La Serbia entrerà nell’UE?

Non è scontato, nonostante la candidatura ufficiale e i progressi degli ultimi tempi: la prima prova saranno le elezioni legislative del prossimo maggio

(AP/Virginia Mayo)
(AP/Virginia Mayo)

Da giovedì scorso la Serbia è ufficialmente candidata a far parte dell’Unione Europea. Si tratta di una decisione storica, come hanno dichiarato tutte le più alte autorità europee e lo stesso presidente serbo Boris Tadić, che si è speso molto per raggiungere questo obiettivo. Non a caso, negli ultimi tempi sono arrivate le catture di militari e generali serbi accusati di gravi crimini contro l’umanità durante la guerra dell’ex Jugoslavia, come Radovan Karadzic, Ratko Mladic e Goran Hadžić. Tuttavia, la candidatura ufficiale della Serbia è solo “il primo passo” verso un potenziale ingresso nell’UE che non è scontato: la Turchia, del resto, è candidata dal 1999 ma non è mai entrata nell’Unione. Alcuni dei problemi che hanno rallentato il processo di adesione della Serbia, infatti, non sono risolti.

Kosovo
L’ostacolo più grande è la questione del Kosovo, il territorio a status contestato che ha una comunità serba molto attiva e che il 17 febbraio 2008 ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia. La Serbia continua a non riconoscerla e ieri lo ha ribadito chiaramente Tadic: “Su questo punto la posizione della Serbia è chiara: non riconosceremo mai l’indipendenza del Kosovo. Né mi aspetto che ciò diventi una condizione per la definizione di una data per l’avvio del negoziato di adesione alla Ue”.

Tuttavia, l’UE ha accettato di candidare ufficialmente la Serbia per due motivi. Uno: gli accordi di dicembre sulla questione delle frontiere per l’applicazione del modello europeo in tutti e sei i valichi di confine. Due: la Serbia ha accettato la presenza del Kosovo alle riunioni internazionali, alla stessa stregua delle altre nazioni. Ma il Kosovo, su esplicita richiesta della Serbia, avrà la particolare denominazione “Kosovo*”. L’asterisco rimanda alla risoluzione dell’ONU 1244, che nel 1999 ha dichiarato la fine delle ostilità e posto il Kosovo sotto protettorato internazionale UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo) e NATO.

Quello che però si teme a Bruxelles è il ripetersi di un nuovo caso Cipro. Nel 2004, Cipro è diventato membro dell’Unione Europea senza aver risolto la questione con la Turchia, che ancora oggi divide di fatto l’isola in due parti. Se la Serbia diventasse membro UE con la questione Kosovo ancora aperta, lo stallo avrebbe ripercussioni anche sull’Unione Europea stessa. Nella peggiore delle ipotesi, le resistenze della Serbia sulla questione del Kosovo potrebbero far cadere la candidatura della Serbia.

I rischi delle prossime elezioni
Secondo gli ultimi sondaggi, solo il 48 per cento della popolazione serba vuole entrare nell’Unione. Gli antieuropeisti sono un movimento piuttosto numeroso e guidato dal Partito Radicale, una formazione politica di destra. A questo proposito, saranno fondamentali le prossime elezioni legislative e amministrative che si terranno in Serbia il 13 maggio 2012. Tadic sta pensando a una mossa a sorpresa, e cioè dimettersi e convocare anche le elezioni presidenziali anticipate per provare a capitalizzare il “successo” della candidatura UE. Le elezioni, tra l’altro, rappresentano un altro rischio perché la comunità serba nel Kosovo (che si trova principalmente al nord, di fatto in zone controllate dalla Serbia) vuole votare anche lei. Per i serbi in Kosovo si parla anche di una soluzione intermedia, ossia organizzare seggi non ufficiali.

Le minoranze etniche
La questione è tornata di moda perché giovedì la Romania si è opposta per ore alla candidatura della Serbia per difendere i diritti della minoranza rumena dei Valacchi, che nel paese sarebbero circa 30mila, chiedendo per loro più protezione e rispetto. In un accordo a parte, la Serbia si è impegnata a rispettare le richieste della Romania. Secondo alcuni, in realtà la Romania avrebbe impugnato la candidatura serba non per i Valacchi ma per ottenere in cambio l’allargamento dell’area Schengen, cosa che per ora non è accaduta.

Le difficoltà economiche
L’ingresso della Serbia nell’UE porterà sicuramente benefici a un paese che negli ultimi tempi ha mostrato di avere un’economia piuttosto in difficoltà. Quest’anno il PIL dovrebbe crescere solo dello 0,5 per cento, contro l’1,9 dell’anno precedente. La disoccupazione è al 24 per cento. Gli investitori stranieri non sembrano particolarmente attratti dalla Serbia e negli ultimi tempi sono in diminuzione: il produttore di acciaio US Steel, il più grande investitore straniero in Serbia, poco più di un mese fa ha messo in vendita la sua fabbrica di Smederevo, dove ora sono a rischio oltre 500 posti di lavoro. Il dinaro serbo ha registrato perdite nel suo valore rispetto all’euro, in un periodo in cui le altre valute dell’Est Europa si sono generalmente rafforzate.

Alla luce di questi dati poco confortanti e di una probabile recessione della Serbia nei prossimi anni, vista la crisi di tutta l’eurozona, difficilmente la Serbia riuscirà a rispettare gli obiettivi presi con l’Europa per entrare nell’UE. Questi prevedono un rapporto deficit/PIL che non superi il 4,25 per cento annuo e un debito pubblico sotto la soglia del 45 per cento del PIL. Attualmente il deficit è già attestato al 4,5 per cento, mentre il debito pubblico è pari al 44,8 per cento.

Nella foto, il presidente serbo Boris Tadic (AP/Virginia Mayo)