il doping, perché ha sostituito la complicata, vecchia e pericolosa pratica dell’autotrasfusione. In pratica, prima della diffusione dell’EPO, alcuni sportivi si facevano prelevare grandi quantità di sangue a settimane dalle gare. Il sangue veniva poi trattato per separare i globuli rossi, veniva congelato e poi iniettato di nuovo nell’atleta a breve distanza o durante le competizioni.

L’EPO e le sostanze simili – che fanno parte della lista delle sostanze proibite “in tutti i casi” dalla WADA, l’agenzia internazionale contro il doping – hanno alcune caratteristiche che ne rendono difficili i controlli: la sua emivita (il tempo in cui la quantità nel sangue si dimezza) è di circa 5 ore, e inizialmente era difficile distinguere l’EPO naturale da quella esogena (ovvero prodotta artificialmente).

(Il Tour de France e il doping)

Ci si serviva allora soprattutto di misure indirette, come la densità dei globuli rossi nel sangue (ematocrito, espresso in percentuale) o i livelli di emoglobina. Ma si trattava di misure non univoche, dato che i livelli di emoglobina e di ematocrito variano da atleta ad atleta e sono causati anche da fattori genetici. Nel ciclismo, se un atleta veniva trovato con un ematocrito superiore al 50 per cento veniva sospeso: Marco Pantani, nel 1999, venne squalificato dal Giro d’Italia per un valore di ematocrito del 52 per cento. Nel 2000 i controlli sono molto migliorati grazie a un test creato da un laboratorio francese, che si è dimostrato in grado di rilevare l’EPO esogena nelle urine anche a qualche giorno di distanza.

Da allora ci sono stati molti casi di doping che hanno fatto molto notizia, soprattutto nel mondo del ciclismo: uno dei casi più celebri fu quello dell’austriaco Bernard Kohl, che arrivò a sorpresa terzo nel Tour de France del 2008, ma venne poi squalificato perché trovato positivo all’EPO. Alcuni atleti, soprattutto dopo essere stati trovati positivi ai controlli, hanno parlato di un uso molto frequente dell’EPO nel mondo del ciclismo o hanno ammesso di averlo usato per gran parte della propria carriera, come fece nel 2010 lo statunitense Floyd Landis, vincitore di un Tour (vittoria poi revocata) nel 2006.

(Quanti casi di doping ci sono stati alle Olimpiadi?)

Come è noto, il doping si evolve, e anche piuttosto velocemente: dal 2007 è utilizzato come farmaco il CERA (Continuous Erythropoietin Receptor Activator), detto “EPO di terza generazione”, una molecola grande circa il doppio dell’eritropoietina e con effetti molto più prolungati. Il suo utilizzo come sostanza dopante è stato quasi immediato ed ha portato a diverse squalifiche recenti, come quelle dei ciclisti italiani Davide Rebellin (medaglia d’argento nel ciclismo su strada a Pechino 2008), Danilo Di Luca (secondo al Giro d’Italia 2009) e Riccardo Riccò (vincitore di due tappe al Tour del 2008).

L’utilizzo di queste sostanze, oltre a essere vietato, è anche molto rischioso, dato che l’aumento della densità di globuli rossi nel sangue ne aumenta la viscosità: il sangue si coagula più rapidamente, fatto che aumenta le possibilità di infarto e embolie polmonari. L’assunzione di EPO esogena, di per sé, potrebbe causare altri problemi dovuti a reazioni immunitarie, ma lo studio dei suoi effetti non è ancora arrivato a conclusioni certe.

Un manichino esposto lungo il percorso del Tour nel 2007. Lo Chablis è un celebre vino bianco.
foto: JOEL SAGET/AFP/Getty Images