Ripensare i commenti online

Molti siti di news si sono arresi a considerarli un male necessario, scrive Clay Shirky, mentre il sito Gawker sta facendo un esperimento interessante

di Luca Sofri

Il tema dei commenti dei lettori sui siti di informazione ha avuto momenti di fertile e ricco dibattito, ma è sembrato assopirsi da un po’ di tempo in qua: come se si fosse rinunciato alla ricerca di una difficile soluzione che sfrutti le opportunità di estesa partecipazione dell’informazione online e al tempo stesso conservi una qualità della stessa informazione. Ora Clay Shirky, grande esperto di cose di internet e in particolare di “saggezza delle folle” e teorico della forza dei progetti condivisi, ha scritto le sue attente e curiose considerazioni sul nuovo sistema di commenti del sito di news Gawker.

Gawker, per chi non lo conosce, mi è capitato di citarlo perché – malgrado la gerarchia delle notizie molto indulgente nei confronti delle richieste più “facili” dei lettori e la ricerca di traffico a forza di “notizie” che quasi mai sono quelle del Post – è un luogo interessante di sperimentazione sui nuovi meccanismi del traffico e dell’informazione online. Ultimamente il suo direttore Nick Denton aveva presentato un nuovo sistema di gestione dei commenti, a cui avevo accennato a Perugia.

Uno degli aspetti di questa trasformazione, per fare un esempio, è l’ulteriore perdita di importanza, ai fini del traffico, dei commenti dei lettori. Indipendentemente dalla loro qualità, su cui ci sono state grosse revisioni delle iniziali sopravvalutazioni, i commenti sono sempre stati ritenuti da chi fa i siti un ottimo modo di creare “community”, lettori affezionati. Oggi stanno diventando ostacoli alla penetrazione dei contenuti, perché sono tra i fattori che creano maggior senso di estraneità nei nuovi lettori. E la cosa su cui sta lavorando di più lo stesso Denton è proprio una radicale reinvenzione del rapporto con i commenti, in modo che diventino un contenuto indipendente e accessorio e non parte dell’articolo.

Shirky, nel suo primo bilancio della novità su Gawker, spiega:

La maggior parte dei siti di news oggi considera i commenti poco più di un male necessario, una specie di camera di contenimento in cui il popolo può sfogarsi, piuttosto liberamente, tollerata soprattutto come generatrice di pagine viste. Questo esaurito approccio rende quello che Gawker sta facendo molto importante (…) Hanno ridisegnato Gawker per soddisfare coloro che leggono i commenti, piuttosto che quelli che li scrivono.

Il sistema di Gawker è un po’ complesso da spiegare (anche Shirky lo ammette): diciamo che è stata fatta saltare la successione cronologica dei commenti per cui ad apparire per primo è il più recente o il più immediato. Come se anche ai commenti si fosse decisa di attribuire una gerarchia, trattandoli più come il contenuto di un giornale o di un sito di news che come quello di un blog. Una serie di criteri automatici e manuali (le risposte che un commento riceve da altri commentatori, la sua pertinenza col tema trattato, l’affidabilità del commentatore) fanno sì che alcuni commenti abbiano maggiore visibilità, mentre altri vengono pubblicati ma persino su una pagina diversa da quella dell’articolo. Shirky spiega che questo disincentiva il “Commentariat”, la comunità dei commentatori seriali che stazionano fissi intorno agli articoli di un sito; ma diminuisce anche le necessità di censura in particolare sui commenti anonimi, che trovano comunque uno spazio disponibile laddove offrano informazioni interessanti ai lettori e non cerchino solo visibilità.

(Balcone 2.0: Gipi sui commenti online)

Shirky dice che il sistema ha ancora dei limiti: non è chiarissimo il criterio di esposizione dei commenti, i filtri di qualità non funzionano sempre a dovere, e il Commentariat può sempre trovare dei mezzi per impadronirsene. Ma conclude:

Può anche darsi che i lettori siano in effetti così orribili come sostiene l’industria editoriale, che senza il panem et circenses degli insulti e del trolling, i commenti perdano la loro attrattiva.

Molti siti di news sono sembrati arrendersi a un compromesso con le loro sezioni dei commenti un anno fa circa: abbandonare ogni partecipazione reale, abbandonare l’anonimato, ritirarsi su “Accedi via Facebook”. Questa reazione è venuta in parte dal fatto che i commenti sui siti di news hanno ristagnato per molto tempo. Gawker sta dimostrando che una buona parte di quel ristagnare è derivata dal modo in cui ai lettori è stato chiesto di partecipare, che ha ristagnato per molto tempo anch’esso.

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foto: AP Photo/Christof Stache