È stato eletto il nuovo consiglio di amministrazione della RAI

La commissione di vigilanza ha votato dopo che ieri Schifani aveva sostituito un "dissidente" del PdL ricevendo molte critiche, anche da Fini

La Vigilanza RAI ha eletto questa mattina i sette consiglieri per il Consiglio di amministrazione della RAI, sono: Antonio Verro, Antonio Pilati, Luisa Todini, Guglielmo Rositani (area PdL); Gherardo Colombo, Benedetta Tobagi (area PD) e Rodolfo De Laurentis (area UdC). L’elezione è avvenuta dopo giorni di incertezze e dure polemiche, che hanno anche portato a uno insolito scontro istituzionale ieri tra il presidente del Senato, Renato Schifani (PdL) e il presidente della Camera, Gianfranco Fini (FLI). Schifani ha deciso infatti la sostituzione di uno dei membri della Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI, quando erano già iniziate le votazioni per i nuovi componenti del consiglio di amministrazione: ufficialmente per accogliere le richieste del gruppo parlamentare Coesione e Territorio, che non era rappresentato, ma secondo diversi esponenti politici per garantire al PdL l’elezione di una maggioranza favorevole al partito, cosa che in effetti è avvenuta oggi.

Vigilanza
La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, chiamata di solito Vigilanza RAI, è una commissione parlamentare bicamerale il cui compito è sorvegliare l’attività del servizio pubblico televisivo e radiofonico in Italia. La Commissione elegge sette consiglieri che si uniscono ai due indicati dal ministero dell’Economia, che è il principale azionista della RAI. Il mandato dei membri del Cda dura tre anni e può essere rinnovato. Il funzionamento della Vigilanza è spesso criticato perché, di fatto, consente ai partiti di scegliere i propri rappresentati per il Cda e di esercitare quindi un controllo indiretto sulle decisioni aziendali della RAI.

Dissidente
Ieri verso le 13, il membro della Vigilanza Paolo Amato del PdL ha annunciato che, a differenza delle indicazioni del suo partito, avrebbe votato per Flavia Piccoli Nardelli, segretario generale dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma. Nardelli è sostenuta da Italia dei Valori e da Futuro e Libertà per l’Italia e non è sgradita al Partito Democratico. Nella votazione di martedì scorso, poi invalidata, aveva ottenuto più voti di Antonio Pilati, di area PdL e potenzialmente quarto consigliere utile per ottenere la maggioranza nel Cda.

Paolo Amato
È nato a Ebolowa in Camerun il primo febbraio del 1956 e ha iniziato a dedicarsi alla politica a 16 anni, partecipando al Partito Repubblicano Italiano. Negli anni novanta si è occupato delle campagne elettorali per le provinciali e le europee a Pisa per conto di Forza Italia e, dopo aver svolto l’incarico di coordinatore per il partito a Firenze, nel 2006 è stato eletto senatore, sempre nelle liste di Forza Italia. Due anni dopo è stato riconfermato alle politiche per il PdL. Viene considerato vicino all’area di Giuseppe Pisanu, che da mesi è dato come impegnato nell’organizzazione di una fronda centrista del PdL, e insieme con altri colleghi di partito toscani è stato spesso critico nei confronti di Denis Verdini, coordinatore del Popolo della Libertà.

Dimissioni
Poco dopo l’annuncio del voto a favore di Flavia Piccoli Nardelli, i responsabili al Senato del PdL, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, hanno annunciato le dimissioni di Amato dal partito e denunciato un complotto ai danni del PdL. Paolo Amato ha smentito di essersi dimesso in un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, spiegando di essere ancora nel partito e criticando Gasparri che dovrebbe «spiegare per bene come mai non vuole più una persona che aveva sfruttato un’ottima occasione per trasformare questa coalizione politica in una grande coalizione a sostegno delle politiche del governo». Amato ha anche spiegato di non capire «la reazione così abnorme per la mia preferenza verso una personalità cattolica e moderata come Flavia Piccoli Nardelli. Non si può certo pensare che sia un’esponente della sinistra, la sua storia parla da sola».

Sostituzione
Nel primo pomeriggio di ieri, dopo un’altra votazione nulla, il presidente del Senato ha inviato una lettera al presidente della Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, comunicandogli di aver accolto la richiesta del gruppo Coesione e Territorio, che chiedeva di essere rappresentato nella Commissione. Schifani ha chiesto al responsabile per i senatori del PdL, Gasparri, di sacrificare un proprio senatore per fare spazio a un rappresentante di Popolo e Territorio. La scelta è ricaduta su Amato, che è così uscito dalla Vigilanza per fare entrare Pasquale Viespoli. Popolo e Territorio, lo ricordiamo, è il gruppo parlamentare nato da Iniziativa Responsabile, l’insieme di deputati e senatori di varia provenienza che fu decisivo perché il governo Berlusconi ottenesse la fiducia della Camera nel dicembre del 2010. Secondo diversi osservatori, Viespoli ha assicurato al PdL un voto sicuro, cosa che non avrebbe fatto Amato.

Reazioni
Dopo la sostituzione, Paolo Amato ha spiegato di non voler fare ricorso perché “Schifani è stato corretto”, ma molti partiti non hanno gradito la decisione del presidente del Senato. Secondo il Partito Democratico la decisione è stata un atto illegittimo, perché il regolamento prevede che i membri della Vigilanza siano sostituiti solo in caso di dimissioni, per cessazione del mandato elettorale o per l’assunzione di un incarico governativo. Per questo motivo il PD ha chiesto a Schifani di riferire in aula sulla propria decisione. Il leader dell’UdC, Pierferdinando Casini, ha definito “lunare” la scelta di cambiare il corpo elettorale della Commissione a votazioni già iniziate e ha proposto il commissariamento della RAI per superare l’attuale fase, che non ha ancora portato all’elezione del nuovo Cda.

Fini vs Schifani
Tra gli esponenti più perplessi per la scelta di Schifani c’è Gianfranco Fini. La Vigilanza è un organo bicamerale, dunque interessa la presidenza del Senato quanto quella della Camera e Fini non ha gradito la sostituzione, giudicata lontana dalla prassi e poco istituzionale. Ieri ha spiegato che “la correttezza formale della sostituzione non è in discussione” e che però “Schifani deve chiarire perché essa sia improvvisamente maturata oggi”. Fini si chiede, più o meno indirettamente, se il cambiamento sia avvenuto per evitare una votazione non gradita al PdL. Fini avrebbe anche parlato di una “reazione isterica” da parte di Schifani e degli esponenti del PdL che si sono affrettati nel difenderlo.