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  • Giovedì 2 agosto 2012

Che cos’è il “fair play finanziario”

Cioè le nuove norme per limitare l'indebitamento delle squadre di calcio: le tre parole più citate ogni volta che si apre il calciomercato

UEFA president Michel Platini is seen during the Euro 2012 football championships quarter-final match Germany vs Greece on June 22, 2012 at the Gdansk Arena. AFP PHOTO / GABRIEL BOUYS (Photo credit should read GABRIEL BOUYS/AFP/GettyImages)
UEFA president Michel Platini is seen during the Euro 2012 football championships quarter-final match Germany vs Greece on June 22, 2012 at the Gdansk Arena. AFP PHOTO / GABRIEL BOUYS (Photo credit should read GABRIEL BOUYS/AFP/GettyImages)

Ogni volta che nel calcio si apre il calciomercato, ci sono tre parole che tornano dentro ogni discussione e ogni articolo, specie quelli che raccontano di grandi affari, acquisti e cessioni. Queste tre parole sono: fair play finanziario. Il fair play finanziario è un progetto promosso dal Comitato esecutivo dell’UEFA, l’organismo di governo del calcio europeo, nel settembre del 2009. Il progetto ha l’obiettivo di far estinguere i debiti delle società di calcio in modo che possano essere in grado, nel futuro, di autofinanziare il proprio capitale (senza ricorrere, quindi, a massicci versamenti dalle fortune private dei presidenti). Gli scopi del progetto sono anche altri: stimolare la crescita di infrastrutture che permettano alle società di fare introiti, mettere ordine nel sistema finanziario delle società e stimolare la crescita dei settori giovanili.

I controlli sono iniziati nella stagione 2010-2011 e hanno già portato alle prime sanzioni: la squadra spagnola del Maiorca non è stata ammessa dalla UEFA alla competizione dell’Europa League nonostante il club si fosse qualificato, proprio per problemi finanziari. La regola del fair play finanziario obbliga le società di calcio europee a contenere le perdite negli esercizi di bilancio che vanno dal 2012 al 2014 entro i 45 milioni di euro e a ridurle nel triennio 2015-2017 in un massimo di 30 milioni di euro. Dal 2018 in poi saranno consentiti debiti fino a un massimo di 5 milioni di euro.

Le società di calcio saranno in parte controllate dalla UEFA stessa perché non abbiano debiti arretrati verso altre società e verso i dipendenti; dovranno comunicare le informazioni finanziarie di previsione, per il futuro, e saranno obbligate al pareggio di bilancio, per evitare che investano più di quanto hanno in cassa. Il presidente UEFA Michel Platini ha detto che «ci sono sempre state società più ricche di altre e ce ne saranno sempre. Quello che vogliamo è che i club, più o meno ricchi, non spendano più di quanto guadagnano e che raggiungano il pareggio di bilancio, unico metodo certo affinché sopravvivano». Tutte queste misure devono essere adottate entro il 2018, anno della definitiva entrata in vigore delle norme. Le società che vorranno partecipare alle competizioni per club europee, per cui si sono qualificate, non dovranno avere il bilancio in passivo.

La UEFA ha affidato il compito di controllare questo percorso di risanamento al Panel di Controllo Finanziario dei Club, un organo guidato dal presidente Jean-Luc Dehaene (ex primo ministro del Belgio) e altri otto esperti: Jacobo Beltran (Spagna), Egon Franck (Germania), Umberto Lago (Italia), Johan Lokhorst (Olanda), Brian Lomax (Inghilterra), Petros Mavroidis (Grecia), Brian Quinn (Scozia), Yes Wehrli (Francia).

Ci saranno tre tipi di sanzioni, di tre gradi diversi: le società che supereranno di poco i limiti stabiliti non potranno schierare nelle partite di Europa League e Champions League i calciatori comprati nella sessione di mercato di gennaio. Altrimenti, salendo di grado, ci saranno delle trattenute sui premi che le società ricevono nelle competizioni europee, fino all’esclusione. Le sanzioni saranno applicate alla fine della stagione e alla fine dei campionati.

Nel 2011 la UEFA ha diffuso la terza “relazione comparativa” (che analizza il bilancio del 2010) sui club di calcio europei, analizzando i risultati finanziari di oltre 650 società appartenenti alle 53 federazioni nazionali affiliate alla UEFA. Gli ultimi dati si riferiscono invece ai primi mesi del 2012: il debito totale delle società è di circa 1,6 miliardi di euro, mentre il 75 per cento delle società non ha il bilancio in pareggio. La squadra inglese del Manchester City, per esempio, ha concluso il 2011 con un debito di 225 milioni di euro, ma nonostante questo dato la società ha continuato a investire molto per comprare nuovi calciatori.

Gli spagnoli del Barcellona hanno un debito di 98 milioni di euro e il Real Madrid per 181 milioni. Il Real Madrid, inoltre, ha debiti con la banca spagnola Caja Madrid di 660 milioni di euro. Le società di calcio spagnole hanno un debito complessivo di circa 5 miliardi di euro. Anche in Italia le società più grandi (Juventus, Milan, Inter) hanno debiti, tutte e tre, per oltre 60 milioni di euro. Tra le società che sono riuscite a rispettare le regole del fair play finanziario ci sono le italiane Napoli e Udinese, il Bayern Monaco e l’Arsenal.

Foto: Michel Platini (GABRIEL BOUYS/AFP/GettyImages)