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  • Mercoledì 8 agosto 2012

Come funziona la vela

Le cose da sapere per prepararsi alle prossime gare (mancano ancora tre medaglie da assegnare)

Elliot 6m crew Silja Lehtinen, Silka Kanerva and Mikaela Wulff, from Finland, train before an official practice race during the London 2012 Summer Olympics, Saturday, July 28, 2012, in Weymouth and Portland. (AP Photo/Bernat Armangue)
Elliot 6m crew Silja Lehtinen, Silka Kanerva and Mikaela Wulff, from Finland, train before an official practice race during the London 2012 Summer Olympics, Saturday, July 28, 2012, in Weymouth and Portland. (AP Photo/Bernat Armangue)

Il 5 luglio è uscito, per la casa editrice Isbn Edizioni, Olimpiadi, di David Goldblatt e Johnny Acton. Il libro è un’utile e rapida guida che dedica ogni capitolo a uno o più sport olimpici, spiegandone le regole, la storia e i motivi per cui seguirlo. Di seguito, il capitolo dedicato alla scherma. Su Bookrepublic si può acquistare il libro per intero a 8,99 euro o alcune sue parti a 0,99 centesimi, come quella dedicata alla canoa, canottaggio e vela. Qui invece il capitolo sul sollevamento pesi  e qui quello sulla scherma tratti dal libro.

Oggi alle 14 ci sarà la finale di vela maschile per la categoria 49er, in cui partecipano anche due italiani: Giuseppe Angilella e Gianfranco Sibello. Il programma delle gare più importanti di oggi (e le medaglie via via che arrivano) lo trovate qui

Vela
28 luglio-12 agosto 2012
Olympic Park Handball Arena
Qualificazioni e quarti di finale femminili
Olympic Park Basketball Arena
Quarti di finale maschili, semifinali e finali
Atleti: 336 | Medaglie d’oro in palio: 12

Presenza all’olimpiade
Uomini e donne dal 1900.

Formato olimpico
Nel 2012 ci saranno dieci gare, quattro maschili, quattro femminili e due aperte a entrambi, divise in diverse classi. Uomini e donne gareggeranno separatamente nel windsurf, nel Laser e nel 470. La classe Star è riservata solo agli uomini e la classe Elliott 6 metri solo alle donne. Aperte a entrambi i sessi sono la classe Finn e la classe 49er.

Favoriti
A Pechino 2008 la Gran Bretagna ha dominato il medagliere con quattro ori su undici. Nel 2012 gli equipaggi britannici saranno competitivi in tutte le classi. Altri equipaggi di rilevo sono la coppia olandese Lisa Westerhof e Lobke Berkhout, campionesse mondiali del 470, i loro colleghi australiani Mat Belcher e Malcolm Page, a loro volta campioni mondiali del 470, e la spagnola Blanca Manchon, favorita nel windsurf femminile. La Manchon dovrà vedersela tra le altre con la nostra Alessandra Sensini, giunta alla sua quinta Olimpiade e finora sempre andata a medaglia.

Medaglie d’oro ai Giochi
Gran Bretagna: 24
Stati Uniti: 19
Norvegia: 17
Italia: 3

Perché guardare la vela?

Un tempo riservata ad aristocratici e milionari, la vela olimpica è diventata negli ultimi decenni uno sport decisamente più aperto e democratico: l’attrezzatura standardizzata ha diminuito i costi di partecipazione, e sin dal debutto olimpico del 1900 lo sport è stato aperto a uomini e donne. Ciononostante, la vela conserva molto dello stile e del fascino delle sue origini altolocate e offre al tempo stesso uno spettacolo complesso e avvincente, che combina sofisticazione tattica e atletismo con l’imprevedibilità del vento e delle onde. Quello che non offre è un’esperienza degna di questo nome per gli spettatori dal vivo: come al solito, nel 2012 le regate si terranno talmente lontano dalla costa che il miglior posto per seguirle sarà la poltrona davanti al televisore.

Storia della vela

La parola «yacht» deriva dal termine olandese jaghte, a sua volta derivato dal verbo jagen, che significa «cacciare» o «inseguire». Nel Diciassettesimo secolo l’Olanda era probabilmente la prima potenza marittima del mondo, con flotte di velieri all’avanguardia che solcavano gli oceani sia per scopi commerciali che di guerra. Uno dei modi in cui gli olandesi spendevano le loro recenti fortune era dilettandosi di barche a casa propria: i più ricchi si divertivano a costruire jaghte sontuosamente equipaggiati per imbarcarsi in crociere aristocratiche, feste, parate e finte battaglie. Tuttavia, non li utilizzavano per gareggiare. Un’iniezione di spirito competitivo fu introdotta, manco a dirlo, dai britannici. Carlo II, che era in esilio in Olanda, quando nel 1660 la monarchia fu restaurata tornò a Londra su uno yacht donatogli dal principe di Orange. Carlo era estasiato dal suo nuovo giocattolo, e lo era altrettanto suo fratello minore, il duca di York. Tornati a casa, i due commissionarono ciascuno una versione della nave, chiamandola con il nome della propria moglie. I due vascelli gareggiarono tra loro nell’ottobre del 1661, e l’aristocrazia britannica seguì a ruota facendo regatare i propri yacht sui fiumi e lungo la costa per l’onore, il divertimento e, soprattutto, le scommesse.

