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  • Venerdì 27 luglio 2012

Ad Aleppo si prepara la battaglia

La "madre di tutte le battaglie", anzi, dice un giornale vicino al regime siriano: intanto una parlamentare del partito di governo ha disertato ed è in Turchia

In this Tuesday, July 24, 2012 photo, a damaged vehicle from clashes between Free Syrian Army soldiers and Syrian government troops is seen at the border town of Azaz, some 20 miles (32 kilometers) north of Aleppo, Syria. Turkey sealed its border with Syria to trucks on Wednesday, July 25, 2012 cutting off a vital supply line to the embattled nation as fighting stretched into its fifth day in the commercial capital of Aleppo. (AP Photo/Turkpix)
In this Tuesday, July 24, 2012 photo, a damaged vehicle from clashes between Free Syrian Army soldiers and Syrian government troops is seen at the border town of Azaz, some 20 miles (32 kilometers) north of Aleppo, Syria. Turkey sealed its border with Syria to trucks on Wednesday, July 25, 2012 cutting off a vital supply line to the embattled nation as fighting stretched into its fifth day in the commercial capital of Aleppo. (AP Photo/Turkpix)

Una parlamentare siriana esponente del partito Baath – lo stesso del presidente Bashar al Assad – ha disertato il regime e si è rifugiata in Turchia denunciando la «repressione» e le «torture selvagge contro un popolo che chiede un minimo di diritti». Si tratta del primo esponente politico a lasciare il regime tra quelli dell’assemblea eletta a maggio. Si chiama Ikhlas al-Badawi, è madre di sei figli, nel parlamento di Damasco rappresenta la provincia di Aleppo, dove da qualche giorno si sono spostati i combattimenti tra le forze governative e i ribelli del Free Syrian Army (FSA) e dove, come ha spiegato la portavoce del Dipartimento di Stato americano Victoria Nuland, si teme «la preparazione di un massacro». E oggi, il quotidiano Al-Watan, vicino al regime, definisce l’offensiva che si sta organizzando ad Aleppo «la madre di tutte le battaglie».

Dopo la scorsa settimana e l’attacco che è stata definito la “battaglia di Damasco”, in cui sono morti il capo della sicurezza, il ministro della difesa, il cognato di Assad e il capo dell’unità anti-crisi, con gli scontri di questa settimana ad Aleppo il conflitto in Siria si è spostato: i combattimenti non si svolgono più nelle province ma hanno raggiunto il centro di due grandi e importanti città che sono rispettivamente le capitali economica (Aleppo) e politica (Damasco) del paese.

In questi ultimi giorni migliaia di soldati dell’esercito ufficiale siriano hanno lasciato le loro posizioni per raggiungere Aleppo, una delle città più popolate del paese, dove è stato anche organizzato un sostanzioso trasferimento di armi e almeno 100 carriarmato. Nel frattempo anche i ribelli hanno rafforzato il loro esercito (con circa duemila nuovi combattenti) e stanno costruendo barricate con sacchi di sabbia e rottami di macchine per contrastare un attacco che sembra sempre più vicino. In alcune moschee e scuole si stanno allestendo degli ospedali da campo.

L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha riferito che gli elicotteri d’assalto del regime stanno bombardando da ieri i quartieri a sud di Aleppo, e che ci sono stati violenti combattimenti anche nella zona centrale di Jamiliyah. Centinaia di famiglie sono state costrette a fuggire. In tutta la Siria, nella giornata di ieri, sono morte almeno 164 persone: 84 civili, 43 soldati e 37 ribelli ribelli.

Nei giorni scorsi anche un importante leader militare siriano, il generale Manaf Tlas, aveva lasciato Damasco disertando una delle unità della Guardia Repubblicana dell’esercito di cui era a capo, ed era apparso pubblicamente sulla televisione al-Arabiya lanciando un appello ai siriani «per costruire un Paese libero e democratico». Qualche giorno dopo, anche Nawaf al-Fares, importante ambasciatore della Siria in Iraq, aveva annunciato la sua unione ai gruppi rivoluzionari che si oppongono a Bashar al-Assad.

– Il conflitto in Siria è una guerra civile