Gli ultimi 56 giorni di Borsellino: 28 giugno 1992

Dal libro di Enrico Deaglio, la cronologia degli avvenimenti tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio

Il nuovo libro di Enrico Deaglio – Il vile agguato (Feltrinelli) – è dedicato alle indagini sulla strage di via D’Amelio a Palermo in cui fu ucciso il magistrato Paolo Borsellino assieme a cinque agenti della sua scorta, il 19 luglio 1992. Il libro si conclude con una “succinta cronologia degli ultimi cinquantasei giorni di vita di Paolo Borsellino, compresi avvenimenti che avevano a che fare con lui, ma di cui non era a conoscenza”. Il Post pubblicherà in sequenza, assieme al secondo capitolo del libro, la successione di quegli eventi, a vent’anni di distanza.

Roma, aeroporto di Fiumicino, 28 giugno
Paolo Borsellino, insieme alla moglie Agnese, è in attesa dell’aereo per Palermo. Nella sala Vip dell’aeroporto incontra Liliana Ferraro, che ha preso il posto che era stato di Falcone al ministero di Giustizia. Lo informa che i carabinieri del colonnello Mario Mori hanno contattato Vito Ciancimino per trattare l’arresto di latitanti, a partire dal più famoso, Salvatore Riina.
Borsellino ha anche un altro colloquio con un altro passeggero in attesa, il ministro della Difesa Salvo Andò. Questi, confidenzialmente gli comunica di aver saputo che per Borsellino “è arrivato il tritolo” e che anche lui è minacciato di morte. Si stupisce che Borsellino non lo sappia. Lui lo ha saputo dal procuratore capo di Palermo, Pietro Giammanco.
E così, in un solo giorno, in circostanze fortuite, l’uomo che è stato candidato a prendere il posto di Falcone e a diventare il capo della superprocura antimafia, apprende che i carabinieri (quelli della “cena degli onesti”) stanno trattando (cosa, esattamente? E cosa stanno offrendo?) con il mediatore di Cosa nostra. E che il suo capo alla procura sa che è arrivato il tritolo per lui, ma non glielo ha detto…