Il primo club vero e proprio dedicato alle regate veliche fu fondato a Londra nel 1815 con il nome di Yacht Club, che in seguito al patrocinio di Giorgio IV divenne il Royal Yacht Club nel 1820. Sei anni dopo il Club organizzò la sua prima regata a Cowes sull’Isola di Wight, evento che diventò il più importante della stagione velica.

Per gran parte del periodo tra la fine del Diciannovesimo secolo e l’inizio del Ventesimo, l’aspetto più conosciuto dello sport fu quello delle regate tra giganteschi yacht oceanici. Nel 1851 il Royal Yacht Squadron annunciò una gara attorno all’Isola di Wight che metteva in palio un trofeo d’argento: la coppa delle 100 ghinee del Royal Yacht Squadron. La goletta di New York America vinse la gara, e la coppa fu donata al New York Yacht Club come «trofeo challenge perpetuo». Il trofeo, attualmente noto come «Coppa America», è rimasto il più prestigioso in assoluto della vela, tuttavia sul finire del Diciannovesimo secolo iniziarono a diffondersi le gare tra piccole imbarcazioni e fu in questa forma che lo sport approdò alle Olimpiadi.

Fondamentali della vela

Le gare
Ci sono due tipi di competizioni veliche: il match race e la regata di flotta. Il match race è semplice: due barche gareggiano l’una contro l’altra, cercando di superarsi con manovre più abili e inducendo la barca avversaria a commettere infrazioni e subire penalità. Le regate di flotta prevedono più di due barche, generalmente molte di più, e di solito consistono in più di una regata. I punti vengono assegnati in base alla posizione ottenuta in gara (più alta è la posizione, più basso il punteggio) e si accumulano in una serie di regate. La barca con il punteggio più basso vince.

Alle Olimpiadi, dopo diversi anni di cambiamenti di formato, è attualmente in vigore un sistema più uniforme. La classe femminile Elliott 6 metri si disputerà con la formula del match race. Tutte le altre classi inizieranno con una serie iniziale di regate di flotta (dieci per ciascuna classe salvo la classe 49er che ne disputerà quindici). Considerati i capricci del vento e delle correnti, gli equipaggi potranno scartare il loro peggiore punteggio dopo cinque gare e i due peggiori dopo nove.

Al termine, le dieci migliori barche si affronteranno in una singola regata valida per le medaglie, su un percorso più breve. In quest’ultima gara i punteggi raddoppieranno e si aggiungeranno a quelli delle regate d’apertura per stabilire il vincitore.

Vengono utilizzati due tipi di percorso: trapezoidale e bastone. La loro precisa posizione e orientamento dipendono dalle condizioni del vento e della corrente nel giorno della regata. Il trapezoidale ha la linea di partenza e quella d’arrivo separate, e tre punti attorno ai quali le barche devono girare per completare i quattro lati del percorso. Il bastone prevede solo due lati, ma è orientato in modo che il primo lato sia sempre percorso controvento (andatura detta «di bolina») e il secondo con il vento alle spalle (andatura «di poppa»). Quando le barche non stanno navigando né controvento né con il vento direttamente alle spalle, l’andatura è chiamata «lasco».

La legge del mare
Il regolamento internazionale delle regate è lungo e complesso. Un secolo di feroci competizioni ha prodotto interminabili polemiche su cosa costituisca un diritto di precedenza quando due barche intendano occupare il medesimo spazio o la stessa traiettoria.

In linea generale, quando le barche si trovano su «mure» opposte (l’angolo rispetto al vento) l’obbligo di dare la precedenza spetta a quella con le mure a sinistra (vale a dire con il lato sinistro esposto al vento). Se le barche si trovano sulle stesse mure, è la barca sopravento (più vicina al vento) a dovere dare la precedenza.

La vela resta uno sport in gran parte autoregolamentato nel quale, come nel golf, ci si aspetta che siano gli stessi concorrenti ad ammettere errori e violazioni. Se un concorrente ritiene di avere commesso una violazione può evitare la squalifica compiendo una rotazione di 360 gradi sull’acqua (alcuni casi prevedono la rotazione doppia o «720»). Tuttavia, nei casi di violazioni più gravi, la barche si devono ritirare. Le parti lese possono inoltrare reclamo al termine di ogni regata a una commissione di cinque giudici, che possono squalificare i colpevoli.

