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  • Giovedì 22 marzo 2012

Il golpe in Mali

Un gruppo di militari ribelli ha occupato la tv di Stato e dice di avere destituito il presidente Amadou Toumani Touré

(AP Photo/Harouna Traore)
(AP Photo/Harouna Traore)

Aggiornamento 13.36 – Il presidente maliano Amadou Toumani Touré, dato in fuga nelle ore scorse, sarebbe ancora nella capitale Bamako e si sarebbe rifugiato in una caserma militare della città. Intanto il ministro degli Esteri francese Alain Juppé ha condannato duramente il golpe dei militari ribelli maliani e ha annunciato che la Francia interromperà alcuni rapporti commerciali con il Mali fino a quando la situazione non tornerà alla normalità.

Ieri sera in Mali c’è stato apparentemente un golpe da parte di un gruppo di militari ribelli che avrebbe destituito il presidente Amadou Toumani Touré. L’annuncio è stato dato stamattina presto dal tenente Amadou Konare, che si definisce a capo della “Commissione per la ricostituzione della democrazia e per la restaurazione dello Stato”. I ribelli hanno occupato la tv e radio di Stato, sospendendo le sue trasmissioni, hanno annunciato il coprifuoco nel paese e hanno sospeso, almeno temporaneamente, la Costituzione. I ribelli avrebbero attuato il colpo di Stato per protesta contro il governo, colpevole, secondo loro, di non equipaggiarli a sufficienza per combattere una ribellione di gruppi tuareg che va avanti da mesi nel nord del paese.

Konare ha detto che finalmente l’esercito “ha messo fine al regime incompetente” di Touré ma ha annunciato che i militari ribelli non prenderanno il potere stabilmente bensì solo in maniera temporanea, in quanto hanno promesso che si faranno da parte appena verrà eletto un presidente dal popolo, cosa che al momento sembra essere tuttavia molto complicata. Le elezioni presidenziali sono previste tra poco più di un mese, il 29 aprile, ma ci sono molti dubbi sul loro svolgimento vista la situazione caotica di queste ultime ore in Mali.

Attualmente il presidente Touré è in fuga e nessuno sa dove si trovi in questo momento. Parte dell’esercito si è ribelllata ieri contro di lui dopo la visita del ministro della Difesa, Sadio Gassama, in un campo militare di Kati che aveva lo scopo di rassicurare i soldati ma che ha prodotto esattamente l’effetto opposto, in quanto Gassama è dovuto scappare per evitare di essere linciato. I soldati (molto spesso giovani e inesperti) lamentano di non essere equipaggiati e assistiti a dovere per fronteggiare una ribellione di gruppi tuareg contro il governo centrale di Bamako nel nord del Paese, che va avanti da diversi mesi e che sinora ha provocato centinaia di morti. Sino a quel momento, il Mali era stato uno dei paesi più stabili dell’Africa Occidentale.

La rivolta dei tuareg (che in Mali sono circa 500mila) è in corso dal 2011 ma si è particolarmente intensificata dallo scorso ottobre. È guidata dal Fronte di liberazione nazionale dell’Azawad, una sigla che unisce diversi militanti (tra cui anche i reduci dalla guerra civile in Libia che hanno combattuto con Gheddafi) e il gruppo jihadista Ansar Din. I tuareg vogliono il controllo più o meno totale di tre regioni della zona: Timbuctu, Gao e Kidal (che costituiscono oltre la metà del territorio del paese). Il governo ha detto sinora che i ribelli avrebbero contatti con estremisti islamici e Al Qaeda, cosa smentita dai gruppi tuareg.

I tuareg sono una popolazione berbera africana principalmente nomade del Sahara che occupa ampie zone di Mali e Niger ma anche di altri paesi come Burkina Faso, Algeria e Libia. Negli ultimi anni i tuareg si sono ribellati più volte ai governi centrali o locali dei paesi in cui vivono, anche perché spesso si sentono discriminati. Nel 2006 c’era stata una tregua con il Mali, poi saltata pochi mesi dopo. La ribellione degli ultimi mesi ha provocato decine di migliaia di sfollati che si sono rifugiati in Mauritania, Algeria e Niger e potrebbe aver complicato anche la possibile liberazione di Rossella Urru, che secondo le ultime notizie giunte dall’Africa si troverebbe con i suoi rapitori proprio al confine tra Mauritania e Mali.

foto: AP/Harouna Traore