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  • Mercoledì 4 aprile 2012

Cos’è la Lega Nord

Dicono che sia finita, come la conoscevamo: ma la conoscevamo? E ci ricordiamo queste foto?

Former Italian Minister and Northern League second in command Roberto Maroni is carried away after fainting by Party leader Umberto Bossi, at left, and other League's activists during clashes that sparkled at League's headquarters in Milan. (AP/Luca Bruno)
Former Italian Minister and Northern League second in command Roberto Maroni is carried away after fainting by Party leader Umberto Bossi, at left, and other League's activists during clashes that sparkled at League's headquarters in Milan. (AP/Luca Bruno)

Il nome ufficiale della Lega Nord è “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”. Lo Statuto del partito, approvato nel marzo 2002 mentre la Lega partecipava con un ministro (lo stesso Umberto Bossi) al governo Berlusconi II, dichiara che il movimento (articolo 1) “ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.”

Il movimento è nato ufficialmente alla fine del 1989, con la fusione di diversi movimenti autonomisti regionali dell’Italia settentrionale. Tra i maggiori, insieme alla Liga veneta, c’era la Lega Lombarda, fondata nel 1982 da Umberto Bossi, allora quarantunenne. Bossi, con un breve passato di partecipazione nell’ambiente politico della sinistra comunista, si era avvicinato agli ambienti autonomisti dopo l’incontro con Bruno Salvadori, leader di Union Valdôtaine, nel 1979. La sua carriera politica fu molto rapida e molto di successo, dato che già nel 1987 venne eletto sia alla Camera che al Senato. Scelse il Senato, guadagnandosi così il soprannome di Senatùr.

Il primo successo elettorale a livello nazionale della Lega Nord arrivò con le elezioni politiche del 1992, pochi mesi dopo l’inizio delle indagini sulla corruzione dette di “Tangentopoli”: nell’aprile di quell’anno la Lega Nord prese oltre l’8% dei voti a livello nazionale sia alla Camera che al Senato, un successo enorme per un partito allora praticamente inesistente a sud dell’Emilia-Romagna.

Alle elezioni politiche successive, nel 1994 e nel 1996, la Lega aumentò ancora il suo consenso arrivando al 10,7%. Parte di questo successo, si è soliti ripetere nelle analisi di quelle elezioni, venne da un voto “di protesta” contro i vecchi partiti come la Democrazia Cristiana e il PSI colpiti dagli scandali, ma anche contro le successive incarnazioni del PCI. La Lega in quegli anni era un partito fortemente giustizialista e appoggiava l’operato dell’allora pubblico ministero Antonio Di Pietro: il deputato leghista Luca Leoni Orsenigo divenne celebre quando, il 16 marzo 1993, sventolò un cappio all’interno dell’aula parlamentare.

La Lega ha una sua mitologia, una sua simbologia e i suoi riti politici: il richiamo disinvolto alle lotte indipendentiste dei comuni italiani contro l’imperatore germanico del XII secolo Federico Barbarossa, che diventa simbolo della lotta tra le autorità locali e il potere centrale (da qui il richiamo all’episodio semi-mitico di Goffredo di Buglione e del Carroccio durante la battaglia di Legnano, 1176, che ha dato anche il soprannome “il Carroccio” al movimento); i raduni annuali in un grande prato vicino a Pontida, un paese a una quindicina di chilometri da Bergamo; le cerimonie con un’ampolla contenente l’acqua del fiume Po; i modi spicci e l’abbigliamento (le celebri canottiere) del suo leader Umberto Bossi. Il quotidiano “La Padania”. Negli ultimi vent’anni è stato anche aperto e chiuso più volte, con diverse sedi, un “Parlamento della Padania”.

Quei giorni sono finiti da un pezzo. Nel tempo, attraverso un percorso analizzato e approfondito da moltissimi osservatori politici, la Lega è cambiata. Questa metamorfosi viene descritta con aggettivi diversi, secondo chi ne parla: istituzionalizzata, costituzionalizzata, neutralizzata, normalizzata. Quel che è certo è che nel corso degli anni le aspirazioni secessioniste sono state ridimensionate fino a sparire quasi del tutto, che i raduni estivi a Pontida hanno iniziato a somigliare sempre più a placide sagre di paese piuttosto che a tumultuose adunate rivoluzionarie, che gli esponenti politici che un tempo si scontravano fisicamente con la polizia sono diventati ministri degli Interni, per fare l’esempio di Roberto Maroni. La Lega degli anni Novanta non esiste più, nonostante gli sporadici tentativi dei suoi leader di riesumarla, specie nei momenti di maggiore difficoltà politica. I fatti di questi giorni, le indagini sul tesoriere Belsito e le accuse a Umberto Bossi, mettono probabilmente fine anche alla fase attuale, alla Lega come l’abbiamo conosciuta in questi ultimi anni. La Lega Nord può ancora avere un futuro, ma sarà un’altra cosa.