Classi olimpiche
Un tempo regatare significava in sostanza stabilire la grandezza della barca che ci si poteva permettere e quanto denaro si poteva spendere in tecnologia. Nella sua inchiesta sulle competizioni olimpiche del 1920, la rivista Yachting World si chiedeva: «Si devono intendere come test di arte marinaresca o come test delle barche? O entrambi?» Mentre le regate transoceaniche mantengono elementi di entrambi gli ambiti, la vela olimpica si concentra di più sull’abilità nelle manovre, in quanto la diversità tra le barche è diminuita a tal punto che le regate si disputano sostanzialmente con equipaggiamento identico per tutti. A Londra 2012 si disputeranno dieci competizioni divise in sette classi: una tavola da windsurf, due barche a chiglia fissa e quattro barche a deriva mobile (in cui la deriva può essere issata a bordo).

470 (deriva mobile) Equipaggio: 2; Gare: maschile e femminile; debutto olimpico nel 1976. Progettista: André Cornu (Francia). Come dice il nome stesso, il leggero e manovrabile 470 è lungo appunto 4 metri e 70. Di solito l’equipaggio è formato da un piccoletto e un omone: lo skipper al timone è un peso leggero, a differenza dell’imponente prodiere che si appende al trapezio fuori dalla barca per bilanciarla nelle virate più impegnative o con vento forte.

Laser (deriva mobile) Equipaggio: 1; Gare: maschile e femminile; debutto olimpico nel 1996. Progettista: Bruce Kirby (Canada). Dal suo debutto olimpico nel 1996, il laser è diventato la barca da singolo più popolare al mondo. Le donne, più leggere, regateranno con il laser Radial, che ha una ridotta superficie velica e un albero più corto per facilitare la navigazione in caso di venti forti. Oltre all’argento della Sensini nel windsurf, il bronzo conquistato nel laser dall’italo-argentino Diego Romero è stata l’unica altra medaglia vinta dall’Italia a Pechino 2008.

rS:X (tavola da windsurf) Equipaggio: 1; Gare: maschile e femminile; debutto olimpico nel 2008. Progettisti: Jean Bouldoires e Robert Stroj (Francia-Stati Uniti). L’RS:X è stato introdotto alle Olimpiadi del 2008, sostituendo la classe Mistral nella categoria tavole da windsurf. Mentre le tavole utilizzate nei Giochi precedenti avevano tutte la classica forma allungata, l’RS:X è un compromesso tra le tradizionali tavole lunghe e quelle più larghe usate nelle competizioni non olimpiche. Grazie alla grossetana Alessandra Sensini, la classe windsurf ha portato all’Italia ben quattro medaglie: un oro a Sydney 2000, un argento a Pechino 2008, un bronzo ad Atlanta 1996 e uno ad Atene 2004.

Star (chiglia fissa) Equipaggio: 2; Gare: solo maschile; debutto olimpico nel 1932. Progettista: Francis Sweisguth (Stati Uniti). La classe Star fu introdotta ai Giochi di Los Angeles del 1932 e da allora è sempre stata presente, salvo a Montréal 1976. La classe Star è anche quella ad avere regalato all’Italia il maggior numero di medaglie, cinque, tra le quali la prima in assoluto, l’oro conquistato dalla coppia Agostino Straulino-Nicolò Rode a Helsinki 1952 (i due vinsero l’argento quattro anni dopo a Melbourne). Tre medaglie di bronzo furono conquistate da Cavallo-Gargano a Città del Messico 1968 e da Gorla-Peraboni a Mosca 1980 e Los Angeles 1984.

Elliott 6 metri (chiglia fissa) Equipaggio: 3; Gare: solo femminile; debutto olimpico nel 2012. Proget- tista: Greg Elliott (Nuova Zelanda). L’Elliott 6 metri, che debutterà a Londra, è stato scelto per la sua robustezza nel match racing.

49er (deriva mobile) Equipaggio: 2; Gare: aperta a entrambi i sessi; debutto olimpico nel 2000. Progettista: Julian Bethwaite (Australia). Il 49er è la barca più veloce presente ai Giochi, ma la sua velocità va a discapito della stabilità, perciò entrambi i membri dell’equipaggio sono costretti a uscire al trapezio per bilanciarla.

Finn (deriva mobile) Equipaggio: 1; Gare: aperta a entrambi i sessi; debutto olimpico nel 1952. Progettista: Richard Sarby (Svezia). Nel 1949 Richard Sarby, poliedrico progettista svedese che passava dall’ingegneria navale alle acconciature per capelli, creò il Finn, una deriva da singolo considerata la più pura esperienza atletica nel mondo della vela. Con la sua vasta superficie velica e il boma pesante, il Finn richiede una forza notevole per essere sfruttato al massimo. Introdotto nel 1952, il Finn è rimasto praticamente identico alla sua forma originale. In questa classe l’Italia può vantare l’argento di Luca Devoti a Sydney 2000 e il bronzo di Fabio Albarelli a Città del Messico 1968.

