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  • Venerdì 16 marzo 2012

I giornalisti di Associated Press in Corea del Nord

L'agenzia ha aperto una redazione a Pyongyang, assumendo due giornalisti locali: come vanno le cose

Associated Press President Tom Curley gestures to the Associated Press Pyongyang bureau sign which he had just hung on to the office door to open a new AP office in Pyongyang, North Korea on Monday Jan. 16, 2012. On the right is Korean Central News Agency President Kim Pyong Ho. The AP opened its newest bureau in North Korea, making it the first international news organization with a full time presence to cover news from North Korea in words, pictures, and video. (AP Photo/David Guttenfelder)
Associated Press President Tom Curley gestures to the Associated Press Pyongyang bureau sign which he had just hung on to the office door to open a new AP office in Pyongyang, North Korea on Monday Jan. 16, 2012. On the right is Korean Central News Agency President Kim Pyong Ho. The AP opened its newest bureau in North Korea, making it the first international news organization with a full time presence to cover news from North Korea in words, pictures, and video. (AP Photo/David Guttenfelder)

Il 16 gennaio l’agenzia di stampa Associated Press ha aperto una redazione a Pyongyang, in Corea del Nord. È il primo organo di stampa internazionale a raccontare il paese 24 ore su 24 con notizie, foto e video. L’annuncio ha provocato molti dubbi e curiosità su come AP riuscirà a fornire notizie imparziali e interessanti, dovendo fare i conti con uno dei regimi più repressivi al mondo, al 178esimo posto su 179 nell’Indice mondiale della libertà di stampa.

Oggi Foreign Policy ha pubblicato un articolo del giornalista Isaac Stone Fish che, a due mesi di distanza dall’apertura della redazione, cerca di raccogliere qualche informazione su come funziona il lavoro dell’agenzia a Pyongyang. Fish racconta che la redazione è gestita da Jean H. Lee, capo della redazione di AP in Corea del Sud, che vive a Seul, e dal capo della fotografia per l’Asia David Guttenfelder, che vive a Tokyo. La redazione stabile a Pyongyang è costituita da due giornalisti coreani, che sono stati scelti da AP a partire da una lista proposta dal governo nordcoreano. Sono Pak Won Il, che si occupa delle notizie, e il fotografo Kim Kwang Hyon: di entrambi non si sa molto. Nel frattempo Lee e Guttenfelder hanno ottenuto soltanto dei visti temporanei e non possono muoversi liberamente a Pyongyang.

Fish ha intervistato il managing editor di AP, John Daniszewski, che accompagnò il presidente Tom Curley nelle trattative con il governo nordcoreano per aprire la redazione a Pyongyang. Daniszewski ha detto che Lee e Guttenfelder «vanno poco in giro, di solito stanno in ufficio o in un hotel» ma ha preferito non rispondere alla domanda se siano sempre accompagnati da una guardia fuori dagli hotel gestiti e controllati dal governo. Daniszewski descrive Pak come un «giovane giornalista con esperienza di strumenti multimediali alla KCNA – l’agenzia di stampa nordcoreana – sa l’inglese, ha detto di aver vissuto in Thailandia da ragazzino» ma non ha informazioni su Kim. Il direttore delle relazioni con la stampa di AP Paul Colford ha detto a Fish che Kim aveva lavorato per Kyodo News, un’agenzia di stampa giapponese, e che le sue foto avevano colpito Guttenfelder.

Fish si chiede quanto AP riesca a essere indipendente nel raccogliere informazioni in Corea del Nord – nel raccoglierle in questo modo, soprattutto – e avanza il rischio che si possa trasformare in una versione della KCNA, l’agenzia di stampa governativa. Fish riporta anche l’opinione di Andrei Lankov, uno studioso della Corea del Nord, per cui Pak e Kim «al 99 per cento vengono dalla polizia segreta o dai servizi segreti».

