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  • Martedì 10 aprile 2012

Guida alle presidenziali in Egitto

Si è conclusa la fase di presentazione delle candidature: chi sono i favoriti, con quali regole si vota e perché oggi un tribunale ha sospeso l'Assemblea Costituente

di Antonello Guerrera - @antoguerrera

MOHAMMED HOSSAM/AFP/Getty Images)
MOHAMMED HOSSAM/AFP/Getty Images)

Il 23 e il 24 maggio si vota in Egitto per le elezioni presidenziali. Si tratta delle prime elezioni dopo la rivoluzione di gennaio e febbraio 2011. Per la seconda volta nella storia dell’Egitto, ci saranno almeno due candidati a contendersi la presidenza, dopo le contestate elezioni presidenziali del 2005 vinte dall’ex presidente egiziano Hosni Mubarak con oltre l’88 per cento dei voti. Attualmente l’Egitto è governato di fatto dal Consiglio Supremo delle Forze Armate, detto “SCAF”, che è stato molto contestato negli ultimi tempi dagli attivisti, anche se negli ultimi mesi si sono già tenute le elezioni parlamentari.

Le regole del voto
Il 30 aprile si aprirà ufficialmente la campagna elettorale. Si voterà il 23 e il 24 maggio e l’eventuale ballottaggio (che, vista l’incertezza degli ultimi sondaggi, sembra più che probabile) si terrà il 16 e il 17 giugno. I candidati dovranno essere nati in Egitto da genitori egiziani, non avere doppia nazionalità e non dovranno avere un coniuge straniero. Per essere ammessi al voto i candidati devono inoltre avere il supporto di 30 parlamentari egiziani o, in alternativa, le firme a loro sostegno di 30mila cittadini egiziani aventi diritto al voto. Il nome del vincitore delle elezioni presidenziali dovrebbe essere annunciato il 21 giugno prossimo dalla Commissione elettorale egiziana, ma l’annuncio potrebbe arrivare anche ai primi di luglio.

Il significato del voto
Insieme alla nuova Costituzione, le elezioni presidenziali in Egitto sono formalmente l’epilogo della rivolta popolare che ha destituito l’ex dittatore Hosni Mubarak. L’elezione del nuovo presidente e il ruolo che questi avrà influiranno molto sulla politica interna del paese per quanto riguarda democrazia, laicità, potere delle forze armate e difesa delle minoranze politiche e religiose, ma soprattutto influiranno sulla politica estera dell’Egitto, sui rapporti con Israele e gli Stati Uniti e sulla questione palestinese. Il nuovo presidente avrà un mandato di 6 anni.

I candidati
Stavolta i candidati saranno molti di più rispetto al 2005. Il termine per la presentazione delle candidature alle elezioni è scaduto domenica: alla Commissione che le valuterà ne sono arrivate circa 80, un numero che dovrebbe essere notevolmente ridotto quando verrà pubblicata entro questa settimana la lista ufficiale dei candidati. I candidati in gara scelti dalla Commissione dovrebbero essere 23 (tra di loro ci dovrebbe essere anche un cristiano), ma a oggi, anche secondo i sondaggi, i principali candidati alle presidenziali sono sei: Amr Moussa, Hazem Salah Abu Ismail, Abdel Moneim Abul Fotouh, Omar Suleiman, Ahmed Shafik e Khairat El Shater. Mohamed El Baradei, ex capo dell’Agenzia atomica internazionale, si è già ritirato dalla corsa.

Amr Moussa
Secondo i sondaggi è il favorito a diventare il prossimo presidente egiziano. Ex segretario generale della Lega Araba ed ex ministro degli Esteri con Mubarak, in passato è stato molto critico nei confronti della politica estera di Stati Uniti e Israele, soprattutto per quanto riguarda la questione palestinese (Moussa ha criticato duramente anche il comportamento dei due paesi nei confronti delle elezioni di Gaza nel 2006 vinte dal movimento estremista Hamas). Le sue critiche a Stati Uniti e Israele e talvolta anche all’Occidente lo hanno fatto diventare molto famoso e anche per questo Mubarak aveva deciso di liberarsene, mandandolo a guidare la Lega Araba nel 2001.

Hazem Salah Abu Ismail
Avvocato e presentatore televisivo, è un ultraconservatore salafita e da un po’ di tempo è al secondo posto nei sondaggi. In passato ha dichiarato di voler rendere obbligatorio il velo per le donne una volta eletto e vietare l’alcol in Egitto, anche per i turisti, così come i giochi d’azzardo. Abu Ismail ha anche detto di voler abolire la Shura, ossia la camera alta del Parlamento egiziano. Tuttavia, si è scoperto recentemente che sua madre ha la cittadinanza americana e questo potrebbe fargli perdere parecchi voti tra i salafiti.

