• Media
  • Giovedì 7 giugno 2012

La scissione al Fatto

Luca Telese conferma che va via con sette giornalisti e fonda un nuovo quotidiano, "Pubblico", in uscita a settembre

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
24-09-2011 Roma
Spettacolo
Trasmissione televisiva "In Onda"
Nella foto Luca Telese

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
24-09-2011 Rome
Tv program "In Onda"
In the photo Luca Telese
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 24-09-2011 Roma Spettacolo Trasmissione televisiva "In Onda" Nella foto Luca Telese Photo Roberto Monaldo / LaPresse 24-09-2011 Rome Tv program "In Onda" In the photo Luca Telese

Luca Telese conferma oggi al Corriere della Sera le voci riferite ieri dal Messaggero: lascia il Fatto insieme ad altri sette giornalisti e fonda un suo giornale, chiamato Pubblico, in uscita il prossimo settembre.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un titolo. Che a Luca Telese, però, è sembrato «un rutto: “Parmacotti”. Campeggiava sulla prima pagina de il Fatto il giorno dopo la vittoria del grillino Pizzarotti. Io tornavo dalla Francia, dalla festa per Hollande. L’ho letto e ho detto basta».

Il giorno della rottura ufficiale con il suo (oramai ex) giornale, Luca Telese, 42 anni compiuti ad aprile, sembra frastornato. Ma non impaurito. Va via, dopo aver contribuito a fondarlo («esperienza indimenticabile»), dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro. E lo fa per un motivo: «La mission di quel giornale si è esaurita. Non è passato dalla protesta alla proposta. Quando il governo Berlusconi è caduto, ci siamo chiesti: ora cosa dobbiamo cambiare? Travaglio ha detto: nulla. Io ho risposto: tutto. Ecco perché vado via. Perché non puoi continuare, a guerra finita, a mozzare le teste di cadaveri sul campo. Non puoi solo demolire. È il momento di costruire.

Telese lascia il Fatto e fonda un nuovo quotidiano, che lui definisce «piccolo “centro studi” del cambiamento e della costruzione delle idee». Si chiamerà Pubblico: 20 pagine in edicola dal 18 settembre, a 1,50 euro («il coraggio si paga, ma per questo chiediamo a tutti di abbonarsi»).

(continua a leggere sul sito del Corriere)

foto: Roberto Monaldo / LaPresse