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  • Mercoledì 2 maggio 2012

Il Primo Maggio di Occupy

Le foto delle proteste in moltissime città americane, molte pacifiche, alcune violente, una annullata a causa di 5 arresti per terrorismo

Occupy Wall Street participants stage a march down Broadway as part of May Day celebrations in New York, May 01, 2012. AFP PHOTO/Emmanuel Dunand (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/GettyImages)
Occupy Wall Street participants stage a march down Broadway as part of May Day celebrations in New York, May 01, 2012. AFP PHOTO/Emmanuel Dunand (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/GettyImages)

Il movimento Occupy aveva indetto per ieri, Primo Maggio, una giornata speciale di mobilitazione, con manifestazioni e iniziative organizzate in molte città degli Stati Uniti allo scopo di protestare contro le misure di austerità e le banche, chiedendo invece più diritti, più welfare e più investimenti sulla creazione di posti di lavoro. Così è stato in moltissime città americane, in modo tranquillo e pacifico nella maggior parte dei luoghi, in modo violento per l’ennesima volta a Oakland, in California, dove già altre volte in passato le manifestazioni del movimento Occupy erano degenerate.

A New York più di 1.000 persone si sono riunite a Bryant Park, di fronte alla più grande biblioteca cittadina, cantando cori come “Le banche sono state salvate, noi siamo stati venduti” e dirigendosi verso Manhattan. La marcia ha poi toccato Zuccotti Park, il noto parco che è stato la base delle proteste dello scorso autunno, e le cose sono state tendenzialmente tranquille: la polizia ha arrestato 15 persone per schermaglie e resistenza all’arresto, MSNBC dice che diversi manifestanti avevano con sé dei martelli ma ci sono stati pochissimi danneggiamenti durante il percorso della marcia. Non si può dire lo stesso di Oakland, dove i manifestanti hanno distrutto le vetrine di banche e altri negozi e ci sono stati scontri con la polizia e lanci di lacrimogeni. Almeno 4 persone sono state arrestate. Anche a Seattle, patria del movimento No Global degli anni Novanta, ci sono stati scontri, almeno 8 persone sono state arrestate e molte hanno marciato vestite di nero e a volto coperto. I manifestanti pacifici sono rimasti a Westlake Plaza, dove si sono svolti comizi e un concerto in un clima di generale tranquillità.

A Chicago i manifestanti, insieme ai sindacati, hanno organizzato manifestazioni nel quartiere finanziario e tutto si è svolto molto tranquillamente. Hanno partecipato qualche migliaio di persone e la polizia non ha arrestato nessuno. A Denver su 200 manifestanti una sola persona è stata arrestata. A Los Angeles qualcuna in più, visto che i manifestanti hanno cercato di bloccare gli ingressi dell’aeroporto internazionale. A Portland, in Ohio, almeno 21 persone sono state arrestate durante le manifestazioni.

A Cleveland le cose sono state più complicate. Occupy infatti ha annullato la propria manifestazione dopo che l’FBI in mattinata aveva arrestato cinque suoi militanti con l’accusa di stare pianificando un attentato terrorista e far saltare in aria un ponte. Si è trattato di un caso di “agente provocatore”: i cinque, dice l’FBI, credevano di essere aiutati da una persona che in realtà era un agente sotto copertura. L’FBI dice che i cinque avevano fatto ricerche e analisi, discutendo a lungo del posto migliore in cui piazzare una bomba per provocare più danni, concludendo con la decisione di colpire sul ponte di Brecksville-Northfield. I cinque accusati si chiamano Douglas Wright, 26 anni, Brandon Baxter, 20 anni, Anthony Hayne, 35 anni, Connor Stevens, 20 anni, e Joshua Stafford, 23 anni. Gli investigatori dicono che si proclamano anarchici. Tutti e cinque avevano partecipato alle proteste di Occupy ma il movimento si è molto distanziato da loro, ha detto che “chiunque voglia fare violenza nel nome di Occupy è fuori da Occupy” e che “fare cose del genere porta inevitabilmente a essere privati dei propri diritti”. Il movimento ha comunque precisato che i cinque, per quanto avessero partecipato alle iniziative di Occupy, non erano in alcun modo tra i leader locali.