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  • Mercoledì 6 giugno 2012

Il problema del Nagorno-Karabakh

Breve storia della regione autonomista per la quale Azerbaijan e Armenia sono ancora in guerra: negli ultimi giorni, negli scontri tra i due eserciti, sono morti otto soldati

foto: ANNA ASRIYANTS/AFP/Getty Images
foto: ANNA ASRIYANTS/AFP/Getty Images

Nei giorni scorsi i rapporti tra Armenia e Azerbaijan si sono fatti nuovamente molto tesi e ci sono state alcune sparatorie tra militari dei due paesi. Sarebbero morti in tutto otto soldati (cinque azeri e tre armeni), mentre almeno una decina di altri soldati sarebbero rimasti feriti. Le cause degli scontri non sono ancora chiare. Secondo il ministero della Difesa azero, i primi ad attaccare sarebbero stati i militari armeni martedì al nord della linea di confine tra i due paesi, nei pressi del villaggio di Ashagy Askipara, un’ex striscia di territorio azera ora controllata dall’Armenia. L’esercito armeno, invece, ha detto di essere stato attaccato il giorno prima dai militari azeri in un altro villaggio al confine vicino ad Ashagy Askipara, e che nella circostanza almeno 3 soldati armeni sarebbero stati uccisi dagli azeri.

Gli scontri tra gli eserciti, dunque, hanno provocato nuove tensioni tra i due paesi, che, nonostante un fragile cessate-il-fuoco del 1994, sono teoricamente ancora in guerra per il Nagorno-Karabakh, una regione del Caucaso meridionale che si trova all’interno dell’Azerbaijan ma che si è autoproclamata indipendente circa vent’anni fa: la sua popolazione è a stragrande maggioranza armena e cristiana ma fino alla dissoluzione dell’URSS il Nagorno-Karabakh era nell’orbita della musulmana Repubblica Socialista Sovietica Azera, come aveva deciso Stalin nel 1921.

Le uccisioni degli otto soldati sono arrivate proprio durante la visita in quell’area del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che lunedì è stata in Armenia mentre oggi è in Azerbaijan, un paese che negli ultimi anni si è avvicinato molto all’Occidente e a Israele. Ieri Clinton si è detta “molto preoccupata” dagli ultimi sviluppi del conflitto e ha invitato i due paesi a rinunciare all’uso della forza. Anche perché, se le cose dovessero peggiorare, nella lotta potrebbero essere risucchiati altri paesi che sostengono l’Armenia, come la Russia, che non vuole un Azerbaijan troppo “occidentale” per questioni geopolitiche ed economiche, e l’Iran, che è da molti anni in conflitto con l’Azerbaijan, nonostante siano entrambi paesi a maggioranza sciita.

Il Nagorno-Karabakh è una regione vasta circa 11mila chilometri quadrati che da molti anni è contesa tra Armenia e Azerbaijan. La sua storia è piuttosto complicata: negli anni Venti la regione, allora parte della Transcaucasia, era stata promessa all’Armenia dai bolscevichi. Poi però Stalin cambiò idea e per ingraziarsi la Turchia, dove voleva esportare il comunismo e che era alleata degli azeri, venne creato l’Oblast (“regione amministrativa” in russo) Autonomo del Nagorno-Karabakh che venne inglobato a sua volta nella Repubblica Socialista Sovietica Azera, contro la volontà della maggior parte degli abitanti che era armena e di fede cristiana (l’Azerbaijan è tradizionalmente di religione musulmana sciita).

Dopo la decisione di Stalin ci fu molta tensione tra il Nagorno-Karabakh e i governanti azeri. Alla fine degli anni Ottanta, quando la regione approfittò della disgregazione dell’Unione Sovietica per staccarsi definitivamente dall’Azerbaijan, le tensioni esplosero. Nel 1988 il Parlamento del Nagorno-Karabakh dichiarò la propria indipendenza, gli azeri si rivolsero all’Unione Sovietica per bloccare la secessione ma da Mosca nessuno fece nulla. Scoppiò allora la guerra del Nagorno-Karabakh, che ufficialmente si è combattuta tra il 1992 (quando Nagorno-Karabakh proclamò ufficialmente la nuova repubblica) e il 1994, ma le cui operazioni militari e alcuni episodi di pulizia etnica, seppur a corrente alternata, erano cominciati già nel 1988.

Durante la guerra vennero uccise 30mila persone (soprattutto azeri) e ci furono quasi un milione di sfollati (circa quattrocentomila armeni un tempo residenti nell’Azerbaigian e circa cinquecentomila azeri residenti in Armenia e Nagorno-Karabakh), molti dei quali ancora oggi vivono nei campi profughi o non sono potuti tornare nelle loro case. Il 5 maggio 1994 è stato firmato a Bishkek, in Kirghizistan, un cessate-il-fuoco che però spesso negli ultimi anni non è stato rispettato. I due paesi sono ancora tecnicamente in guerra ma alla fine il Nagorno-Karabakh, protetto dall’Armenia, ha ottenuto l’indipendenza de facto, anche se questa non è ancora riconosciuta dalla comunità internazionale. Da allora i tanti negoziati di pace tra i due paesi non sono andati a buon fine.

foto: ANNA ASRIYANTS/AFP/Getty Images