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  • Venerdì 15 giugno 2012

Che cosa succede in Birmania

In una settimana sono morte 29 persone negli scontri tra musulmani e buddisti: tutto è cominciato con uno stupro, ma la questione va avanti da decenni

Smokes and flames billow from burning buildings in Sittwe, capital of Rakhine state in western Myanmar, where sectarian violence are ongoing Tuesday, June.12, 2012. Gunshots rang out and residents fled blazing homes in western Myanmar on Tuesday as security forces struggled to contain deadly ethnic and religious violence that has killed at least a dozen people and forced thousands to flee (AP Photo/Khin Maung Win)
Smokes and flames billow from burning buildings in Sittwe, capital of Rakhine state in western Myanmar, where sectarian violence are ongoing Tuesday, June.12, 2012. Gunshots rang out and residents fled blazing homes in western Myanmar on Tuesday as security forces struggled to contain deadly ethnic and religious violence that has killed at least a dozen people and forced thousands to flee (AP Photo/Khin Maung Win)

Dallo scorso venerdì a oggi, nello stato del Rakhine, nella Birmania occidentale, sono morte 29 persone negli scontri etnici e religiosi tra i buddisti e la minoranza di musulmani rohingya. Delle 29 persone morte, 16 erano musulmani e 13 buddisti. Altre 31mila persone si sono rifugiate nei campi profughi appositamente allestiti, 2.500 case sono state incendiate. Domenica il presidente Thein Sein ha dichiarato lo stato di emergenza e imposto il coprifuoco, riducendo notevolmente gli scontri anche se mercoledì alcune case sono state incendiate nella capitale Sittwe. Nel frattempo migliaia di rohingya hanno cercato di fuggire dalla Birmania verso il Bangladesh attraversando su barconi il fiume Naf – che separa per un tratto i due Paesi – ma sono stati rispediti indietro dalla guardia costiera e dalla polizia di frontiera bengalese.

(Gli scontri tra buddisti e musulmani in Birmania)

Gli scontri sono stati originati dallo stupro e dall’assassinio di una donna buddista da parte di un musulmano. Il 3 giugno trecento buddisti hanno attaccato un autobus e ucciso 10 musulmani come azione punitiva, provocando a loro volta la reazione dei rohingya che venerdì hanno assalito le case dei buddisti nei villaggi di Maungdaw e Buthidaung, dando il via alla violenza nella capitale e nei centri vicini. Il leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, ha commentato la situazione da Ginevra, dove si trovava durante il suo primo viaggio all’estero dal 1988, dicendo che va gestita con «delicatezza e saggezza» e ha sottolineato che «senza lo stato di diritto le lotte interne potranno solo continuare».

I musulmani rohingya si stabilirono nell’area del Rakhine all’inizio del VII secolo. A livello fisico, linguistico e culturale sono molto vicini ai bengalesi e sono sempre stati trattati da stranieri dal governo birmano. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati nel Rakhine ci sono 800 mila rohingya su una popolazione di quattro milioni di persone: subiscono gravi violazioni dei diritti umani, sono costretti spesso ai lavori forzati e a restrizioni di libertà e movimento, non ricevono istruzione e servizi pubblici.