Abdel Moneim Aboul Fotouh
È un ex dirigente dei Fratelli Musulmani. È uscito dal movimento perché i Fratelli Musulmani avevano annunciato di non voler candidare nessun loro esponente, vista l’ampia maggioranza di cui dispongono oggi in Parlamento (tuttavia questo annuncio in pratica è stato poi smentito, come vedremo, dalla candidatura di Khairat El-Shater). Aboul Fotouh corre dunque da indipendente: è un medico e islamista moderato ed è molto popolare tra i giovani musulmani. È inoltre molto noto per la sua opposizione a Mubarak e al terzo presidente egiziano Anwar Sadat, ucciso nel 1970.

Omar Suleiman
È il candidato più legato al regime di Mubarak. Ex capo dei servizi segreti, vicepresidente nei giorni delle rivolte e generale dell’esercito, la sua candidatura annunciata all’ultimo momento è stata considerata da molti suoi avversari un affronto a causa del suo passato politico. Suleiman è uno dei politici più vicini all’esercito egiziano ed è stato spesso l’uomo di fiducia delle autorità americane, europee e israeliane. Una sua eventuale elezione rappresenterebbe la maggiore continuità con il regime di Mubarak ma anche con il Consiglio Supremo delle Forze Armate oggi al potere. Da ex capo dell’intelligence, è stato accusato da diversi attivisti di aver fatto ricorso all’uso di torture sistematiche.

Ahmed Shafik
Ex comandante dell’aeronautica militare egiziana, è stato brevemente primo ministro egiziano (da gennaio 2011 a marzo 2011, quando si è dimesso) durante la rivoluzione che ha provocato la caduta di Mubarak. È molto vicino al Consiglio Supremo delle Forze Armate attualmente al potere.

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Khairat El Shater
È un famoso imprenditore ed ex vice guida del movimento dei Fratelli Musulmani in Egitto. La sua candidatura ha fatto scalpore perché i Fratelli Musulmani avevano annunciato precedentemente di non voler candidare alcun candidato alle presidenziali (per questo Aboul Fotouh era uscito dal partito). Per candidarsi El Shater si è formalmente dimesso dal movimento, al quale però resta fortemente legato, a pochi giorni dalla scadenza per presentare le candidature. Incarcerato dal regime di Mubarak, è un islamista e grande difensore delle privatizzazioni e del libero mercato.

Il problema della Costituzione
Oggi un tribunale egiziano ha sospeso l’Assemblea Costituente che il parlamento egiziano aveva letto un mese fa per scrivere la nuova Costituzione (che deve essere pronta prima delle presidenziali). Il tribunale ha detto che l’Assemblea non rappresenta adeguatamente le donne e le minoranze politiche e religiose del paese. In effetti, in quanto votata da un Parlamento dominato per il 70 per cento dal partito dei Fratelli Musulmani e dai salafiti, anche l’Assemblea Costituente è a forte maggioranza islamista. Questo ha fatto preoccupare gli altri partiti e gli attivisti per la democrazia in quanto la nuova Costituzione, che dovrà comunque essere approvata da un referendum, potrebbe essere profondamente influenzata dai loro princìpi politici e religiosi. La Costituzione stabilirà ovviamente anche vari poteri del Presidente che verrà eletto e soprattutto i suoi rapporti con il Parlamento (fino all’era Mubarak, il presidente era l’Autorità suprema del paese). Fino a quando un referendum non approverà la nuova Costituzione, non potranno tenersi le elezioni presidenziali.

I sondaggi
Negli ultimi mesi Amr Moussa è stato sempre in testa ai sondaggi con percentuali di consenso che si aggirano intorno al 30 per cento al primo turno. Secondo un ultimo sondaggio del centro Al-Ahram pubblicato oggi da Haaretz, Moussa sarebbe in testa con il 30,7 per cento delle preferenze di voto. Al secondo posto ci sarebbe Hazem Salah Abu Ismail con il 28,8 per cento, al terzo Abdel Moneim Aboul Fotouh con l’8,5 per cento, seguito da Omar Suleiman (anche lui con l’8 per cento). Khairat El-Shater, il candidato di fatto dei Fratelli Musulmani, avrebbe invece solo l’1,7 per cento delle preferenze di voto. Qualora la candidatura di Abu Ismail non venisse accettata per la doppia cittadinanza della madre o si ritirasse, secondo il sondaggio di Al-Ahram il 32 per cento delle preferenze per lui si sposterebbe verso Aboul Fotouh, il 30 per cento sosterebbe Moussa e il restante 38 per cento delle preferenze andrebbe ad altri candidati.

nella foto: sostenitori salafiti di Hazem Salah Abu Ismail (MOHAMMED HOSSAM/AFP/Getty Images)