Il successo di Volkswagen

L'azienda tedesca ha dichiarato profitti record, ha i metalmeccanici più pagati del mondo e potrebbe diventare il più grande gruppo automobilistico al mondo

Ferdinand Piëch con la moglie Ursula (DAVID HECKER/AFP/Getty Images)
Ferdinand Piëch con la moglie Ursula (DAVID HECKER/AFP/Getty Images)

Il gruppo Volkswagen è uno dei più in salute nel settore delle auto e presto potrebbe diventare la prima casa produttrice al mondo, scalzando così General Motors. Gli ultimi dati della Volkswagen sono molto positivi: l’azienda ha dichiarato di aver chiuso il 2011 con un utile netto in crescita da 7,2 a 15,8 miliardi di euro. Il fatturato è salito del 25,6 per cento, a 159 miliardi di euro, e i profitti operativi sono aumentati del 57 per cento, raggiungendo quota 11,2 miliardi. È in crescita anche la produzione di veicoli, salita su scala mondiale da 7,35 a 8,36 milioni (+15,5 per cento), così come i dipendenti, ora a quota 502mila. Questi record storici costituiscono la base dell’obiettivo di Volkswagen: diventare la prima casa automobilistica al mondo nel 2018 e vendere 10 milioni di veicoli all’anno. Già nei primi mesi del 2012 il gruppo Volkswagen ha fatto segnare un incremento delle consegne del 7,7 per cento, anche se le stime dell’anno nuovo sembrano essere più prudenti rispetto al 2011.

I profitti sono aumentati anche per dirigenti e dipendenti. I compensi degli otto componenti del consiglio di amministrazione della Volkswagen sono quasi raddoppiati, raggiungendo quota 70 milioni di euro, dei quali 17,5 milioni (contro i 9,3 del 2010) sono andati all’amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn. Gli altri manager della Volkswagen hanno invece guadagnato per il 2011 fra i 7 e gli 8 milioni a testa. I 90mila dipendenti tedeschi, invece, riceveranno un bonus di 7.500 euro a testa per l’ottimo lavoro svolto.

Oltre al presente, anche il futuro sembra estremamente roseo per la Volkswagen. Winterkorn ha annunciato il lancio di “oltre 40 nuovi modelli e restyling”. La Volkswagen inoltre avrebbe già in mente altre acquisizioni per ampliare il suo dominio sul mercato e pare sia molto interessata alla Ducati, recentemente messa in vendita, che nel caso verrebbe incorporata tramite l’Audi. La Volkswagen controlla già Audi, Bentley, Bugatti, Lamborghini, SEAT, Škoda, l’azienda di camion Scania e il 49.9 per cento della Porsche. L’uomo più potente del gruppo Volkswagen è Ferdinand Piëch, presidente del Consiglio di sorveglianza e l’artefice del successo degli ultimi dieci anni.

Le motivazioni di questa grande crescita sono varie: Volkswagen negli ultimi anni ha puntato molto sull’affidabilità, sulla qualità dei materiali e degli stabilimenti e su una linea stilistica raffinata. Inoltre, il gruppo si è decisamente espanso. Oltre al lancio dei nuovi modelli, Volkswagen ha aperto fabbriche in sempre più parti del mondo come Polonia, Russia, Brasile, India, Sudafrica, Stati Uniti e soprattutto la Cina, che è diventata uno snodo importantissimo per il suo mercato (qui è concentrato circa un terzo delle vendite dei suoi veicoli). Inoltre, il gruppo anche nei suoi momenti difficili ha saputo reagire anche grazie al potente sindacato tedesco IG Metall, che negli anni qualche volta ha ceduto sulla flessibilità dei lavoratori (come accaduto in vari accordi del 2009 con turni anche di 25 ore a settimana) ma nel contempo ha reso i metalmeccanici tedeschi Volkswagen i più pagati al mondo.

Proprio la Porsche rappresenta un capitolo molto importante per la Volkswagen, la “macchina del popolo” (traduzione dal tedesco) chiesta da Hitler negli anni Trenta a Ferdinand Porsche. Da Ferdinand Porsche, che progettò il famoso Maggiolino, sono discesi tutti i proprietari e responsabili dei marchi Volkswagen e Porsche degli ultimi decenni, tra cui anche Ferdinand Piëch. Negli ultimi decenni ci sono stati molti conflitti tra i Porsche e i Piëch, tanto che negli anni Settanta Ferry Porsche, figlio di Ferdinand, pose un veto alla presenza di Piëch nella Porsche. Così Piëch ha deciso di scalare i vertici prima dell’Audi e poi del gruppo Volkswagen, di cui è diventato amministratore delegato nel 1993 e presidente del Consiglio di Sorveglianza (la massima carica) nel 2002. Nel 2009 Volkswagen ha acquisito il 49,9 per cento di Porsche ma Piëch vuole acquistare anche tutto il resto e questo è motivo di ulteriore scontro tra i vari discendenti di Ferdinand Porsche.

Un altro motivo di scontro potrebbe essere l’annuncio di Piëch di far entrare nel Consiglio di sorveglianza sua moglie (e madre di 3 dei suoi 12 figli), la 55enne Ursula Piëch. La notizia conferma come il gruppo Volkswagen possa essere in futuro sempre più un affare di famiglia (cosa non molto gradita agli investitori esterni), in linea con una tradizione non rara in Germania di passare il comando delle grandi aziende alle proprie mogli, come fece il famoso editore Axel Cesar Springer negli anni Ottanta. Nel Consiglio di sorveglianza, tuttavia, ci sono molti discendenti di Ferdinand Porsche che potrebbero bloccare l’elezione di Ursula Piëch.

Ferdinand Piëch con la moglie Ursula (DAVID HECKER/AFP/Getty Images)