4 cose sui cento “nuovi” Caravaggio

Chi ha trovato i cento disegni? Dove li ha trovati? Perché sono stati attribuiti a Caravaggio? E perchè gli esperti dubitano

Da venerdì i quotidiani italiani dedicano molto spazio alla notizia per cui un gruppo di ricercatori sostiene di avere trovato nuovi disegni e dipinti giovanili di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, uno dei più importanti pittori della storia dell’arte mondiale, vissuto in Italia alla fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. I ricercatori stimano un valore di 700 milioni di euro per le opere scoperte e le hanno pubblicate in quattro e-book in vendita su Amazon.

Chi li ha trovati?
Gli autori della scoperta sono due storici dell’arte: Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli. I due non hanno incarichi accademici dentro l’università, ma Bernardelli Curuz è direttore della Fondazione Brescia Musei. La loro scoperta è stata annunciata all’Ansa, in esclusiva, alle 17,30 di giovedì.

Dove sono stati “trovati”?
Non in una cantina polverosa, ma nel Fondo Peterzano, custodito nel Castello Sforzesco a Milano. Di fatto, non sono stati “trovati”, né “scoperti”: la novità è la loro attribuzione. Il fondo contiene dipinti e disegni della bottega di Simone Peterzano – probabile allievo di Tiziano – nella quale Caravaggio studiò dal 1584 al 1588. Il fondo è sempre stato frequentato e studiato da grandi studiosi e alcuni disegni erano stati presi in considerazione per un’attribuzione a Caravaggio. Questa è la prima volta in cui uno studioso gli attribuisce senza dubbi un numero così ampio di disegni.

Perché sono attribuiti a Caravaggio?
Principalmente perché alcuni volti e alcune pose nei disegni scoperti somigliano a opere del Caravaggio maturo. I due studiosi affermano anche di aver messo a punto un metodo che loro chiamano “canone geometrico”. Ogni pittore avrebbe il suo canone, un approccio alla costruzione del contenuto dei disegni che i due ricercatori non hanno descritto in maggiore dettaglio per quanto riguarda Caravaggio: ma che avrebbero riconosciuto confrontando i disegni con altre sue opere note. «Ottantatré disegni dei cento da noi scoperti furono applicati dal Merisi nelle prove romane e post-romane. Ciò dimostra che Caravaggio era partito dalla Lombardia con un bagaglio figurativo molto ricco». La ricerca sarebbe partita da un’ipotesi spiegata dai due: «La madre di Caravaggio, Lucia Aratori, aveva speso una fortuna per pagargli la salata retta di allievo per quattro anni nella bottega di Simone Peterzano. Impossibile che non avesse voluto vedere i risultati, che non ci fossero i disegni».

Cosa ne pensano gli esperti?
Diversi critici e gli storici dell’arte sono molto scettici sull’attribuzione e diffidano dei metodi utilizzati dai due autori della scoperta. Francesca Rossi, custode del Fondo Peterzano, ha raccontato al Corriere di non aver mai incontrato i due studiosi, ma di aver soltanto ricevuto una loro richiesta di materiale fotografico un anno fa. Molti esperti ricordano che, in assenza di documenti, non esiste un metodo scientifico per attribuire un’opera con certezza. Gianni Papi, uno dei massimi esperti di Caravaggio, in un’intervista all’Adnkronos, spiega che in questo caso l’attribuzione è ancora più difficile visto che non ci sono disegni ufficiali del Caravaggio con cui confrontare gli schizzi che gli sono attribuiti. In ogni caso dopo un’ipotesi di attribuzione è fondamentale discuterne e pubblicare i risultati della ricerca nelle sedi accademiche e scientifiche appropriate. Che non sono Amazon, sostengono.