Terremoto in Emilia, i morti ora sono 26

Una donna ferita dal crollo di alcuni calcinacci il 29 maggio scorso nel ferrarese è morta ieri sera: gli altri aggiornamenti di oggi

22.oo. Oggi pomeriggio all’ospedale di Baggiovara in provincia di Modena è morta Liviana Latini, 65 anni, che era stata salvata il 29 maggio scorso nel suo appartamento di Cavezzo, crollato per il terremoto, dopo esservi rimasta bloccata per quasi 12 ore.

Aggiornamento delle 15:00
Sandra Gherardi, una donna di Cento (Ferrara) di 46 anni è morta ieri sera per le ferite che aveva riportato lo scorso 29 maggio in seguito al crollo di alcuni calcinacci a causa del terremoto. L’incidente era accaduto per strada e la donna era stata ricoverata presso l’ospedale Maggiore di Bologna in coma. I terremoti delle due ultime settimane hanno causato quindi la morte di 25 persone in Emilia.

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La notte da poco trascorsa in Emilia è stata relativamente tranquilla, nelle zone in cui si sono verificati i terremoti dei giorni scorsi. Nella notte il numero di scosse è stato minore rispetto ai giorni precedenti e con eventi sismici di lieve magnitudo. La scossa più forte è stata registrata dagli strumenti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) intorno alla mezzanotte. Si è trattato di un terremoto di magnitudo 3, che si è verificato nelle zone già interessate dalle altre scosse tra Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro e San Possidonio in provincia di Modena. La scossa è stata avvertita anche in diversi comuni in provincia di Mantova, ma non si segnalano nuovi danni o crolli.

(Perché le scosse si spostano a ovest?)

La magnitudo inferiore delle scosse non ha comunque lasciato tranquilli gli sfollati, che a migliaia sono ospitati nei campi allestiti dalla Protezione Civile e dalle autorità locali. Molti di loro vivono in tenda da più di due settimane e ieri hanno anche dovuto affrontare un peggioramento delle condizioni meteo. Per oggi è comunque previsto bel tempo nelle zone del terremoto. Sempre ieri, la Protezione Civile ha comunicato che nel modenese sono ospitate 8.346 persone sfollate nei 27 campi e nelle altre strutture coperte che sono state allestite nei comuni più colpiti. Gli operatori e i volontari stanno inoltre lavorando all’allestimento di nuove strutture, che dovrebbero consentire di dare complessivamente ospitalità a 10mila persone nella zona. Gli sfollati in Emilia a causa del terremoto sono circa 15mila.

(La storia delle donazioni per l’Abruzzo e il microcredito)

Mentre si presta assistenza a chi è rimasto senza casa o non vi può ancora rientrare per motivi di sicurezza, continuano le valutazioni dei danni e della stabilità degli edifici nei comuni del terremoto. È un lavoro lungo che in diversi casi richiede una seconda valutazione dopo un po’ di tempo per valutare l’effettiva stabilità delle strutture. Nelle zone industriali, soprattutto in quella intorno a Mirandola, diverse produzioni sono ancora sospese a causa dei danni ai capannoni delle aziende. Le autorità stanno anche verificando gli edifici pubblici, con particolare attenzione per quelli che ospitano le scuole.

(Le città del terremoto)

Patrizio Bianchi, l’assessore della Regione Emilia Romagna alla scuola ha spiegato ieri che a causa del terremoto sono stati lesionati almeno 219 edifici scolastici. Di questi, 121 sono stati dichiarati totalmente inagibili e 94 parzialmente inagibili. Ci sono anche 50 scuole paritarie dell’infanzia rimaste danneggiate e altre decine di scuole in cui sono ancora in corso le verifiche. Complessivamente, gli studenti coinvolti sono circa 50mila. Ogni comune sta valutando in che tempi riaprire le scuole, mentre alcune amministrazioni hanno deciso di anticipare la fine dell’anno scolastico. È successo anche a Mantova, dove il sindaco ha disposto la chiusura delle scuole fino al prossimo 9 giugno. Nei giorni scorsi il ministero dell’Istruzione aveva fatto sapere che nelle zone del terremoto l’anno scolastico sarebbe stato dichiarato valido, anche senza i 200 giorni di attività didattica previsti dalla legge.

(«L’Emilia non è scomparsa»)

Mentre si cerca di capire come avviare la ricostruzione, con quali fondi e modalità, ieri ha fatto discutere la proposta del ministro della Giustizia, Paola Severino, di far lavorare nei cantieri le persone che stanno scontando una pena in carcere per reati minori. Il ministro ha spiegato la sua idea durante la visita al carcere della Dozza di Bologna, ma per ora non è chiaro con quali modalità possa essere realizzato un simile intervento.

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