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  • Martedì 17 aprile 2012

La legge contro l’aborto in Mississippi

Entrerà in vigore il primo luglio e potrebbe portare alla chiusura dell'unica clinica abortiva dello stato

Mississippi Gov. Phil Bryant signs House Bill 1390 while Chairman of the Public Health and Human Services Committee Rep. Sam Mims, right, R-McComb, and supporters look on Monday, April, 16, 2012 at the state Capitol in Jackson, Miss. The bill requires all physicians associated with an abortion clinic in Mississippi to be board-certified OB-GYNs and have staff and admitting privileges at a local hospital. (AP Photo/The Clarion-Ledger, Greg Jenson)
Mississippi Gov. Phil Bryant signs House Bill 1390 while Chairman of the Public Health and Human Services Committee Rep. Sam Mims, right, R-McComb, and supporters look on Monday, April, 16, 2012 at the state Capitol in Jackson, Miss. The bill requires all physicians associated with an abortion clinic in Mississippi to be board-certified OB-GYNs and have staff and admitting privileges at a local hospital. (AP Photo/The Clarion-Ledger, Greg Jenson)

Il governatore del Mississippi Phil Bryant ha firmato una legge approvata dal Congresso locale che cerca di limitare, se non eliminare del tutto, la pratica dell’aborto nello stato.

La legge entrerà in vigore il primo luglio e prevede che possano praticare aborti solo i medici in possesso di un certificato di ostetricia-ginecologia e che abbiano ottenuto da un ospedale locale il diritto di ricoverarvi i loro pazienti. Si tratta di notevoli restrizioni, anche perché poter ricoverare i pazienti in un ospedale è un privilegio difficile da ottenere, soprattutto per i medici che praticano gli aborti. Come ammesso dal governatore, lo scopo della legge è ostacolare la pratica dell’aborto: «Penso che la vita umana sia preziosa e come governatore lavorerò per garantire che in Mississippi le vite dei nati e dei non nati siano protette», ha detto Bryant, augurandosi che il Mississippi diventi uno stato «senza aborti».

In Mississippi c’è una sola clinica abortiva, la Jackson Women’s Health Organization. La sua proprietaria, Diane Derzis, ha assicurato che tutti i suoi tre medici sono ostetrici e ginecologi ma che solo uno ha il privilegio di ricoverare i pazienti in un ospedale locale. Derzis ha detto che farà di tutto per non chiudere la clinica e per «non abbandonare le donne del Mississippi». Ha anche spiegato che la clinica ha una convenzione che permette alle pazienti con eventuali complicazioni di essere trasferite immediatamente in una clinica locale: non è quindi necessario che i suoi medici godano del privilegio di ricoverare i pazienti in un ospedale. Se la clinica dovesse chiudere, le abitanti del Mississippi che desiderano interrompere una gravidanza sarebbero costrette a lasciare lo stato.

Secondo avvocati e attivisti a favore della libertà di scelta per le donne, la legge potrebbe essere dichiarata anticostituzionale perché in contrasto con la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che nel 1973 ha stabilito il diritto all’aborto, la famosa “Roe vs. Wade”. Robert McDuff, un avvocato di Jackson che ha sostenuto molte cause pro-choice, ha spiegato che «la Costituzione degli Stati Uniti impedisce agli stati di forzare una donna che resta incinta involontariamente di portare in grembo un figlio contro la sua volontà».

Il Mississippi è uno degli stati americani con la legislazione più restrittiva in materia d’aborto: richiede un periodo di attesa di 24 ore per l’operazione e il consenso dei genitori per i minori. È anche uno dei pochi stati con una sola clinica abortiva. Altri otto stati impongono ai medici che praticano aborti di ricoverare i pazienti negli ospedali, ma tutti hanno almeno una clinica abortiva. In Mississippi nel 2010 – l’ultimo anno con dati disponibili – sono stati praticati 2.297 aborti.

Il governatore Phil Bryant firma la legge (AP Photo/The Clarion-Ledger, Greg Jenson)