Le FAQ sulla Grecia e l’euro

Come si esce dalla moneta unica? Che cosa succederebbe agli altri stati? E alle banche? Nove cose da sapere sull'eventuale ritorno del paese alla dracma

Da una settimana la Grecia cerca di uscire dalla propria profonda crisi politica, alimentata dalla frammentazione dovuta alle elezioni politiche di domenica 6 maggio. Falliti i tentativi dei primi tre partiti per formare una coalizione di governo, il presidente Karolos Papoulias sta provando adesso a formare un governo tecnico, con poche speranze. Intanto si parla ogni giorno di più della possibilità che la Grecia lasci l’euro, specie dopo un’eventuale vittoria degli estremisti alle nuove possibili elezioni. È una possibilità sempre più concreta che non è però contemplata nei trattati europei e potrebbe avere grandi ripercussioni per gli altri stati membri. Il Wall Street Journal ha messo insieme una serie di domande e risposte su che cosa potrebbe accadere se la Grecia decidesse di tornare alla dracma, lasciando la moneta unica.

Come la Grecia potrebbe lasciare l’euro?
Un’ipotesi è che le autorità greche concordino con gli altri stati membri dell’eurozona, cioè i paesi che adottano la moneta unica, una data per l’uscita dal sistema euro e per l’introduzione di una nuova valuta, che potrebbe essere una nuova dracma. Gli stipendi della pubblica amministrazione, le pensioni e i contratti sarebbero pagati con la nuova moneta a partire da quella data e i conti correnti verrebbero convertiti alla nuova valuta. Le autorità greche probabilmente deciderebbero di stabilire per i contratti nazionali un cambio uno a uno con l’euro, lasciando poi determinare il cambio al mercato monetario. Ci sarebbe una netta svalutazione, cioè la nuova moneta perderebbe molto del proprio valore nei confronti delle altre valute. Il processo dovrebbe essere quindi amministrato con cautela per evitare il repentino spostamento di capitali all’estero, nell’imminenza dell’introduzione della nuova moneta. Un’altra ipotesi, meno probabile, è che la Grecia per lasciare l’euro sia costretta ad abbandonare l’Unione Europea tout court.

La dracma si riprenderebbe mai?
Probabilmente sì, ma sarebbe un processo molto lungo e condizionato in parte dalla stessa reazione del paese alla svalutazione. Quando accadde con il fallimento dell’Argentina e della Russia, il valore delle loro valute si ridusse del 60 – 70 per cento. I due paesi si ripresero con relativa rapidità, ma le condizioni economiche erano molto diverse dalle attuali e non è quindi possibile fare un parallelo efficace.

(Le foto dell’Argentina nei giorni del default)

E la Banca Centrale Europea (BCE) che cosa farebbe?
Nel caso di un’uscita della Grecia dall’euro, la BCE avrebbe probabilmente meno possibilità di manovra per prestare denaro alle banche greche. Ci potrebbe essere quindi una minore liquidità per il sistema finanziario greco. La Grecia perderebbe inoltre il proprio posto nel sistema di governo e controllo della Banca Centrale Europea.

L’euro circolerebbe ancora in Grecia?
Sarebbe molto probabile, perché la popolazione ci metterebbe probabilmente tempo prima di fidarsi della nuova valuta. L’euro rimarrebbe quindi una moneta di riferimento e le autorità greche potrebbero decidere di fare come in Montenegro, dove la moneta unica è accettata e usata per i pagamenti e le transazioni anche se il paese non fa parte dell’eurozona.

Che ne sarebbe del debito?
La Grecia si dovrebbe confrontare con due tipi di debito. Da un lato il denaro che il governo deve restituire a chi ha acquistato i titoli di stato e agli altri creditori. Dall’altro le grandi somme di denaro che il sistema bancario greco deve restituire alla Banca Centrale Europea. Entrambi questi tipi di debito sono regolati da leggi internazionali, dunque la loro rinegoziazione dovrebbe essere concordata con il resto della comunità. Il debito nazionale sarebbe probabilmente riconvertito in nuove dracme.

Quanto potrebbe costare l’uscita della Grecia dall’euro?
Non è semplice fare un calcolo preciso. Secondo gli analisti dell’Institute of International Finance (IIF), il costo complessivo potrebbe essere intorno ai 1.000 miliardi di euro. La stima non è ufficiale ed è stata formulata in un documento confidenziale dell’IIF, circolato lo scorso febbraio. Sempre secondo gli analisti, l’uscita della Grecia dall’euro potrebbe danneggiare seriamente la Banca Centrale Europea, organizzazioni finanziarie private e altri paesi della zona euro che potrebbero assistere a un aumento dei tassi d’interesse per i loro titoli di stato.

E come andrebbero gli affari in Grecia?
Diverse attività commerciali sarebbero obbligate a chiudere a causa dell’impossibilità di raccogliere fondi e dei ritardi nei pagamenti. Inoltre, l’ufficializzazione dell’uscita dall’euro porterebbe a grande instabilità nell’imminenza del passaggio alla nuova valuta, con la negazione di nuovi finanziamenti per i contratti. I soggetti in possesso di contratti concordati in euro farebbero inoltre di tutto per evitare il passaggio alla nuova valuta, che li penalizzerebbe.

E le banche greche?
Qui le cose si complicano ulteriormente. Ora come ora, le banche greche sono tecnicamente insolventi a causa delle perdite dovute allo scambio dei titoli di stato. Gli accordi per il salvataggio economico del paese dovrebbero consentire alle banche di ottenere nuovi capitali, che però non sono stati ancora pagati. Nel frattempo, i creditori hanno messo da parte 35 miliardi di euro, una specie di sistema di protezione che formalmente consente alla BCE di non figurare come un prestatore diretto di denaro alle banche insolventi. In questo modo le banche greche possono continuare a ottenere prestiti in euro dalla BCE. Se un nuovo governo greco dovesse decidere di lasciare l’euro prima che le banche del paese ricevano i nuovi capitali, le cose potrebbero diventare molto difficili da gestire.

In tutto questo, Portogallo e Irlanda?
I due paesi hanno ottenuto una consistente assistenza finanziaria da parte del Fondo Monetario Internazionale e dai paesi della zona euro. L’uscita della Grecia dall’euro porterebbe a nuove forti pressioni nei confronti di questi due paesi. Secondo diversi analisti, se la Grecia lasciasse l’euro l’attenzione degli investitori e la speculazione si sposterebbero su Portogallo e Irlanda, portando a un ulteriore avvitamento della crisi economia europea. Dopo toccherebbe a Italia e Spagna.