La Commissione sugli stipendi dei parlamentari rinuncia

La Giovannini ha rimesso il mandato perché «i vincoli della legge, l’eterogeneità delle situazioni e le difficoltà nella raccolta dati non hanno consentito di produrre i risultati attesi»

La Commissione Giovannini sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici rimette il proprio mandato al governo: non è in condizione di stabilire un tetto su quegli stipendi.

Il rapporto.Nel giorno della pubblicazione del suo rapporto, spiega che «nonostante l’intenso lavoro svolto nei mesi scorsi, i vincoli posti dalla legge, l’eterogeneità delle situazioni riscontrate negli altri paesi e le difficoltà incontrate nella raccolta dei dati non hanno consentito alla Commissione di produrre i risultati attesi».

Il raffronto.Tra l’altro, si segnala, «solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani» da esaminare (dalle Camere, alle authority, dalla Corte costituzionale, agli enti locali) «e quelle di tutti e sei i paesi» europei scelti per il raffronto. Inoltre «per nessuno dei nove enti in cui si è trovata una corrispondenza è stato possibile acquisire, per tutti e sei i paesi i dati necessari, nè dati con la precisione richiesta, nè comunque dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico». «Nessun provvedimento – si avverte – può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge».

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