Le finezze

Sulla linea di partenza
Le barche a vela non iniziano la regata da ferme, ma si stanno già muovendo. Calcolare il momento esatto in cui attraversare la linea di partenza è di importanza fondamentale. Se la barca si muove troppo in anticipo e attraversa la linea prima della partenza è costretta a tornare indietro e ripartire. Tuttavia, se l’equipaggio è troppo prudente inizierà la regata dietro alle barche più audaci e a un’andatura più lenta.

Virate e strambate
La virata è la manovra fondamentale della vela. Quando naviga di bolina (controvento), la barca deve tracciare un percorso a zig-zag per muoversi in avanti sfruttando l’energia del vento. Per farlo deve cambiare la posizione della prua (la parte anteriore dello scafo) e quella della randa (la vela portante). La strambata è la stessa manovra compiuta nelle andature di lasco o di poppa; in questo caso a spostarsi è la poppa (la parte posteriore dello scafo).

Tenete d’occhio i numeri
A eccezione delle classi che gareggiano in match race, vale a dire regate i numeri uno contro-uno in cui vince il primo che arriva, le medaglie olimpiche si vincono in base ai punti accumulati nelle varie regate, compresa la regata finale in cui il punteggio raddoppia. Tenete d’occhio il punteggio dei vari equipaggi prima di quest’ultima regata. Può darsi che per vincere l’oro un equipaggio si possa accontentare di piazzarsi al quarto o quinto posto.

La vela alle olimpiadi

Nei suoi primi trent’anni di partecipazione ai Giochi, lo sport olimpico che fino al 1996 era chiamato yachting (attualmente il termine inglese è sailing) fu caratterizzato da una prevalenza delle classi agiate tra i concorrenti e da un elevato grado di confusione, in quanto privo di un organismo di governo internazionale come pure di regole riconosciute e di una chiara divisione in classi delle imbarcazioni.

Già ai Giochi inaugurali del 1896 era prevista una competizione di vela, ma le condizioni atmosferiche nel Pireo resero impossibile gareggiare. Le cose andarono meglio a Parigi 1900, ma non di molto. In spregio ai valori di sportività amatoriale che de Coubertin e il cio speravano di mettere in mostra ai Giochi, le gare veliche si disputarono con in palio considerevoli premi in denaro, e il prevedibile corollario di imbrogli: due barche vennero squalificate in quanto scoperte a utilizzare metodi di propulsione diversi dal vento.
Trovandosi a 2400 chilometri nell’entroterra, St.Louis non incluse la vela nel programma dei Giochi del 1904, mentre a Londra 1908 la Gran Bretagna monopolizzò il medagliere, visto che gli equipaggi stranieri presenti furono solo tre.

All’epoca dei Giochi di Berlino del 1936, che ospitarono le regate a Kiel, lo sport aveva acquisito regolamenti, classi ed attrezzature standardizzate, senza però perdere molto del suo alone aristocratico: il principe ereditario Olaf di Norvegia (il futuro re Olaf V), che vinse un oro ad Amsterdam 1928, fu il primo componente di una famiglia reale a gareggiare alle Olimpiadi.

La figura dominante nella vela olimpica del Dopoguerra fu quella del danese Paul Elvstrøm, che vinse quattro ori consecutivi tra il 1948 e il 1960 (il primo nella classe firefly e gli altri nel Finn). Elvstrøm rientrò a gareggiare ai Giochi del 1984, quando in coppia con la figlia Trine si piazzò al quarto posto nella classe Tornado.

Negli ultimi vent’anni la vela è diventato uno sport sempre più professionistico e tecnologico. È anche diventato più aperto, con campioni provenienti da una quantità di nazioni emergenti in campo velico. Nel 1992, nelle acque di casa, la Spagna vinse quattro medaglie d’oro. Hong Kong si aggiudicò la prima medaglia d’oro della sua storia ai Giochi di Atlanta, grazie alla vittoria di Lee Lai Shan nel windsurf femminile. Gal Fridman fece lo stesso per Israele con l’oro nel windsurf maschile ad Atene 2004.

Il velista più vincente di quest’epoca è però il britannico Ben Ainslie. Figlio d’arte (suo padre Roddy partecipò a una regata attorno al mondo nel 1973) ha iniziato ad andare in barca a quattro anni e a gareggiare a dieci. Dopo un argento nel Laser ad Atlanta 1996, ha vinto una medaglia d’oro in ciascuna delle ultime tre edizioni (una nel Laser e due nel Finn).