• Italia
  • Mercoledì 28 marzo 2012

L’Italia vista dall’IKEA

Dal Veneto alla Sicilia, dal Piemonte all'Abruzzo, quanto accade attorno agli stabilimenti della multinazionale svedese secondo Dario Di Vico racconta che paese siamo e che paese stiamo diventando

CENTENNIAL, CO - JULY 26: Rope lines await shoppers ahead of the grand opening of the new Ikea home furnishings store on July 26, 2011 in Centennial, Colorado. Some shoppers camped out nearby for two days in be the first in line ahead of Wednesday's opening. The 415,000 square-foot megastore is the Swedish company?s first store and restaurant in Colorado, 38th in the U.S., and 324th worldwide. (Photo by John Moore/Getty Images)
CENTENNIAL, CO - JULY 26: Rope lines await shoppers ahead of the grand opening of the new Ikea home furnishings store on July 26, 2011 in Centennial, Colorado. Some shoppers camped out nearby for two days in be the first in line ahead of Wednesday's opening. The 415,000 square-foot megastore is the Swedish company?s first store and restaurant in Colorado, 38th in the U.S., and 324th worldwide. (Photo by John Moore/Getty Images)

Dario Di Vico sul Corriere della Sera di oggi mette insieme, spiegandole e contestualizzandole, una serie di vicende accadute in varie regioni d’Italia intorno agli stabilimenti dell’IKEA, la multinazionale svedese specializzata nella vendita di mobili e oggetti per la casa.

Con una battuta potremmo dire che l’Ikea si avvia a diventare la nuova autobiografia di una nazione (l’Italia). A leggere le cronache che arrivano dalle città di provincia sembra quasi che la multinazionale svedese stia catalizzando su di sé tutti gli epifenomeni della nostra vita associata. Al Sud ci si mette in coda per esser assunti ma allo stesso tempo a Treviso il centrodestra si è a lungo spaccato nel tentativo di impedire l’apertura di un nuovo punto vendita.

Anche nel Torinese e nel Pisano è successo qualcosa di simile, protagoniste in entrambi i casi le amministrazioni di centrosinistra.

L’ultima nuova viene dall’Abruzzo, da San Giovanni Teatino e narra di un politico locale di centrodestra che ha premuto sull’Ikea per pilotare le assunzioni e si è trovato in mano una formale lettera di protesta dell’azienda. La verità è che l’Ikea in Italia ormai è quasi dappertutto, nonostante la recessione continua a macinare ricavi e profitti, è una delle poche multinazionali che assumono ed è riuscita a far soldi persino con il food. Grazie ai ristoranti che ha aperto dentro i suoi punti vendita e che servono mirtilli, polpettine svedesi con la marmellata e salmone in tutte le salse. La nostra politica locale si è accorta dell’onnipresenza Ikea e ha capito che le decisioni che riguardano gli svedesi sono elettoralmente sensibili, vengono analizzate al microscopio dalle varie constituency e possono decidere della sorte di un sindaco.

Prendiamo i commercianti. Sicuramente non amano l’Ikea e tendono a premere sugli enti locali per dire no. A Casale sul Sile, in provincia di Treviso, i negozianti – tendenzialmente elettori di centrodestra – si sono trovati a fianco di ambientalisti, vendoliani e grillini in un’alleanza inedita pur di premere sul sindaco contro un insediamento Ikea da 1.300 nuovi posti di lavoro. Il responsabile della Confcommercio, Guido Pomini, ha tuonato contro «gli incalcolabili danni all’ambiente e alla viabilità» e ha messo in guardia «dalla nuova cementificazione». L’offensiva dei commercianti ha creato molti mal di pancia in casa leghista e solo lunedì 24 marzo il consiglio provinciale di Treviso ha dato il via libera per la prima pietra di un nuovo centro commerciale dopo mesi di impasse.

(continua a leggere sul sito del Corriere della Sera)

foto: John Moore/Getty Images