L’interrogatorio di Nadia Dagrada

Che cosa dice la segretaria amministrativa della Lega Nord nei verbali pubblicati sui giornali di oggi, anche su quanto Bossi sapeva

Nadia Dagrada, segretaria amministrativa della Lega Nord, è la persona al centro delle inchieste sul conto dell’ex tesoriere Francesco Belsito, accusato da tre diverse procure di riciclaggio, truffa allo Stato e appropriazione indebita. I racconti di Nadia Dagrada ricorrono sia nelle intercettazioni telefoniche tra lei e Belsito, in cui sembrano discutere di come i fondi della Lega – fondi pubblici, ottenuti grazie ai rimborsi elettorali – venissero distratti dall’attività politica del partito, sia nei verbali degli interrogatori a cui la segretaria è stata sottoposta in questi giorni. Di fatto oggi la gran parte dei giornali pubblica i virgolettati dell’interrogatorio tenuto da Nadia Dagrada con i magistrati di Napoli e Milano quattro giorni fa.

I soldi in nero
«Mi si chiede se siano entrati nelle casse della Lega Nord soldi in contante “in nero”. Sì, mi ricordo che alcuni anni fa l’ex amministratore della Lega Balocchi, portò in cassa venti milioni di lire in contanti dopo essersi recato nell’ufficio di Bossi. Anni fa sapevo che c’era il “nero” che finanziava il partito, ma io ho assistito solo a questo episodio». Dagrada poi riferisce di un episodio preciso, quando Balocchi, precedente tesoriere del partito, «è andato nell’ufficio di Bossi ed è uscito subito dopo con delle mazzette di soldi per 20 milioni di lire. Balocchi venne da me mi consegnò i 20 milioni di lire dicendomi di non registrarli e di metterli in cassaforte che poi ci avrebbe pensato lui».

I bilanci
Dagrada dice che mentre con la gestione Balocchi aveva accesso ai dati del bilancio della Lega, nel 2010 – tesoriere Belsito – le zone grigie erano tali che chiese chiarimenti al tesoriere: «la mancata redazione dei bilanci nei termini di legge avrebbe impedito alla Lega Nord di incassare i contributi o i rimborsi elettorali erogati dalla Camera dei Deputati». Dagrada non ricevette i chiarimenti ma decise «comunque di procedere alla stesura del bilancio consapevole del fatto che responsabilità non era» sua ma di Belsito. «A seguito della presentazione del bilancio 2010, la Lega incassò circa 18.000.000 di euro per il 2011… Belsito non aveva e non ha una gestione trasparente delle spese che vengono caricate sulla Lega, cioè lui ci diceva di effettuare pagamenti senza che io e le mie colleghe dell’amministrazione vedessimo le fatture o comunque i documenti giustificativi…».

(I guai della Lega, quarto giorno)

Le spese di Renzo Bossi
Nella ricostruzione degli interrogatori pubblicata oggi dai giornali, Dagrada dice esplicitamente che «vi sono una serie di spese e somme di denaro provenienti dai finanziamenti pubblici erogati dallo Stato al partito che nulla hanno a che vedere con le finalità e l’attività del partito politico». E tra queste cita una Audi A6 e una Smart comprate per Renzo Bossi e poi passata a Belsito, conti di medici e cure per la famiglia Bossi, cartelle esattoriali e una BMW X5 per Riccardo Bossi. Dagrada dice che «la situazione è precipitata dopo la malattia» di Bossi, nel 2004. E poi titoli di studio. «Renzo Bossi dal 2010 sta “prendendo” una laurea ad un’università privata di Londra e so che ogni tanto ci va a frequentare e chiaramente le spese sono tutte a carico della Lega, ed anche qui credo che il costo sia sui 130.000 euro». Si parla poi dei «ragazzi di Renzo», probabilmente la scorta privata, che sarebbero costati solo nel 2011 251.000 euro.

