La fine dell’Ente per il microcredito

Uno degli enti pubblici aboliti dal governo Monti era stato istituito appena un anno fa ed era presieduto da un deputato del PdL

Nel decreto sulla revisione della spesa, la cosiddetta “spending review”, c’è una sezione dedicata alla soppressione di numerosi enti ritenuti non essenziali e le cui attività possono essere assorbite dai ministeri cui fanno riferimento. Molti di questi enti sono stati istituiti anni fa, alcuni esistono da decenni, ma ce n’è uno la cui istituzione risale ad appena un anno fa, come qualcuno ha notato: quando le condizioni economiche del paese erano già piuttosto critiche, insomma. Tra i provvedimenti previsti c’è la cancellazione dell’Ente nazionale per il microcredito, una delle ultime eredità del precedente governo guidato da Silvio Berlusconi. L’ente sarà eliminato entro 30 giorni dall’entrata in vigore del nuovo decreto e contribuirà al risparmio previsto di 1 miliardo per l’anno in corso e di 3 miliardi per il 2013 grazie alla riduzione di spesa dei ministeri.

L’Ente nazionale per il microcredito fu istituito nel maggio dello scorso anno dal governo Berlusconi con il suo decreto sviluppo, il cui articolo 4-bis diceva che

il Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito […] è costituito in ente pubblico non economico dotato di autonomia amministrativa, organizzativa, patrimoniale, contabile e finanziaria, e assume la denominazione di Ente nazionale per il microcredito.

L’ente fu istituito, spiegarono all’epoca i responsabili del governo, per coordinare la promozione e il controllo degli “strumenti microfinanziari” promossi dall’Unione Europea. La sua nomina fu inserita in un decreto legge e ritenuta quindi questione di estrema necessità e urgenza.

Sempre l’articolo 4-bis del decreto specificava la composizione del personale per l’Ente, che avrebbe potuto impiegare al massimo 20 persone: 15 provenienti da altri uffici della Pubblica Amministrazione (PA) e 5 assunte a tempo indeterminato tramite concorso pubblico. Alla direzione del nuovo Ente fu collocato Mario Baccini, politico romano di lungo corso, deputato della Repubblica eletto con l’UdC, passato poi al Movimento Federativo Civico Popolare (Rosa Bianca), passato poi al PdL, già responsabile del precedente Comitato, istituto sempre dal centrodestra nel 2006. Per l’incarico di presidente, spiegò Sergio Rizzo all’epoca sul Corriere della Sera, fu stanziato un emolumento annuo pari a 108 mila euro. Gli euro stanziati complessivamente per il nuovo Ente furono 1,8 milioni di euro, la medesima cifra già prevista per la precedente struttura, ma con un cambiamento di status importante da semplice Comitato a Ente pubblico.

L’Ente nazionale per il microcredito ha un proprio sito dove sono spiegati gli obiettivi dell’organizzazione:

– promuovere la conoscenza del microcredito come strumento di aiuto per lo sradicamento della povertà;
– individuare misure per stimolare lo sviluppo delle iniziative dei sistemi finanziati a favore dei soggetti in stato di povertà, al fine di incentivare la costituzione di microimprese in campo nazionale ed internazionale;
– promuovere la capacità e l’efficienza dei fornitori di servizi di microcredito e di microfinanziamento nel rispondere alle necessità dei soggetti in stato di povertà, al fine di promuovere innovazione e partenariati nel settore;
– agevolare l’esecuzione tecnica dei progetti di cooperazione a favore dei Paesi in via di sviluppo, nel rispetto delle competenze istituzionali del Ministero degli affari esteri.

Di recente è stata anche realizzata una applicazione per iPhone e iPad, che consente di accedere alla rassegna stampa dell’Ente e verificare la disponibilità di nuovi bandi. Il precedente Comitato aveva anche una propria rivista, ma sul sito le pubblicazioni si interrompono a febbraio del 2011.

(La storia delle donazioni per l’Abruzzo e il microcredito)

A giugno è stato diffuso un rapporto sul primo anno di attività dopo la conversione in Ente [pdf]. Nell’elenco delle attività svolte compaiono quattro progetti realizzati con risorse dell’Unione Europea. Ce n’è uno da 2,9 milioni di dollari per il “Monitoraggio dell’integrazione delle politiche del lavoro con le politiche dello sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al Microcredito e alla Microfinanza” e ce n’è un altro da 3 milioni di euro per la “promozione e creazione presso i Servizi per il lavoro di strumenti operativi innovativi volti all’autoimpiego e alla microimprenditorialità”. Oltre agli altri progetti, l’Ente ha promosso seminari e incontri per la promozione del microcredito.

Con la soppressione, questo tipo di attività rientreranno probabilmente nelle competenze del ministero dello Sviluppo, insieme con quelle degli altri enti aboliti dal decreto sulla spesa pubblica.