Perché Umberto Bossi è indagato

Secondo i magistrati l'ex segretario della Lega sapeva che combinava Belsito

L’ex segretario della Lega Nord, Umberto Bossi, è indagato per concorso in truffa ai danni dello Stato. L’informazione di garanzia gli è stata consegnata ieri mattina, mercoledì 16 maggio, mentre si trovava nella sede del partito in via Bellerio a Milano. La comunicazione è stata disposta dai magistrati Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Roberto Pellicano. Secondo gli elementi emersi finora dall’inchiesta, spiega Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera, Bossi avrebbe firmato il rendiconto delle spese sostenute nel 2010 per l’attività politica del partito. Un documento preparato dall’ex tesoriere Francesco Belsito, indagato anche per appropriazione indebita, che secondo i pm conteneva diverse anomalie e omissioni.

Il rendiconto, scrivono i pubblici ministeri di Milano, “non dà conto della reale natura delle uscite, come non dà conto della gestione in nero (sia in entrata che in uscita) di parte delle risorse affluite al partito”. La documentazione fu utilizzata per ottenere la scorsa estate una delle rate dei rimborsi elettorali, pari a circa 18 milioni di euro. Sempre secondo i magistrati, la responsabilità di Umberto Bossi non sarebbe limitata alla firma sul documento: “era consapevole dell’utilizzo dei fondi anche per terze persone”. Le precedenti indagini avevano consentito di ipotizzare un utilizzo non lecito o ai limiti con la legalità dei fondi del partito, spesi tra le altre cose anche per i più stretti parenti di Umberto Bossi a partire dai figli Renzo e Riccardo.

Belsito, spiega Guastella, aveva del resto già spiegato ai magistrati di aver avuto una sostanziale libertà nel gestire gli investimenti della Lega Nord, ma che Bossi veniva comunque tenuto al corrente delle spese per la famiglia, specie se superavano svariate migliaia di euro. L’ex tesoriere conservava molta della documentazione sulle spese per i Bossi in una cartellina, quella ormai famosa etichettata “The Family“, che è stata ritrovata e analizzata dagli inquirenti. Altri elementi sull’utilizzo dei fondi del partito per la famiglia erano emersi grazie alle intercettazioni telefoniche, soprattutto delle conversazioni tra Belsito e l’impiegata amministrativa della Lega Nord Nadia Dagrada. I due si erano sentiti più volte per discutere che cosa fare quando alcuni esponenti della Lega Nord avevano iniziato a fare domande sull’effettivo utilizzo dei fondi del partito, cosa che avrebbe potuto causare l’allontanamento di Belsito.

Un’ulteriore possibile conferma sul fatto che Umberto Bossi non fosse all’oscuro della gestione dei fondi da parte di Belsito era arrivata anche da Daniela Cantamessa, storica assistente dell’ex segretario. Cantamessa aveva spiegato in un interrogatorio di aver messo in guardia Bossi sulle irregolarità compiute da Belsito e sulla sua “superficialità e incompetenza”. Bossi al momento non è indagato per concorso in appropriazione indebita legata ai rimborsi elettorali della Lega Nord. I suoi due figli Renzo e Riccardo, invece, lo sono e si continua a indagare sulle grandi quantità di denaro provenienti dal partito di cui avrebbero beneficiato per spese personali: dal dentista agli affitti passando per ristoranti e pieni di benzina.

Roberto Maroni, considerato il futuro segretario federale della Lega Nord, segue con attenzione la vicenda che potrebbe condizionare alcuni dei prossimi passaggi politici del partito. “Non ne sapevo niente dell’imminente notizia su Bossi indagati, del resto i magistrati non vengono mica a dire queste cose a me”, ha spiegato ieri Maroni, dicendo di voler fare della Lega Nord una “new company” per lasciarsi alle spalle i problemi giudiziari che hanno riguardato il partito e le “menate interne”.

foto: laPresse