Cosa sono le “vendite allo scoperto”

La CONSOB le ha vietate per una settimana, la Spagna fino a ottobre: e dal momento del divieto ieri la Borsa di Milano ha recuperato quasi 200 punti

di francesco marinelli

A trader works on the floor of the New York Stock Exchange at the closing bell on July 23, 2012. US stocks skidded amid a global sell-off on renewed eurozone sovereign debt concerns that Spain was headed for a bailout and Greece could exit the eurozone. AFP PHOTO/Stan HONDA (Photo credit should read STAN HONDA/AFP/GettyImages)
A trader works on the floor of the New York Stock Exchange at the closing bell on July 23, 2012. US stocks skidded amid a global sell-off on renewed eurozone sovereign debt concerns that Spain was headed for a bailout and Greece could exit the eurozone. AFP PHOTO/Stan HONDA (Photo credit should read STAN HONDA/AFP/GettyImages)

La CONSOB, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa che ha il compito di controllare la trasparenza delle operazioni del mercato mobiliare italiano, ha introdotto per una settimana il “divieto di vendite allo scoperto” su un elenco di titoli azionari bancari e assicurativi. Quando la decisione è stata presa, ieri, l’indice FTSE MIB della Borsa di Milano perdeva oltre il 5 per cento, soprattutto a causa delle vendite di titoli bancari, particolarmente esposti alle fragilità del debito sovrano spagnolo. Da lì in poi l’indice ha recuperato quasi 200 punti in pochi minuti e alla fine ha chiuso perdendo il 2,76 per cento.

Le vendite allo scoperto sono tecnicamente operazioni speculative al ribasso, in cui si vende un bene il cui prezzo si ritiene diminuirà in futuro, e consiste nella vendita di un titolo da parte di chi non lo possiede direttamente, ma lo detiene in prestito. Il titolo, in sequenza, passa di mano in mano: dal prestatore iniziale il titolo passa a chi fa la vendita allo scoperto, definito “scopertista”, che poi lo vende a un acquirente. Successivamente lo scopertista cerca di ricomprare il titolo che ha avuto in prestito sul mercato (sperando che nel frattempo il suo prezzo si sia abbassato) per riconsegnarlo al prestatore iniziale. Tutta l’operazione, perché abbia senso, deve avvenire nel minor tempo possibile. Essendo un prestito, lo scopertista alla fine dell’operazione dovrà infatti corrispondere un interesse al fornitore iniziale. Più aumenta la durata del prestito e più aumenterà la quota dell’interesse che lo scopertista dovrà pagare al fornitore, oltre a ridare indietro i titoli prestati (la ricopertura dello scoperto).

La logica dell’operazione si basa sulla scommessa del ribasso. Facciamo un esempio concreto, semplificando. La società Fragola ha un titolo della banca Mela il cui valore è 100 euro, e ritiene che – per via dell’andamento della Borsa, della salute della banca Mela, per qualsiasi ragione – quel titolo si deprezzerà nel corso della seduta arrivando a valere più o meno 80 euro. La società Fragola decide allora di dare in prestito il titolo della banca Mela a uno scopertista. Questo lo vende sul mercato quando il titolo vale ancora 100 euro. Nel frattempo il titolo effettivamente si deprezza, come previsto, e arriva a valere 80 euro. Lo scopertista riacquista allora il titolo della banca Mela: ha guadagnato 20 euro. Restituisce il titolo della banca Mela alla società Fragola, versando un interesse di 5 euro. Lo scopertista ha 15 euro in più in tasca. La società Fragola ha sempre il suo titolo della banca Mela, deprezzato come pensava, ma ha limitato le perdite incassando i 5 euro di interessi. Se il titolo, invece, una volta venduto avesse aumentato il suo valore, sia la società Fragola che lo scopertista avrebbero perso.

Queste operazioni offrono margini di guadagno più elevato quando vengono fatte con strumenti finanziari che hanno “forte volatilità”, cioè che possono variare il loro prezzo in maniera consistente in un breve arco di tempo: in questo periodo sono molto volatili i titoli bancari e assicurativi, il cui andamento è strettamente legato alla crisi dei titoli di Stato. Inoltre gli Stati stessi possiedono titoli bancari, che in questo modo perdono valore. La pratica delle vendite allo scoperto, ritenuta destabilizzante del mercato da molti osservatori e analisti, fa perdere molti punti agli indici azionari: il deprezzamento dei titoli e le vendite innescano infatti un circolo pericoloso che deprezza ulteriormente i titoli e deprime il mercato.

Il divieto di vendite allo scoperto, che rimarrà in vigore fino alle ore 18 di venerdì 27 luglio, riguarderà tutte le categorie di azioni (ordinarie, privilegiate, di risparmio) ed è diretto a tutti i tipi di soggetti (persone fisiche, persone giuridiche, sia italiani che esteri).  Se un investitore aveva programmato un ordine di vendita allo scoperto prima dell’entrata in vigore del divieto della CONSOB, ma non l’ha ancora eseguito, dovrà cancellarlo. Anche la CNMV, l’autorità spagnola equivalente alla CONSOB italiana, ha deciso di bloccare le vendite allo scoperto su tutti i titoli quotati «per assicurare il mantenimento della stabilità finanziaria». Il provvedimento spagnolo è ancora più incisivo di quello preso in Italia: durerà fino al 23 ottobre e riguarda tutti i titoli, non solo quelli finanziari (cioè non solo i titoli bancari e assicurativi).

(STAN HONDA/AFP/GettyImages)