Che cosa succede al Riformista

Il direttore Macaluso scrive della crisi del giornale e delle sue cause, i giornalisti lo criticano, oggi c'è l'assemblea dei soci che deciderà della chiusura

Sul Riformista di oggi Emanuele Macaluso, direttore, scrive dello stato di salute del giornale che dirige, la cui chiusura pare essere imminente. Macaluso fa qualche critica al movimento cooperativo e ai sindacati, che non sarebbero stati di gran sostegno, e dice di non “sottovalutare” le “ragioni politico-editoriali” che hanno impedito al quotidiano di espandersi. I giornalisti gli hanno risposto con questo comunicato, in cui lo accusano di essere stato poco presente e poco trasparente nella gestione dei dati sui conti del giornale. Oggi si terrà l’assemblea dei soci della cooperativa, che deciderà della sorte del quotidiano.

Mi dispiace molto scrivere sulla situazione in cui oggi versa il nostro giornale, ma sono costretto a farlo, anche perché il Comitato di redazione ha indetto, col sindacato dei giornalisti, una conferenza stampa, e alcuni quotidiani, già ieri, diffondevano notizie inesatte, a volte non rispondenti al vero.
Su queste colonne abbiamo costantemente informato i nostri lettori sulle serie difficoltà in cui si trovava il nostro piccolo foglio a causa della riduzione del contributo pubblico (di cui usufruiscono giornali che sono fogli clandestini legati a notabili o faccendieri), perché la pubblicità che ci era stata promessa non è arrivata, perché con i vecchi editori che ci hanno ceduto la testata c’è un contenzioso su cui decideranno i giudici dato che a loro ci siamo rivolti con un atto giudiziario.

Più di una volta ho detto – e i redattori lo sanno bene – che la nostra cooperativa è subentrata alla vecchia proprietà, nel momento in cui il giornale doveva chiudere, e i tentativi fatti per vendere la testata ad altri editori erano falliti. Nel contratto abbiamo scritto che il nostro tentativo di salvataggio (di questo si trattava) doveva essere verificato dopo un anno per capire se potevamo, o no, andare avanti. Ad oggi le condizioni, per i motivi che ho riassunto, non ci sono. E non è bastato l’accordo per il “contratto di solidarietà”, che certo in parte penalizzava i redattori, ma li garantiva anche. Tuttavia, alcuni mancati affidamenti sulla pubblicità e il rispetto del contratto da parte della vecchia proprietà, hanno fatto precipitare la situazione.
A proposito della pubblicità debbo dire che il movimento cooperativo, che ne distribuisce a destra e a manca, non ha mai accolto le nostre modestissime richieste. E anche il movimento sindacale non è stato certo generoso.

(continua a leggere sul sito del Riformista)