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  • Lunedì 11 giugno 2012

Chi è Abdelbasset Sida, il nuovo capo del Consiglio Nazionale Siriano

Un pezzo molto importante dell'opposizione ad Assad ha scelto un curdo che ha invocato un intervento esterno, anche militare, per fermare il regime

Siria foto: BULENT KILIC/AFP/Getty Images
Siria foto: BULENT KILIC/AFP/Getty Images

Ieri a Istanbul il Consiglio Nazionale Siriano (CNS), uno degli organismi più rappresentativi dell’opposizione al presidente Bashar al Assad, ha eletto il suo nuovo leader. Si chiama Abdelbasset Sida, ha 56 anni ed è di etnia curda. A dimostrazione della grande frammentazione all’interno dell’opposizione siriana, la sua scelta si è resa necessaria dopo le polemiche che aveva generato la vecchia presidenza del liberale Burhan Ghalioun, che era rimasto alla guida del CNS per circa un anno nonostante di norma l’organismo debba eleggere un nuovo presidente ogni 3 mesi. Il CNS era stato accusato negli ultimi tempi di essere dominato dagli islamisti.

Sida è uno storico specializzato in civiltà antiche che, come Ghalioun a Parigi, vive da anni in esilio in Svezia. La sua elezione è stata letta anche come indice di un maggiore coinvolgimento della comunità curda nella rivolta contro il regime di Assad, che sinora è rimasta piuttosto ai margini delle proteste (anche perché in passato Assad ha finanziato i ribelli curdi del PKK, attivi soprattutto in Turchia). Alcuni suoi critici hanno detto al New York Times che Sida è stato scelto proprio perché non rappresenta nessuno in Siria.

Il CNS è il principale punto di riferimento, anche se non ufficiale, della comunità internazionale per monitorare l’opposizione in Siria, di cui però è solo una parte. Gli oppositori ad Assad, infatti, sono molto eterogenei (si va dai liberali ai salafiti) e lo stesso CNS sembra avere pochi legami con l’Esercito della Siria Libera, ossia i soldati disertori che si sono uniti alla rivolta contro l’attuale regime e che ne sono diventati praticamente il braccio armato. Oggi Sida, in un’intervista alla AFP, ha detto che il regime di Assad “è in grave difficoltà” e ha invitato le autorità siriane a schierarsi contro il presidente.

Ieri Sida ha promesso che, in caso di caduta di Assad, il nuovo governo siriano (di cui il CNS in tal caso vorrebbe assumere il comando, per lo meno nelle prime fasi transitorie) rispetterà tutte le etnie e religioni, compresi gli alawiti ora al potere e i cristiani, spesso difesi e protetti dal regime di Assad. Entrambe le comunità temono la vendetta dei salafiti e di altri estremisti islamici se questi dovessero andare al potere.

Ma soprattutto, Sida ha evocato un intervento rapido dell’ONU in base al capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite (che prevede anche l’azione militare) per fermare la brutale repressione di Assad e secondo lui, se le Nazioni Unite fossero ancora bloccate dal veto di Russia e Cina, i singoli paesi occidentali dovrebbero agire anche senza il mandato dell’ONU. Lo stesso ministro degli Esteri britannico William Hague ha confermato che l’intervento militare in Siria è una possibilità e ieri in un’intervista a Sky News ha paragonato la situazione della Siria di oggi a quella della Bosnia degli anni Novanta.

Ieri intanto, nonostante la presenza degli osservatori dell’ONU, l’esercito siriano avrebbe continuato ad assediare alcune città, dove ci sarebbero stati anche scontri con i ribelli. Secondo gli attivisti sarebbero morte almeno 38 persone solo nei pressi di Homs.

foto: BULENT KILIC/AFP/Getty Images