Ci sono però delle cose positive. Secondo Fish aprire una redazione in Corea del Nord potrebbe portare a dei vantaggi a lungo termine, come avere delle persone sul campo qualora il regime dovesse crollare. Un’altra cosa positiva è che per la prima volta cittadini nordcoreani possono parlare con dei reporter occidentali: ovviamente le opinioni che esprimono non divergono da quelle del regime, ma si tratta di un passo avanti. «Abbiamo aperto una redazione, abbiamo degli impiegati nordcoreani, facciamo un lavoro giornalistico», ha detto John Daniszewski. «È lo stesso che raccontare cosa succede nella City Hall di New York? No. È un mondo diverso».

Il giornalista di Atlantic Wire John Hudson, che si occupa spesso di Corea del Nord, prende spunto dall’articolo di Fish e i sospetti sui giornalisti coreani impiegati da AP per spiegare il modo in cui sono stati selezionati. Hudson, che racconta di aver seguito l’apertura della redazione di AP a Pyongyang da quando era stata annunciata la scorsa estate, ha chiesto informazioni a Paul Colford e ha scoperto che Pak e Kim sono stati scelti dopo numerosi colloqui lo scorso autunno in una rosa di candidati proposta dal regime. Ai colloqui erano sempre presenti Jean H. Lee, David Guttenfelder, il responsabile per l’Asia Brian Carovillano e il photo editor dell’Asia Greg Baker.

Sono stati scelti accuratamente tra i candidati disponibili e sono controllati e seguiti costantemente da Lee e Guttenfelder. Secondo Hudson l’assunzione di un giornalista che faceva parte della macchina di propaganda sotto Kim Jong Il è sicuramente un compromesso difficile ma necessario per lavorare nel paese. D’altra parte AP sostiene che non avere una redazione a Pyongyang avrebbe soltanto limitato il numero di informazioni disponibili riguardo il paese. L’agenzia inoltre conta di espandersi nei «prossimi mesi e anni», come ha detto Colford.

Hudson è inoltre convinto che il lavoro della redazione a Pyongyang stia dando buoni risultati e che abbia prodotto alcuni interessanti articoli in esclusiva. Per esempio AP è stata la prima agenzia a dare la notizia della moratoria sul nucleare accettata dalla Corea del Nord su proposta degli Stati Uniti. A inizio marzo il fotografo Kim ha avuto esclusivo accesso alle esercitazioni militari in una base nella costa meridionale del Paese. A fine febbraio AP ha raccontato dei tentativi della Cina di importare i metodi di commercio occidentali e ha descritto un centro commerciale aperto a Pyongyang e approvato da Kim Jong Il nella sua ultima apparizione pubblica prima di morire.

Una delle foto dell’esercitazione di soldati nordcoreani sull’isola di Baengnyeong, scattata da Kim Kwang Hyon (AP Photo/Kim Kwang Hyon)

AP è la quarta redazione straniera insediata a Pyongyang, dopo l’agenzia di stato russa ITAR-Tass e le cinesi People’s Daily e Xinhua. La stampa cinese sembra avere maggiore libertà ma è comunque limitata dalla censura del suo governo, oltre a quella dei norcoreani. Non sono molti gli organi di stampa occidentali che vogliono seguire l’esempio di AP. Reuters ha installato una antenna parabolica a Pyongyang per ricevere video dalla KCNA e un portavoce dell’agenzia ha detto che c’è la volontà di aumentare le attività editoriali nel Paese. La CNN chiede di poter aprire una redazione nel paese dagli anni Novanta, ma finora ha ottenuto soltanto rinvii. Bloomberg non ha intenzione di aprire alcun ufficio mentre la BBC non ha commentato al riguardo, anche se qualche anno fa ha ammesso ai suoi corsi dei giornalisti nordcoreani.

Foto: Il presidente dell’Associated PressTom Curley con il presidente della KCNA Kim Pyong Ho davanti alla porta della redazione di AP a Pyongyang. (AP Photo/David Guttenfelder)