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  • Giovedì 19 luglio 2012

Il traffico mondiale dei tessuti umani

Un'inchiesta denuncia il furto di parti di cadaveri scoperto in Ucraina e il commercio illegale che coinvolge una grande azienda americana

** ADVANCE FOR USE WEDNESDAY, SEPT. 1, 2010 AND THEREAFTER ** FILE - This Thursday, July 29, 2010 file photo shows bags containing bodies at the Pima County morgue in Tucson, Ariz. At 59 deaths, July 2010 was the second-deadliest month for border-crossers in Arizona - second only to July 2005, when 68 bodies were found. (AP Photo/Jae C. Hong,File)
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Il 24 febbraio scorso la polizia ucraina ha fatto irruzione in un laboratorio medico di Nikoalev, una città della nel sud del paese che si affaccia sul Mar Nero, e ha scoperto che alcuni addetti stavano caricando in un furgone delle celle frigorifere che contenevano ossa e tessuti umani con sopra l’etichetta “Made in Germany”.

Il sito americano NBC NEWS ha pubblicato un’inchiesta del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (un ente privato che sovvenziona inchieste contro la corruzione e gli abusi di potere) che ha denunciato il commercio illegale di tessuti umani prelevati sui cadaveri, all’insaputa dei familiari e senza che il defunto avesse lasciato per iscritto la volontà di donare gli organi. Secondo le indagini e le ricostruzioni dietro al commercio illegale ci sarebbe RTI Biologics, una grande azienda americana che vende prodotti medici realizzati nei propri laboratori ai centri che ricostruiscono impianti dentali e centri di chirurgia estetica. L’inchiesta denuncia che i prodotti terapeutici sono realizzati con i tessuti di cadaveri umani.

Gli investigatori ucraini hanno trovato tra i resti di corpi umani documenti relativi alle autopsie fatte nel laboratorio scritti in lingua inglese. Questo e altri elementi hanno rivelato un commercio internazionale di organi e tessuti rivenduti a centri chirurgici medici ed estetici, che parte dall’Ucraina, passa in Germania per la lavorazione dei tessuti e arriva negli Stati Uniti, nelle mani di RTI che poi rivende “il prodotto” finito in tutto il mondo per essere impiantato. Per ogni cadavere trafugato si possono guadagnare fino a 10 mila dollari tramite i contatti in ospedali, obitori e camere mortuarie. Anche le aziende di pompe funebri hanno collaborato al prelievo di parti e tessuti.

I tessuti di un uomo ucraino di 35 anni, Oleksandr Frolov, erano nel furgone fermato il 24 febbraio. L’uomo era morto a causa di un attacco epilettico e la madre ha detto che nel recuperare le parti del corpo «non è stata rispettata la legge né la sua volontà» e che l’altra sua figlia, toccando i piedi dell’uomo, «ha notato che il piede sembrava vuoto». Eppure nell’elenco degli organi di cui la famiglia aveva autorizzato il prelievo non comparivano le parti del piede che mancavano.

Tra il 2005 e il 2008 c’è stata in Ucraina un’indagine sulla filiale tedesca di RTI. Secondo l’accusa più di mille parti di tessuto sono state vendute ogni mese, esportandole illegalmente. Il giudice aveva confermato la tesi dell’accusa che ai familiari dei defunti venissero offerti dei soldi per dare il consenso all’espianto e che in altri casi le firme fossero state falsificate. L’indagine si è conclusa quando è morto il principale sospettato, un medico ucraino. Altre accuse di commercio internazionale di organi ci sono state in Repubblica Ceca nel 2002 e in Lettonia nel 2003: la polizia aveva indagato un fornitore di Tutogen, la filiale tedesca di RTI Biologics, per il prelievo di tessuti da 400 corpi senza il consenso dei familiari.

Oltre ai tessuti scoperti il 24 febbraio, altri corpi in passato sarebbero stati saccheggiati per il riutilizzo dei tessuti negli istituti di medicina legale ucraini. RTI Biologics non ha voluto rispondere alle domande fatte da NBC, né ha voluto commentare l’inchiesta del Consorzio dei giornalisti. Ha pubblicato un comunicato in cui sostiene che «la società ha sempre rispettato le regole delle donazioni degli organi con lo scopo di utilizzare i tessuti per aiutare il maggior numero di pazienti». RTI ha sede in Florida ed è quotata alla Borsa di New York. Nel 2011 ha fatturato 169 milioni di dollari producendo dai 500 mila ai 600 mila impianti. Il 90% dei prodotti della società sono costituiti da tessuti umani, mentre il restante 10% proviene da mucche e maiali allevati nel suo stabilimento in Germania.

Il Consorzio di giornalisti investigativi ha denunciato però che il livello di sicurezza sul trattamento dei tessuti è «insufficiente e rischia di provocare infezioni dopo essere impiantati nei pazienti». Molti dei medici americani intervistati hanno detto di essere preoccupati del fatto che i tessuti possano trasmettere l’epatite o il virus dell’Hiv ai pazienti. La Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha documentato che dal 2001 ci sono state negli Stati Uniti 1.352 infezioni a causa dei trapianti.

La legge federale degli Stati Uniti vieta qualsiasi commercio di organi e tessuti. È previsto soltanto un incentivo economico di rimborso per le spese che le famiglie del donatore defunto o vivente sostengono. Il pagamento di questa cifra però nasconde, secondo gli investigatori, «un’effettiva operazione di compravendita di organi». A rendere tutto più complicato è il commercio illecito internazionale di prodotti che si spostano da un paese all’altro senza controlli.

A regolare il settore dei tessuti degli organi negli Stati Uniti è l’American Association of Tissue Banks che il 10 luglio scorso ha pubblicato un comunicato con cui ha respinto le accuse degli investigatori di «tenere segrete le banche dati dei tessuti registrati». Il dottor Matthew Kuehnert del Centro per la Prevenzione e il Controllo dei Malati degli Stati Uniti ha detto di «essere preoccupato sulla provenienza dei tessuti».

Malgrado le regole e i controlli sui polmoni e il cuore trapiantati, le autorità americane hanno ammesso che non ci sono invece norme specifiche sul commercio internazionale dei tessuti. I funzionari dell’agenzia hanno spiegato che le imprese che si occupano dei tessuti umani hanno l’obbligo di segnalare soltanto i casi più gravi d’infezione che scoprono. Inoltre i medici non sono obbligati a dire ai pazienti che subiscono trapianti che i tessuti provengono da un cadavere.

Gli Stati Uniti sono il più grande fornitore di tessuti umani, con circa due milioni di pezzi venduti ogni anno. E la cifra è raddoppiata negli ultimi dieci anni. Le aziende del settore, oltre a vendere ad altri centri i tessuti, promuovono anche direttamente dei trattamenti, ad esempio trapianti di cornee per i ciechi o la ricostruzione di tendini per chi si rompe un ginocchio. Si vendono circa 2 milioni di prodotti derivati da tessuti umani ogni anno.

(AP Photo/Jae C. Hong,File)