La casa di Bossi
«Per quanto riguardo la ristrutturazione del terrazzo so che nel 2010 sono stati pagati 25.000 euro con bonifico bancario della Lega. Ci sono da pagare ancora 60.000 euro e so che la ditta voleva fare causa per il mancato pagamento. Belsito ha pagato al segretario Bossi ed alla sua famiglia, con i soldi della Lega provenienti dai contributi pubblici, un soggiorno estivo nel 2011 ad Alassio, ma non è stato fatto dai Bossi perché il segretario ebbe un infortunio al braccio qualche giorno prima».

(Il caso Belsito in 11 punti)

La moglie di Bossi
Dagrada dice che la Lega ha finanziato con diversi bonifici da «almeno 80-100.000 euro» la scuola di Varese di cui Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi, è fondatrice. «Mi risulta che ulteriori versamenti per un ammontare di 800.000 euro sono stati erogati a favore della stesso istituto scolastico dal conto dei fondi della cosiddetta legge Mancia. Ho appreso circa un mese fa da Belsito, che nel 2010-2011 gli era stato chiesto da Marrone Manuela di accantonare, per cassa, una cifra per il sostegno della scuola Bosina, pari a circa 900.000 o 1 milione di euro per esigenze della scuola bosina. Lui si mostrava disponibile ad accettare questa richiesta, io gli manifestai il mio disappunto e la mia netta contrarietà perché ritenevo e ritengo che l’accantonamento deve essere trasparente e dette operazioni devono essere regolarmente iscritto nel bilancio e che non c’era motivo di farlo in maniera nascosta come chiedeva la Marrone al Belsito».

Rosy Mauro
Dagrada dice che la Lega pagò una visita cardiologica a Rosy Mauro, roba da alcune centinaia di euro, e dice che la stessa utilizzò i soldi della Lega per pagare il diploma e poi la laurea al suo segretario particolare. «Per quanto riferitomi da Belsito i titoli di studio menzionati sono costati circa 120.000 euro prelevati dalla cassa della Lega. Credo che i titoli sono stati conseguiti in Svizzera». Dagrada parla anche di un «prelievo bancario dal Banco di Napoli di 29.150 franchi svizzeri a favore di Rosy Mauro», già citato negli ultimi giorni.

(11 nuove cose sul caso Belsito)

Bossi sapeva?
È il punto più importante dell’interrogatorio di Dagrada. Che racconta: «Belsito mi ha sicuramente detto di aver registrato un suo colloquio con l’onorevole Bossi — colloquio nel quale aveva “ricordato” al segretario tutte le spese sostenute nell’interesse personale della famiglia Bossi. Non so se Belsito abbia effettuato tale registrazione. Belsito mi disse di volerla utilizzare come strumento di pressione dal momento che volevano farlo fuori». Occhio, quindi: nonostante quello che mettono oggi tra virgolette molti giornali, Dagrada non dice che Bossi sapeva. Dagrada dice che, secondo Belsito, Bossi sapeva: che la prova sarebbe una registrazione che Belsito dice di avere fatto ma che lei non sa se esista o no. Daniela Cantamessa, assistente particolare di Bossi, avrebbe detto ai magistrati di avere avvertito il leader della Lega delle «irregolarità di Belsito».

Le finte caparre di Belsito
Gli inquirenti avrebbero ricostruito un pagamento di Belsito a un’imprenditrice affinché questa non denunciasse la Lega per truffa. L’imprenditrice rivendicava di essere stata truffata da «una dipendente scorretta della Lega», dice Dagrada, che si spacciò per segretaria particolare di Bossi e le chiese quindi del denaro promettendo agevolazioni (la dipendente in questione ha sempre negato tutto). Belsito avrebbe pagato l’imprenditrice per evitare imbarazzi alla Lega, e lo avrebbe fatto versando una finta caparra, lasciata poi scadere. Dagrada dice che «Belsito consegnò personalmente all’imprenditrice un assegno di 140.000 euro» e poi altri «130.000 con un compromesso fittizio per l’acquisto di un capannone». Secondo gli inquirenti, inoltre, Belsito avrebbe cancellato col bianchetto la riga della delibera della Lega in cui si dava il limite di 150.000 euro per le operazioni finanziarie che poteva svolgere in autonomia: così avrebbe potuto realizzare il noto investimento di 7 milioni di euro in Tanzania.