Le proteste sul prezzo della benzina

Dallo Sri Lanka al Regno Unito, in molti paesi del mondo ci sono manifestazioni contro gli aumenti delle ultime settimane

Il prezzo della benzina in Italia ha raggiunto nuovi massimi negli ultimi giorni, con una media nazionale calcolata sopra 1,80 euro al litro per la verde e sopra 1,75 per il diesel. I rialzi sono conseguenza di un aumento del prezzo del petrolio a livello mondiale nelle ultime settimane, dopo circa otto mesi in cui era rimasto più o meno stabile. L’aumento ha molte cause: tra queste, le sanzioni occidentali all’Iran, con l’annuncio di un’interruzione delle importazioni del petrolio iraniano nei prossimi mesi e le conseguenti minacce di chiusura dello stretto di Hormuz; i problemi del giovane stato del Sud Sudan, la cui produzione di petrolio si è interrotta quasi completamente; la fine delle esportazioni del petrolio siriano a causa delle sanzioni; e lo sciopero dei lavoratori del settore petrolifero in Yemen per i bassi stipendi. Tutto questo mentre la domanda di energia delle economie emergenti, e soprattutto di Cina e India, aumenta vertiginosamente e costantemente.

L’aumento del prezzo della benzina è diventato un problema politico anche per il governo degli Stati Uniti, paese in cui le tasse sulla benzina sono ben più basse rispetto alle nostre. Manifestazioni e proteste si sono diffuse in tutto il mondo, da quando sono cominciati i rialzi. A gennaio, la fine dei sussidi economici del governo sul prezzo del carburante in Nigeria portò a un aumento improvviso dei prezzi e a tre giorni di sciopero generale che bloccarono il paese. In questi giorni si annunciano nuovi interventi del governo sui prezzi dei carburanti in molti paesi del mondo e di conseguenza nuovi scioperi e proteste, dal Libano alle Filippine.

Regno Unito
Nel Regno Unito, il prezzo medio al litro del carburante ha raggiunto nei giorni scorsi un massimo di 1,37 sterline inglesi, pari a circa 1,64 euro. Un gruppo di attivisti britannici, FairFuelUK, ha organizzato per oggi una manifestazione al palazzo di Westminster, la sede del parlamento inglese. I manifestanti vogliono entrare nell’edificio per incontrare il parlamentare della loro circoscrizione elettorale, un’azione che descrivono come mass lobby. La richiesta del movimento è di abbassare le tasse sui carburanti, che secondo alcune ricerche pubblicate nei giorni scorsi sarebbero le più alte in Europa. Il gruppo di attivisti ha annunciato anche che proverà a recapitare al primo ministro uno studio di un centro di ricerca economica secondo cui un taglio delle tasse di 2,5 centesimi di sterlina per litro creerebbe decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.

Bulgaria
Domenica scorsa ci sono state proteste contro l’alto prezzo della benzina in tutta la Bulgaria, dalla capitale Sofia alla città meridionale di Sliven, dove si è tenuta la protesta più partecipata con alcune centinaia di persone. I manifestanti attribuiscono le colpe dei rialzi a un piccolo gruppo di monopolisti, che controllerebbero il mercato e una parte importante dell’economia bulgara. Le proteste non si limitano quindi ai prezzi della benzina: tra i bersagli c’è la Lukoil, la principale compagnia petrolifera di proprietà russa, la CEZ, gigante del settore energetico in tutta l’Europa centro-orientale con sede in Repubblica Ceca, e gli operatori di telefonia mobile.

Sri Lanka
Il 10 febbraio 2012 il governo dello Sri Lanka ha deciso di aumentare i prezzi della benzina, motivando la decisione con la crescita dei prezzi a livello globale. Il prezzo per litro della benzina è cresciuto di 10 centesimi, fino a 1,25 dollari (0,95 euro). La decisione ha causato proteste in tutto il paese, che continuano in questi giorni con il sostegno dei sindacati, anche perché all’aumento del carburante è seguito poco dopo quello delle forniture elettriche e dei trasporti pubblici. In alcuni casi ci sono stati episodi di violenza: in una cittadina sulla costa occidentale, un pescatore è stato ucciso dalla polizia durante le manifestazioni, e intorno alla città di Chilaw, le cui attività di pesca dipendono anche dai prezzi del carburante per le barche, i manifestanti hanno alzato barricate e blocchi stradali.

Indonesia
Il governo sta approvando una riduzione dei sussidi sul prezzo del carburante, che porterà a un aumento del prezzo di circa un terzo, fino a 6.000 rupie indonesiane al litro (50 centesimi di euro). In Indonesia i carburanti ricevono grandi sussidi statali, e il loro prezzo al dettaglio è inferiore al prezzo di mercato. Contro la decisione del governo ci sono state manifestazioni di protesta lunedì scorso in diverse zone del paese.