I posti di lavoro senza candidati

Almeno mezzo milione di incarichi in Italia sono scoperti per mancanza di qualificazione, scrive Pietro Ichino sul Corriere mostrando dati e tabelle

Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del PD, sta pubblicando sul Corriere della Sera un’inchiesta in tre puntate sul mondo del lavoro in Italia. La prima parte, sul giornale di ieri, mostrava il numero “sorprendente alto” di contratti di lavoro stipulati nel corso del 2010 in ciascuna delle nove regioni che sono in grado di fornire questo dato. La seconda parte, pubblicata oggi, mostra tre altri aspetti preoccupanti del mercato del lavoro italiano: le decine di migliaia di posti di lavoro che restano scoperti per mancanza di manodopera qualificata; il mancato afflusso di capitali stranieri; i malfunzionamenti del ricollocamento.

Caro Direttore,
il problema del lavoro nel nostro Paese non è soltanto quello dell’inconoscibilità dei milioni di occasioni che il mercato offre ogni anno, in ogni parte della Penisola (di cui abbiamo parlato ieri), ma anche quello della nostra incapacità di mettere a frutto alcuni enormi giacimenti di occupazione, che lasciamo quasi del tutto inutilizzati.

Eppure sarebbero facilmente a portata di mano; e, come mi propongo di mostrare, il loro sfruttamento richiederebbe investimenti che sono certamente alla nostra portata.

Il primo giacimento a cui mi riferisco è costituito dagli skill shortages, cioè dai posti di lavoro che restano permanentemente scoperti per mancanza di manodopera dotata della qualificazione necessaria per occuparli.
Il grafico qui accanto mostra quanto emerge dall’ultimo censimento svolto da Unioncamere, nel 2011: ne risultano 117.000 posizioni di lavoro disponibili, sparse in tutte le regioni italiane, distribuite in tutti i settori e tra tutti i livelli professionali. Gli studiosi di economia e di sociologia del lavoro avvertono, peraltro, che gli skill shortages effettivi sono molti di più: almeno mezzo milione. Così come per ogni disoccupato che cerca lavoro si stima che ci siano almeno tre «lavoratori scoraggiati», potenzialmente interessati a trovare un lavoro ma che non ci si provano neppure, allo stesso modo ci sono gli «imprenditori scoraggiati»: cioè quelli che avrebbero bisogno di personale qualificato, ma considerano talmente improbabile trovarlo che non fanno neppure l’inserzione sul giornale o la richiesta all’agenzia di collocamento.

Per mettere questo giacimento di occupazione a disposizione dei nostri disoccupati, o dei lavoratori che cercano un nuovo lavoro, basterebbe che un servizio specializzato facesse per ognuno di essi il bilancio delle competenze, individuasse i due o tre skill shortages più vicini professionalmente e geograficamente e delineasse i percorsi di riqualificazione professionale necessari per accedere a ciascuno dei due o tre posti individuati (preferibilmente in collaborazione con l’impresa interessata, utilizzando e retribuendo i suoi impianti e il suo personale qualificato). Tra questi il lavoratore interessato dovrebbe scegliere quello che meglio corrisponde alle sue aspirazioni ed esigenze familiari, per poi intraprendere l’itinerario di formazione necessario.

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