Ieri durava un secondo in più

Per la 26esima volta in 40 anni si aggiunge il "secondo intercalare": è una questione di sincronizzazione tra i precisissimi orologi atomici e l'orario planetario, meno regolare e più lento

A pigeon stands on an installation of clocks by French artist Arman on March 24, 2012 in Paris. Europe moves to summer time at 0100 GMT on March 25 when clocks go forward an hour. AFP PHOTO/JOEL SAGET (Photo credit should read JOEL SAGET/AFP/Getty Images)
A pigeon stands on an installation of clocks by French artist Arman on March 24, 2012 in Paris. Europe moves to summer time at 0100 GMT on March 25 when clocks go forward an hour. AFP PHOTO/JOEL SAGET (Photo credit should read JOEL SAGET/AFP/Getty Images)

Stanotte, la mezzanotte scatterà un secondo dopo il normale, ovvero subito dopo le 23:59 e 60 secondi. Il 30 giugno durerà quindi 24 ore e un secondo. La causa è l’aggiunta di un “secondo intercalare”, un’operazione che viene decisa dall’International Earth Rotation Service, un organismo internazionale con sede a Parigi. Il secondo intercalare (in inglese leap second), serve a rimettere in linea gli orologi atomici – che sono circa 70 in tutto il mondo e che si regolano in base all’oscillazione di un atomo di cesio – con l’orario planetario, basato sulla rotazione della Terra intorno al Sole.

I due orari, spiega il National Geographic, a volte possono differire a causa del fatto che la velocità di rotazione della terra non è costante, ed è leggermente più lenta della velocità di oscillazione degli atomi sui cui si basano gli orologi atomici, velocità che invece è fin troppo regolare. Non è la prima volta che capita di dover recuperare un secondo per riequilibrare i due orari: quella di oggi è la 26esima, dall’introduzione del “secondo intercalare” nel 1972.

(Che cos’è il secondo intercalare)

La differenza tra l’orario planetario e quello registrato dagli orologi atomici è di circa un’ora ogni mille anni, spiega il National Geographic. Ma sebbene la differenza sia minima, è molto importante tenere i due sistemi sincronizzati. Da questa sincronizzazione dipende infatti il corretto funzionamento di aeroporti, dei mercati azionari o delle operazioni spaziali, per esempio, per le quali sono fondamentali anche i miliardesimi di secondo.

Durante la Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni, che si è tenuta a Ginevra, in Svizzera, dal 23 gennaio al 17 febbraio del 2012, molti avevano espresso dei dubbi circa la necessità di sincronizzare gli orari, e all’interno dell’assemblea non si era riusciti a trovare un accordo: il Regno Unito, la Cina e il Canada, per esempio, si sono detti contrari a cambiare l’attuale sistema del secondo intercalare, mentre altri 13 paesi (tra cui gli Stati Uniti, la Francia, l’Italia e la Germania) si sono detti favorevoli a un nuovo sistema – ancora da studiare – che prenda il posto di questo.

Chi si schiera contro l’utilizzo di questo sistema vorrebbe che si scegliesse un metodo più semplice, che costi di meno e permetta di contenere gli errori, evitando di aggiornare migliaia di reti informatiche manualmente. Secondo la Royal Society britannica, che alla conferenza di Ginevra avrebbe dovuto presentare una proposta alternativa, il secondo intercalare deve essere mantenuto fino a quando non si troverà una soluzione migliore.

foto: JOEL SAGET/AFP/Getty Images